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Libero Rassegna Stampa
01.10.2006 Tra i pacifisti molti stanno dalla parte di Al Qaeda
un intervento di Iuri Maria Prado

Testata: Libero
Data: 01 ottobre 2006
Pagina: 12
Autore: Iuri Maria Prado
Titolo: «Troppi pacifisti sono in realtà la quinta colonna di al Qaeda»

Da LIBERO del 1 ottobre 2006:

Secondo alcuni il problema è far capire che siamo in guerra, una guerra ormai da tempo apertamente dichiarata all'occidente dal terrorismo fondamentalista. Il dramma sarebbe questo, dunque: che non tutti se ne rendono conto. Che non tutti comprendono che si tratta veramente di una guerra, e che ci siamo dentro irrimediabilmente. Che si tratta di un conflitto pensato, cominciato e alimentato ad opera di dichiarati nemici del nostro sistema civile e politico, della nostra organizzazione sociale, del nostro stile di vita. E questa è appunto, pressappoco, la denuncia di chi, al contrario, "capisce": siamo messi male perché non tutti riconosciamo che c'è la guerra, con un nemico che ha dichiarato di volercela fare, e ce la fa, in nome di un principio più alto e nobile di quelli che governano le nostre società piene di disordine, abitate da maiali infedeli e svelate sgualdrine. Ma è davvero questo il problema? Non è questo. È un altro: ed è peggio. Il dramma non è che ci sono troppi indecisi, troppi incoscienti, troppi che non si rendono conto della guerra: il dramma è che se ne rendono conto perfettamente, e stanno dalla parte di quelli che ce l'hanno dichiarata e ce la fanno. Che per loro non è propriamente - e anzi non è in nessun modo - "l'altra" parte. Se fosse così, se i cortei cosiddetti "pacifisti" rallegrati dai roghi delle bandiere americane e israeliane fossero soltanto un esempio di "tradimento", un caso di "simpatia per il nemico", avremmo semplicemente un paese diverso da quello cantato e sperato (?) dal suo più importante quotidiano: "siamo tutti americani". Ma è peggio: perché quei movimenti di piazza e politicoculturali che con diverse curvature ideologiche e più o meno apertamente hanno lavorato contro qualsiasi iniziativa antiterroristica che non fosse pura chiacchiera, quelli erano semmai e continuano a essere non "dall'altra" parte ma "l'altra parte". Se si rinunziasse a un poco di timidezza si riconoscerebbe che le cose stanno in quest'altro modo: con un paese, il nostro, fatto magari di pochissimi disposti a combattere a fianco del terrorismo fondamentalista se questo significa armarsi di bombe e farsi esplodere in mezzo alla gente, ma di tantissimi che in profundo non trovano poi troppo sbagliato che il mondo oppresso dalle libertà occidentali si vendichi in questa maniera.

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