Possiamo sconfiggere la jihad ? Giulio Meotti intervista Mark Steyn
Testata: Il Foglio Data: 30 settembre 2006 Pagina: 7 Autore: Giulio Meotti Titolo: «I terroristi possono vincere, ma Mark Steyn spiega come fermarli»
Dal FOGLIO del 30 settembre 2006:
Un grammo di Jerry Lewis, mezzo di Bernard, un profumo di Bible Belt, il ritmo del saltimbanco che canzona l’ufficiale nazista nel ghetto e le note di Irving Berlin, autore dell’eterna “God Bless America”. Poi giù, agitare e servire. E’ lo shaker Mark Steyn, one man show in lingua inglese, vortice di “issues that matter”, antielitista autore del “libro più atteso dell’anno”, come lo hanno già definito riviste e quotidiani americani. Si intitola “America Alone”, è pubblicato dai duri di Regnery e ha già visto migliaia di prenotazioni in attesa dell’uscita del 2 ottobre. Un pamphlet sul crollo demografico, islamismo, sindrome di Stoccolma, solitudine americana e disastri del multiculturalismo. In una prognosi drammatica del secolarismo Steyn incastra l’affascinante romanzo del jihad e della guerra al terrore. Tre figli, una moglie ex collega all’Independent e una casa sperduta nel New Hampshire, Mark Steyn è il regalo del Canada agli anglofoni. E’ considerato l’erede di Mordechai Richler, al quale è succeduto al settimanale Maclean’s. Ha un nome da yiddish mame, ma della casata di Giacobbe conserva lontane tracce. A chi glielo chiede risponde che sarebbe ebreo per le leggi di Norimberga e che gli basta per andare fiero di quei parenti ashkenazi del Belgio, soprattutto nell’epoca dei nuovi “uccisori di ebrei” incappucciati. Ci vuole uno stomaco d’acciaio per digerire tutta la produzione di questo antiomertoso. Si può non essere d’accordo, ma Steyn smuove sempre qualcosa. Ha sbattuto la porta in faccia al Telegraph quando gli ha rifiutato una column sulla decapitazione dell’inglese Ken Bigley. Storico il suo “no” al New York Times. Le sue mazzate sono pubblicate da cinque quotidiani contemporaneamente, neanche fosse la newsletter di un papa evangelico. Durante un recente tour in Australia, Mark ha avuto l’onore di trascorrere alcune serate con il primo ministro John Howard. E’ un imprevedibile. Come quando ha scritto contro l’emendamento sul vilipendio della bandiera: “Quando una bandiera viene bruciata non è segno della sua debolezza, ma di forza”. In questa lunga intervista al Foglio Steyn racconta in anteprima il suo libro. “Se gli occidentali vogliono godere delle benedizioni della vita in una società libera devono capire che la vita che abbiamo vissuto dal 1945 è stato un momento rarissimo nella storia dell’umanità. La distanza fra l’America e le altre nazioni del mondo occidentale sta crescendo velocemente, soprattutto con l’Europa. In molti ‘stati blu’ e nei college della Ivy League incontri simpaticoni vestiti da ragazzini che possono passare per europei. Ma l’America è l’ultima nazione a sostenere un tasso di crescita riproduttivo, l’ultima grande società religiosa in occidente, l’ultima a mantenere un esercito in grado di difenderla in qualunque parte del mondo e l’ultima a conservare una tradizione attiva di libertà individuale, incluso il diritto di portare armi. La Jesusland ha più legioni di Eutopia”. Lo shahid islamico è un’arma debole, ma non se si scaglia contro una “cultura suicida”. “Gli europei si stanno intrattenendo con la morte e pongono il mondo civilizzato alla mercé di forze, come il culto jihadista della morte e la nuclerizzazione free lance, che stanno reprimitivizzando intere parti del mondo. Vai in qualunque negozio per bambini ad Amsterdam o Marsiglia, Vienna o Stoccolma. Guarda le donne in burqa o in velo. Quello è il futuro. L’Europa potrebbe finire nella stessa situazione demografica da cui sono passati i serbi bosniaci”. Dall’11 settembre 2001 viene trasmesso un solo disco in Europa: “Decapitateci e i nostri leader andranno alla moschea più vicina a dire che l’islam è una ‘religione di pace’. Pearl Harbour viene attaccata? Ordiniamo sushi. Uccidete i sodomiti e mutilate i genitali femminili, i gruppi gay marcieranno insieme a voi contro Bush e Blair. Il multiculturalismo sembra quella barzelletta della Guerra fredda, in cui un americano dice a un sovietico, ‘ehi, nel mio paese siamo liberi di criticare il presidente’. Il sovietico risponde, ‘lo stesso da noi, nel mio paese siamo liberi di criticare il vostro presidente’”. La demografia è una falce che picchietta sull’immaginifico muscolo di Steyn. Per una popolazione stabile serve un tasso di crescita del 2.1. E’ il tasso dell’America, contro l’1.38 dell’Europa, il 1.32 del Giappone e il 1.14 del Canada. “Non c’è precedente nella storia per questa crescita economica e crollo del capitale umano. Per la prima volta nel 2005 in Giappone ci sono state più morti che nascite. E’ un paese di geriatri, senza immigrazione, nè minoranze e senza desiderio di niente: solo invecchiare e affievolirsi. In ‘Children of men’ di P.D. James ci sono speciali giocattoli per le donne che hanno un affetto materno irrealizzato. E l’uomo è fisicamente impotente. Nel 2005 la Tomy ha iniziato a mettere sul mercato un giocattolo chiamato Yumel che può pronunciare fino a 1.200 frasi. Dalla Seconda guerra mondiale non è morto un solo soldato giapponese. Suona carino. Gridano le loro parole dentro un microfono del karaoke e cantano tutti insieme ‘give peace a chance’”. Per Steyn l’Europa alla fine del secolo sarà come un continente dopo lo scoppio di una bomba al neutrone: “Ci saranno ancora edifici in piedi, ma la popolazione sarà scomparsa. Il tedesco sarà parlato giusto da Hitler, Himmler e Göring durante la seratina di poker all’inferno. Una parte del pianeta sta optando per il suicidio di fronte al surriscaldamento. L’Europa sarà semi-islamica nel carattere politico e culturale entro due generazioni, forse una. Nel XV secolo la Morte Nera fece fuori un terzo della popolazione. Nel XXI scomparirà per ‘scelta’. Stiamo assistendo alla lenta estinzione della civiltà in cui viviamo”. La demografia non spiega tutto, ma certamente il perché Jacques Chirac non fosse suscettibile a Colin Powell sull’Iraq: “Se la popolazione delle città francesi è al trento per cento islamica, manderai le tue truppe nei paesi arabi a combattere con il Grande Satana?”. Qual è la percentuale islamica di Rotterdam? 40 per cento. Il nome più popolare in Belgio? Mohammed. Ad Amsterdam? Mohammed. A Mälmo? Mohammed. Nel 2005 è stato il quinto nome più diffuso nel Regno Unito. In Afghanistan nel 2005 il tasso di crescita è stato di 47 ogni 1.000. In Albania di 15. Gli albanesi si riproducono un terzo degli afghani. Il leader mondiale della fertilità è il Niger, con 7.46, poi il Mali a 7.42 e la Somali a 6.76. “Noti niente di strano? Inizia con la ‘I’ e finisce con ‘slam’. E perché l’Albania ha il tasso più alto in Europa? Perché è un paese musulmano”. I paesi dell’Europa con le più alte percentuali di popolazione islamica sono anche quelle che crescono di più: Francia, Olanda e Danimarca. “Gli spagnoli hanno deciso di sostituire le parole ‘madre’ e ‘padre’ con ‘progenitore A’ e ‘progenitore B’. Vuoi diventare progenitore? ‘Sì, ma solo se posso fare il progenitore A’. L’argomento usato è che gli spagnoli hanno il 98,4 per cento dei geni in comune con gli scimpanzé. G.K. Chesterton oggi converrebbe su come da postcristiani stiamo diventando postevoluzionistici. Un giorno, quando setaccieranno nelle rovine dell’Europa postcristiana, gli archeologi si meraviglieranno di tutta l’energia spesa nella giocosa religiosità aperta”. Nel 2050 la popolazione italiana sarà scesa del 22 per cento, la Bulgaria del 36, l’Estonia del 52. “In termini demografici l’agenda progressista – aborto, matrimonio gay e adolescenza infinita – ci porta a una fine mortale. Una cultura che crede che la vita di Terri Schiavo non abbia valore scomparirà non assegnando alcun valore alla vita in generale. Non puoi smascherare il mistero dell’umanità se non negando la nostra umanità. Molto dipende dal fatto che l’aborto ha ridefinito la vita, come ‘choice’, opzione. L’aborto è il sacramento della nuova religione dell’io e il sesso come autoasserzione porta a una fine tragica. Paragonate la demonizzazione dei cibi modificati con l’entusiasmo per le persone geneticamente modificate. Pasticciate con i nostri vegetali e vi bruceremo le fattorie. Pasticciate con gli esseri umani e vi passeremo la carta di credito. Eliminando le gravidanze ‘indesiderate’, l’Europa sta eliminando se stessa. Sindrome Down? Abortisci. Labbro leporino? Abortisci. Bambina cinese? Abortisci. Nella loro bizzarra priorizzazione del ‘diritto della donna alla scelta’, le femministe fanno sì che le donne finiranno i loro giorni in una cultura che non accorda alla donna alcuna scelta. Lo so, l’islam è vario, a Riyadh c’è una vita gay vibrante e la Khartoum Feminist Publishing si trova sopra la clinica per la clitoridectomia. L’Eutopia sta diventando l’Eurabia”. Come il Giappone è la Russia, una delle crescite più basse al mondo, uno dei tassi di aborto più elevati e di Aids più spaventose, tanto che nei prossimi cinque anni ci saranno più malati di Hiv in Russia che nei precedenti venti in America. “La Russia diventerà una nazione di babbei incapaci di difendere i propri confini e senza famiglie a sufficienza per un futuro. Otto su nove regioni federali russe hanno una popolazione stabile. Qualche idea su ciò che hanno in comune? Inizia con la ‘I’ e finisce con ‘slam’. Da quando la Cina ha introdotto la politica del figlio unico nel 1978, la bilancia dei sessi si è spostata a 100 ragazze e 119 uomini. Sarà la più grande superpotenza gay dai tempi di Sparta”. L’America è l’unico paese occidentale in cui “l’aborto non è ancora parte del consenso politico, a differenza di Europa e Gran Bretagna. L’America crede nella separazione di stato e chiesa, l’Europa allo stato come chiesa, una fede dalla culla alla tomba. Nessuno invece dice niente sulla separazione di stato e moschea. E’ incredibile come in questa cultura iperrazionalista, un’utopia secolare che vale solo per la presente generazione, la gente smetta di fare figli. Abbiamo creato un mondo in cui un maschio europeo di trent’anni entra in un nightclub e dice a una ragazza che vive con la mamma. Sarebbe uno zimbello in qualunque altra epoca della storia. La nostra cultura passerà di mano a chi ha una visione un tantino differente della democrazia liberale”. Mark viene spesso definito “omofobico” perché nutre qualche dubbio sul matrimonio omosessuale. “Sono quelli che non vedono che gli islamisti non sono contrari all’agenda gay, agli omosessuali tagliano la testa. In Afghanistan i gay venivano schiacciati contro un muro costruito per questo scopo. Saremmo noi i ‘sessisti’, mentre gli islamisti hanno fatto sì che il delitto d’onore, un tempo praticato in alcune zone della mappa del pianeta, diventasse comune a Londra e nel cuore dell’Europa”. Le femministe restano in silenzio. “Da un lato trovi militanti che vorrebbero il matrimonio gay, dall’altro musulmani che vorrebbero farli a pezzi i gay. E la giustificazione del matrimonio gay è stata usata per avanzare la causa della poligamia. E’ la contraddizione del multiculturalismo: cosa succede a una società tollerante con l’intolleranza? Stiamo assistendo alla persecuzione dei gay ad Amsterdam e il sindaco gay di Parigi è stato aggredito da un musulmano. Ma mentre i musulmani fanatici odiano l’America per il porno gay e la lap-dancing, i secolaristi europei la odiano per la posizione dei cristiani rinati sull’aborto”. Steyn pensa che l’America sia “la migliore e ultima speranza”, come la definiva Abramo Lincoln. “E’ l’ultima speranza per l’umanità contro un’Europa narcisista e assorbita nella generazione del piacere. In tutti i suoi difetti, l’America cresce e funziona. Se c’è un modello migliore, ditemi dov’è. La tragedia dell’America è che non ha usato il suo momento per esportare i suoi principi in un modo simile all’Inghilterra all’epoca del colonialismo. L’America è la più benigna egemonia della storia. Il mondo può fare a meno del rap e dei cheeseburger, ma non delle idee americane su libertà individuale, federalismo, capitalismo e libertà di parola. La verità è che coloro che chiamiamo ‘liberal’ non hanno lo stomaco per difendere il liberalismo. Denunciare gli islamisti significa vivere nell’ombra e nella sicurezza armata nel cuore del ‘mondo libero’. Mentre Yale sta offrendo un posto all’ex ambasciatore dei Talebani”. L’islam è la religione che cresce più velocemente in Europa e nel Nord America. “State certi che le piscine municipali francesi introdurranno vasche separate e gli ospedali australiani rimuoveranno il maiale dai loro caffè. L’Europa non ha bisogno di un nemico, sta morendo nel proprio torpore. Nel 1944 Henri de Lubac scrisse una riflessione sulla crisi dell’Europa, ‘Le drame de l’humanisme athée’. Non è vero, come spesso si dice, che l’uomo non può organizzare il mondo senza Dio. E’ però vero che, senza Dio, l’uomo può solo organizzarlo contro l’uomo. Nel 2005 la più grande storia d’America era sul primo vescovo gay della Chiesa episcopale e in Inghilterra sull’ordinazione di un vescovo gay. Mel Gibson ha avuto il cattivo gusto di fare un film su un Gesù che non fosse un episcopaliano con visioni illuministe sulle donne e il matrimonio gay”. Le chiese protestanti sono postcristiane. “Non essendo più disposte a convertire a Cristo, possono al massimo convertire ai clichè della sinistra soft. Così, l’islam premoderno bastona la cristianità postmoderna. Il multiculturalismo pensa che la cristianità sia accessoria, mentre l’islam è sempre un dono. Il concetto di ‘mondo islamico’ è accettabile nella mente progressista, ‘mondo cristiano’ è un tantino problematico. Stando alle regole del New York Times, l’occidente è libero di biasimare la tradizione giudaico-cristiana e il mondo islamico liberissimo di fare lo stesso”. La cultura del martirio dell’islam ha una fine mortale. “Ma una morte furtiva attende la cultura radicale postcristiana. I più grandi orrori del nostro tempo sono venuti dalle maggiori espressioni di uno stato post-cristiano: nazismo e comunismo”. A chi blatera slogan contro i battisti del Kansas Mark risponde: “Bush è normale, andare in chiesa è normale, studiare la Bibbia è normale, la Bibbia è più razionale dell’abortista Planned Parenthood”. I peggiori cinici sono gli occidentali che sfruttano il sangue dei marine caduti in Iraq: “Le morti in Iraq sono ancora tragicamente individuali. In un mese di guerra a Iwojima, nel Pacifico, gli Stati Uniti persero 7.000 soldati in un mese. Un paese di 300 milioni di persone che non può sostenere la perdita di 2.000 soldati non ha alcun futuro. Nella campagna del Kosovo, Bill Clinton lanciava tomahawk ogni notte dentro Belgrado. L’immagine che gli americani diedero di sé in quella guerra è che potevano uccidere, non morire. Come disse il generale Patton, l’obiettivo non è morire per il tuo paese, ma far morire per esso un figlio di puttana. Ma puoi farlo solo con il coraggio e la fiducia, non blaterando ‘exit strategies’ ai thugs infanticidi che definiscono il coraggio sulla base dell’abilità di guardare una bambina di sette anni negli occhi a Beslan e spararle in faccia. A molti di loro spararono alle spalle quando cercarono di scappare. ‘Exit strategy’ è una frase che in un libro di testo potrebbe indicare la mancanza di volontà”. Ci sono solo due strategie di uscita: vittoria o sconfitta. “E nel secondo caso gli americani morirebbero nelle ambasciate straniere e nei nightclub di Bali. Non capiremo mai un uomo come Raed Abdel Mask: un bel sorriso, due figli, sua moglie incinta di cinque mesi. Baciò la moglie, le disse addio e salì sull’autobus numero due a Gerusalemme per farsi esplodere”. Raed lascerà a terra venti ebrei morti, fra cui un bambino di tre anni. Mark è fra gli intellettuali fautori della pena di morte per Saddam. “Avrebbe dovuto morire sotto le pallottole. Se Slobo non fosse morto in cella, il suo processo sarebbe diventato una farsa. In occidente abbiamo un’oscura legalistica visione in cui il jihadista è una specie di O. J. Simpson. Guantanamo, la nuova Belsen secondo le isterie della sinistra, è il solo Gulag in cui i detenuti ingrassano. E non è proprio un sintomo del campo di concentramento. L’unico ‘campo di tortura’ in cui i medici sono più numerosi dei prigionieri. Se Guantanamo è un ‘gulag’ come dice Amnesty, quali parole ci restano per i macellai del Darfur? E’ perché abbiamo stremato così tanto il nostro vocabolario su Guantanamo che i progressisti hanno poi così poco da dire sul Sudan?”. Dopo la condanna a vita, il terrorista dell’11 settembre Zacharias Moussaoui ha detto: “America hai perso”. “Difficile dargli torto. Nove dei dodici giudici hanno concordato sull’‘abuso emotivo’ di cui ha sofferto Moussaoui. Ma la guerra non è una citazione in giudizio. Possono uccidere dei bambini, ma restano ‘separatisti’, ‘attivisti’, ‘radicali’. Non importa quanti bus Arafat abbia fatto esplodere”. Quando ascoltiamo gli annunci di al Zawahiri sul ritorno del califfato pensiamo che sia pazzo. “Ma se ti trovi in una grotta e vedi la Cnn che spiega come la Corte suprema ha deciso di estendere la Convenzione di Ginevra ai guerrieri senza legge, non diresti che siamo noi i matti?”. E’ necessario comprendere il significato del movimentismo sciita. “Se avessimo capito il 1979, comprenderemmo anche ciò che accade oggi. Solo pochi di noi considerarono le implicazioni della vittoria islamista. Nel 1989, con il Patto di Varsavia che si disintegra sotto i suoi occhi, Gorbachev riceve un piccolo consiglio: ‘Non cadere nella prigione del Grande Satana’, scrive l’ayatollah Khomeini a Mosca. ‘La repubblica islamica dell’Iran può aiutarti facilmente e riempire il vacuum ideologico del tuo sistema’. Non appena il comunismo fece retro marcia, l’islam radicale entrò in Africa, Asia del sud e Balcani. Khomeini vedeva se stesso non come il leader di una potenza geografica, ma di una comunità: l’islam. Oggi diamo per scontato che i musulmani chiedano di applicare alla società i loro principi religiosi. Così, il governo danese ha chiuso un sito che diffondeva le vignette su Maometto. Nella legge islamica è proibito rappresentare il Profeta. Lo stesso deve fare quella americana, francese, danese. L’Iran è il progenitore di questa rapacità extraterritoriale”. Nel 1994 fu l’Iran ad armare la mano di Hezbollah contro un’associazione israeliana a Buenos Aires: 100 morti e 250 feriti, la più grande strage ebraica dopo Auschwitz. “Qual è la differenza fra una testa calda e un ‘moderato’? L’estremista Ahmadinejad ha incitato a eliminare Israele dalla mappa geografica, il moderato Rafsanjani ha dichiarato che Israele è ‘l’evento più esecrabile nella storia’. La domanda ora è: lo faranno? Un quarto di secolo fa una canzone inglese diceva ‘Ayatollah, don’t Khomeini closer’. Se sei un diplomatico americano, uno scrittore inglese, un cristiano croato o un ebreo argentino, lui si è già avvicinato. Quanto vuoi che ti sia vicino?”. Steyn non nasconde la sua freddezza sul nuovo corso americano. “Bisogna distinguere fra il Bush privato e il Bush pubblico. Nel privato è uno dei più acuti pensatori del mondo occidentale. Il suo predecessore era un narcisista risucchiato da un demonio pseudo-sessuale. A differenza di Clinton, Bush non usa i sondaggi per decidere cosa è meglio fare. Negli anni Novanta, mentre Clinton dormiva, a migliaia gli islamisti venivano addestrati nei campi in Afghanistan e Sudan. Il problema dell’America oggi non è la sinistra antineocon o antiBush, ma la passività di milioni di americani a cui è stato insegnato che siamo impantanati e senza speranza. Per l’anniversario dell’11 settembre leggevo nel mio quotidiano locale: ‘Perché?’. Ma quell’anniversario ha un senso per al Qaida, Hezbollah e Iran. Gli americani girano in auto con stickers tipo ‘la guerra non è la risposta’. Quando la gente nel Vermont dice ‘think peace’, il fallimento dell’immaginazione è solo loro: se vieni catturato dagli islamisti e dici ‘imagine peace’, si faranno una bella risata nell’estrarre la scimitarra. Margaret Hassan era cittadina irachena, sposata a un iracheno e si opponeva all’intervento angloamericano. Ma aveva avuto la sfortuna di nascere in Inghilterra e per i suoi aguzzini era sufficiente”. Mark non ha ricette, solo poche indicazioni su quello che l’America dovrebbe continuare a fare nella guerra al jihadismo. “Sostenere i diritti delle donne nel mondo islamico, diritti reali e non il piagnisteo femminista. Cacciare il wahabismo: abbiamo un nemico ideologico e abbiamo bisogno di una guerra ideologica. ‘Conosci il tuo nemico’, si dice. Loro ci conoscono molto bene, ma noi? Bernard Lewis, che ha lavorato per l’intelligence britannico nelle ore peggiori della guerra, ha detto che ‘nel 1940 sapevamo chi eravamo, conoscevamo il nostro nemico. Oggi non sappiamo chi siamo e non comprendiamo ancora la natura del nemico’”. Gli Stati Uniti dovrebbero sostenere la libertà economica e politica nel mondo islamico, isolare gli stati islamici che perseguitano i non-musulmani, marginalizzare l’Onu, l’agenzia dell’atomica e le altre istituzioni pre 11 settembre. Senza escludere la resa dei conti con Teheran. “L’isolamento non funziona. Non puoi fare dello Yemen il New Hampshire, ma puoi farlo come Singapore. Se avete un’idea migliore, sentiamola. L’islamismo è militarmente debole ma ideologicamente forte. L’occidente è militarmente forte ma ideologicamente debole”. Tanto che la più grande storia di globalizzazione non è McDonald’s o Microsoft, ma l’islamismo. “I sauditi hanno preso una pratica islamica dei beduini e l’hanno esportata a Jakarta, Singapore, Grozny, Manchester e Ottawa. Cinque giorni prima il massacro di Bali nel 2005, nove islamisti furono arrestati a Parigi mentre stavano preparando un attacco al metro. Doveva essere per le truppe francesi in Iraq, giusto?”. Un’ampia parte del libro è dedicata al nuovo antisemitismo. “Gli ebrei sono i canarini della miniera – continua Steyn al Foglio – Vale la regola che quando si inizia a uccidere gli ebrei poi i macellai passano ad altri gruppi. E’ la lezione che gli europei avrebbero dovuto trarre sessant’anni fa. Invece abbiamo il penoso spettacolo del sindaco di Londra che dice di comprendere le bombe umane nelle pizzerie israeliane. Stiamo assistendo alla palestinizzazione del mondo, forme di degrado e di depravazione un tempo confinate al medio oriente e oggi esportate, da Bali a Manhattan”. Gli ebrei sono odiati per ciò che sono. “Nei tempi passati subivano restrizioni sulla proprietà, oggi sulla sovranità. Ciò che le forze della notte stanno facendo di nuovo agli ebrei domani toccherà agli altri”. L’Iran insiste che il problema è la presenza dell’Entità Sionista e l’Europa se ne compiace. “Se quest’Entità venisse distrutta, gli ebrei verrebbero odiati lo stesso. Sognate pure, illusi di europei. Quando ricevo lettere o email antisemite rispondo che l’odio antiebraico non ha mai funzionato. Il Mandato britannico, due stati, ebrei e musulmani, si è esteso all’Europa: musulmani e infedeli. In questo scenario, gli europei sono i nuovi ebrei. I media stanno con gli incitatori al genocidio, Nasrallah e Ahmadinejad, e la nuclearizzazione di patologie antiche. Come il decapitatore di Daniel Pearl e gli assassini di Beslan, l’islamista ti guarda dentro gli occhi. E uccide. I pezzi grossi dell’Onu ci dicono di negoziare con loro. L’ideologia che guida i macellai di bambini di Beslan è la stessa che anima le cellule di Roma, Manchester, Seattle e Sydney. I sauditi, i famosi ‘nostri amici’, nel 2005 hanno decapitato sei somali. Per cosa, omicidio? Stupro? Omosessualità? No, furto di auto”. Israele non è più al centro di una guerra fra nazionalismi, ma il pegno che la ummah vuole far pagare all’occidente. “Ho visitato paesi in cui c’erano un movimento nazionalista, dalla Yugoslavia alla Cecoslovacchia. In Palestina non c’è niente di tutto questo. Nessuno è interessato allo sviluppo economico o che i treni siano puntuali. Ai laici cleptocrati di Arafat interessava uccidere ebrei, ai teocrati incorruttibili di Hamas pure. Non c’è nessuna nascita di uno stato, ma il culto della morte finanziato dall’Europa e dall’Onu. Che ne dica la Cnn, la soluzione ‘due popoli due stati’ per i palestinesi deve portare alla soluzione di un solo stato. L’antisemitismo ha la capacità di adattarsi, anziché contro gli ebrei senza radici l’odio si rivolge allo stato ebraico”. Non può esistere una politica europea comune contro il terrorismo. “Perché non c’è una soluzione dell’Unione Europea ai grandi cambiamenti demografici del continente. Uniti fallirete, divisi avrete qualche chance. Il ministro della Giustizia olandese, Piet Hein Donner, ha detto che se la maggioranza musulmana in Olanda volesse la sharia ne avrebbe diritto. ‘Conta la maggioranza, questa è la democrazia’. Se vuoi che l’Italia in futuro sia qualcosa di più di una designazione geografica devi ripensare il rapporto fra cittadino e stato. Quando il giovane musulmano sente l’arcivescovo di Canterbury alla Bbc pensa che gli anglicani appartengano al club più floscio del mondo. Se l’occidente avesse fiducia e fosse forte, l’immigrazione non sarebbe un problema, verrebbe assimilata. Ma i giovani islamici non vedono motivo per entrare nel nostro club. Come potremmo convincere un musulmano dal non farsi saltare in aria in un gay bar di Amsterdam?”. Con rispetto per Fukuyama, questa non è la fine della storia, ma la fine del mondo così come lo conosciamo. “Europa, Canada, Giappone e Russia stanno finendo le scorte di bambini. Ciò che sta accadendo nel mondo sviluppato è una delle più veloci evoluzioni demografiche della storia. Nel 2050 il 60 per cento degli italiani non avrà fratelli, sorelle, cugini e zii. I prati sè giovane, potente e ha ambizioni globali. I figli e i nipoti dei fascisti e dei repubblicani che combatterono una guerra civile per il futuro della Spagna hanno fatto spallucce quando una manciata di stranieri si sono fatti esplodere nella loro capitale. In Francia le chiese diventeranno moschee, in Inghilterra i pub non serviranno alcolici e in Olanda i club gay chiuderanno per riaprire a San Francisco. I nuovi europei saranno in maggioranza musulmani osservanti e non secolaristi postcristiani. La demografia spiega la differenza fra America ed Europa nella guerra al terrore: per gli Usa è qualcosa da combattere nel triangolo sunnita e nelle caverne hindu, ma per l’Europa è una guerra civile”. Il torpore dell’occidente deriva dall’annessione delle principali funzioni dell’età adulta. “L’Europa soccombe all’oppiaceo del multiculturalismo. Il cittadino di una democrazia ‘avanzata’ si aspetta di poter scegliere fra decine di cereali, centinaia di film e milioni di siti porno. Ma quando si tratta di vita e morte appalta tutto allo stato. In Europa è stato abbracciato il nichilismo di ‘Imagine’, una morte spirituale prima che demografica. Dove sono tutti i bambini? La Reuters ha scritto: ‘Un francese viveva con la madre morta per prendere la pensione’. Questa è l’immagine perfetta dell’Europa”. Per gli europei la sveglia doveva essere suonata una mattina del marzo 2004. “Un cugino di Bush, John Ellis, disse che ‘ogni stato dell’Unione europea capisce che Madrid è Roma, è Berlino è Amsterdam è Parigi è Londra è New York’. Tutto falso. Il venerdì 12 marzo centinaia di migliaia di spagnoli riempirono le strade della capitale per piangere i morti. 72 ore dopo quel carnaio, gli elettori mandarono questo messaggio ai terroristi: ‘Chiediamo scusa per aver chiuso gli occhi’. Non so se Madrid è Roma o Berlino, ma di certo non è New York. Gli spagnoli denigrarono i loro morti. L’appeasement è un voto per vivere in un eterno presente. Churchill diceva che l’appeaser è colui che sfama il coccodrillo nella speranza di essere mangiato per ultimo. Combattere per un paese significa battersi per un futuro, per i figli. Ma la Spagna non ha futuro né figli, per cosa dovrebbe battersi?”. Dopo l’11 settembre l’Europa ha avuto la metro di Londra, le rivolte francesi, l’assassinio di due olandesi e l’ecatombe di Madrid. “Gli assassini erano cittadini, citoyens de la République francaise. Chi vincerà? A Linz, in Austria, i musulmani stanno chiedendo che tutte le insegnanti vestano in velo in classe. Il Consiglio islamico inglese vorrebbe abolire il giorno dell’Olocausto perché non c’è riferimento all’olocausto dei palestinesi. La chiesa d’Inghilterra sta pensando di rimuovere la croce di Giorgio. Nel 2002 il premier finlandese Paavo Lipponen tenne un discorso a Londra in cui disse che ‘l’Ue non prenderà le armi per difendere i suoi interessi’. Certamente suona meglio in finnico. C’è anche una Organizzazione della Conferenza islamica ed è il più grande blocco alla commissione Onu dei diritti umani. Un summit dell’Onu sul razzismo sembra una grottesca orgia di razzismo. Durante la guerra delle vignette una dimostrante a Toronto ha gridato che ‘non ci fermeremo fino a che il mondo non obbedirà alla legge islamica’. Il 60 per cento dei musulmani inglesi vorrebbe vivere sotto la sharia. Se un musulmano dice che l’islam si oppone all’omosessualità viene investigato per omofobia; se un gay dice che l’islam è contro gli omosessuali, può essere processato per islamofobia”. Il welfare è un letto caldo per i nemici dell’occidente. “C’è un senso di noia della civiltà. Il welfare corrode il cittadino ed è una minaccia alla sicurezza nazionale. L’11 marzo 2002, sei mesi dopo che Mohammed Atta e Marwan al-Shehhi volarono dentro il World Trade Center, la loro scuola di volo in Florida ricevette una lettera dall’ufficio dell’immigrazione in cui si diceva che il visto di Mr Atta e Mr Shehhi era stato accettato. Da non credere. Richard Ried, il bombarolo della scarpa, è stato convertito all’islam mentre era in prigione, da un cappellano giunto in Inghilterra all’interno di un programma per gli imam”. Se cerchiamo le “cause” del terrorismo, perché non iniziare dal welfare eurocanadese? “Ahmed Ressam, che stava per farsi saltare all’aeroporto di Los Angeles, mise in piedi il suo piano nel welfare di Montreal. Abu Hamza, che vorrebbe un califfato a Downing Street, è diventato il più famoso imam nel welfare di Londra. Il famoso mullah ‘moderato’ Yusuf al-Qaradawi, l’imam favorito del sindaco Livingstone, ha detto che ‘gli israeliani possono avere la bomba nucleare, noi abbiamo i bambini bomba’”. Impressionante la lista dei convertiti. “La cellula di Miami che complottava per abbattere la Sears Tower di Chicago, il dinamitardo Richard Reid, la bombarola del 7 luglio di Londra Germaine Lindsay, la belga Muriel Degauque che si è fatta saltare a Baghdad, Jack Roche che ha progettato un attacco all’ambasciata israeliana a Canberra e Abdul Wahid, fratello di una top model arrestato nell’agosto 2006 nel piano di attacchi fra Londra e New York. E’ stata una cellula di Amburgo che ha progettato l’11 settembre ed è stato un laureato della London School of Economics ad aver decapitato Daniel Pearl”. Islamismo significa tante cose. “Per tante donne europee è un rifugio dall’immagine trasandata delle femministe, per la vecchia scuola bigotta è una casa contro la cospirazione ebraica internazionale, per Al Zarkawi, gli assassini di Beslan e i jihadisti di Hamas è la più grande depravazione nichilista. Ancora non abbiamo una strategia per combattere l’ideologia e per molti anni i nostri leader hanno rifiutato l’idea che ci fosse un’ideologia. Quali sono i pochi libri europei tradotti in arabo? Il ‘Mein Kampf’ e i ‘Protocolli dei Savi di Sion’. Combattiamo i sintomi, mai la causa: l’ideologia. Gli sforzi autoimposti a questa guerra, legalistici, multilaterali, politicamente corretti, sono chiari ogni giorno. Dopo l’11 settembre Bush ha detto al mondo: ‘O siete con noi o contro di noi’. Ma la maggior parte dei paesi non sta con nessuno o con entrambi. A Londra una legge ha reso difficile parlare di islam, a Ottawa il governo ha suggerito la poligamia, a Seattle sono state introdotte piscine separate. Gli attentatori dell’11 settembre erano a favore di queste misure, la divergenza è solo sui mezzi”. Gli islamisti incitano al jihad dalle moschee australiane, americane, canadesi, europee e inglesi. “Ma le élite occidentali straparlano di ‘islamofobia’. Avremmo potuto sfruttare la divisione fra sunniti e sciiti, sufi e salafiti, ma abbiamo celebrato la diversità ammucchiandoli tutti dentro la parola ‘islam’”. L’islamismo è un modo completo di vivere e morire che affascina milioni di persone. “Mentre noi, infedeli storditi, ci diamo tante arie parlando di ‘riforma’ dell’islam. Paragonate i leader islamici di Baghdad con quelli di Detroit e Sydney, vedrete che gli iracheni sono più ragionevoli. E’ più facile essere ottimisti per Iraq e Pakistan che non per Olanda e Danimarca. E’ la triste lezione del 7 luglio: le forze di sua Maestà possono vigilare meglio il sud dell’Iraq del sud dell’Inghilterra. Coloro che dicono che l’Iraq è una creazione artificiale guardino l’Olanda. Pensate che sunniti e sciiti, arabi e curdi siano incompatibili? Come chiamereste uno scontro fra gay postcristiani e antisodomiti islamisti?”. Mark non è troppo preoccupato dall’Iraq, bisogna restare e finire il lavoro. “Poche settimane dopo la caduta di Saddam guidai dentro Fallujah. Venni accolto meglio che a Berkeley. Non ci tornai prima di un anno, quando quattro contractors americani furono sequestrati, fucilati, bruciati, mutilati e ciò che restava di loro esposto da un ponte sull’Eufrate. Perché non venni ucciso? Non sono coraggioso né suicida. Perché Fallujah non era pericolosa in quei giorni. E perché? Come ha detto Osama dopo l’11 settembre, quando le persone vedono un cavallo forte e un cavallo debole, scelgono quello forte. E nel maggio 2003 la coalizione era fortissima. Il momento migliore per visitare il mondo islamico è dopo che gli Stati Uniti hanno rovesciato un dittatore Nelle settimane successive, l’America cessò di essere vista come il cavallo forte. La volontà di Bush di essere visto come ‘compassionevole’ non fu letta come rispetto, ma come debolezza”. Chi invoca una riforma dell’islam nello spirito della riforma protestante ignora un fatto: “I musulmani sanno che dove ha portato la nostra Riforma: la messa al bando di Dio. Per questo i pensieri di Mohammed Atta sono più vicini alla maggioranza dei musulmani di quelli di Irshad Manji. L’apostata Ibn Warraq ha detto che ci sono musulmani moderati, non un islam moderato”. Ai dissidenti dell’islamismo non offriamo alcun aiuto. “Theo van Gogh parlò chiaro e venne ucciso. Ma i poseur di Hollywood erano troppo occupati a congratularsi l’uno con l’altro, a dimostrarsi coraggiosi opponendosi a Bush per citare il loro povero collega. Buona notte e buona fortuna. Informazione, New York Times, Cnn, Hollywood, università, Michael Moore, islamofobia, Bush mente!!!, exit strategy”. I compiacenti ci assicurano che non c’è problema. “La tendenza chiracchista è capitolare all’islamismo, un progetto politico del XXI secolo guidato da un ideologia del VII. Le parole che Ken Bigley ha sentito prima di lasciare questo mondo sono state ‘Allah Akhbar’. Come quando tagliarono la testa a Nick Berg, spararono ai dodici nepalesi e si fecero saltare in aria nelle cene israeliane di Pasqua. Come ha detto Hussein Massawi, ex leader di Hezbollah, ‘non ci stiamo battendo così che voi ci offriate qualcosa. Combattiamo per eliminarvi’. Per questo filmano le decapitazioni. La prima scelta degli islamisti è uccidere ebrei e americani, meglio ancora un ebreo americano come Daniel Pearl. Se falliscono, sono felici di passare ad australiani, britannici, canadesi, svedesi, tedeschi... Che tu sia un conservatore del Mississippi o un gay peacenik della Danimarca, un hippy un po’ picchiato che ama tutti o Dick Cheney, ti fanno esplodere con lo stesso entusiasmo. Un uomo e una nazione non sono qui per fare solo ciò che è piacevole. Sono chiamati ad agire anche contro i propri interessi. Dobbiamo imparare dall’11 settembre, quando le sole buone notizie arrivarono dal volo 93. Todd Beamer chiese all’operatrice telefonica di recitare il 23° salmo: ‘Se dovessi camminare in una valle oscura...’. Sapeva che quel giorno non ci sarebbe stata happy end. Ma nel loro sacrificio lui e gli altri passeggeri diedero alla nazione una fine piena di speranza”.
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