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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
29.09.2006 Il risveglio della "mummia"
il ministro dell'Interno Amato scopre che le minacce del fondamentalismo islamico sono inaccettabili

Testata: Corriere della Sera
Data: 29 settembre 2006
Pagina: 17
Autore: Lorenzo Salvia
Titolo: «Amato all'Islam: basta minacce»
Non senza l'aggiunta di qualche amenità di troppo (come il progetto di realizzare il paradiso multiculturale attraverso la realizzazione di film politicamente corretti) e di qualche considerazione fuori luogo (come quella sull'opportunità di "chiedere scusa" all'islam per le illustrazioni danesi o l'elogio del suo predecessore Pisanu, che creò la Consulta islamica ammettendovi i fondamentalisti dell'Ucoii), il ministro dell'Interno Giuliano Amato sembra essere approdato a qualche condivisibile punto fermo riguardo alla minaccia alla libertà di espressione rappresentata dal fondamentalismo islamico. 

Dal CORRIERE della SERA del 29 settembre 2006:


ROMA — «Dobbiamo dirlo chiaro e tondo agli islamici: non è ammissibile che, se il Papa dice qualcosa che non condividete, ci siano minacce fisiche nei confronti dei cristiani. Nonostante le colpe che abbiamo per il colonialismo questo dimostra che siete nella fase oscurantista in cui i cattolici erano quattro secoli fa». Giuliano Amato si rivolge direttamente a loro, agli islamici. Perché ad ascoltarlo qui nella sala del Centro studi americani, nei vicoli del ghetto di Roma, c'è un pezzo importante di quell'Islam moderato su cui conta per il «dialogo sì ma con chi vuole dialogare». In prima fila per il convegno «Islam in Italia e negli Stati Uniti», c'è Mario Scialoja, l'ex ambasciatore diventato rappresentante in Italia della Lega musulmana mondiale. Al microfono prima di lui c'era Bou Konate, senegalese diventato imprenditore e assessore a Monfalcone, in quel Nord-Est spesso difficile per gli immigrati. E in platea ci sono tanti musulmani che raccontano le loro storie di integrazione negli Stati Uniti.
È proprio per questo che il ministro dell'Interno sceglie di parlare a viso aperto, senza finte timidezze. Parte dai giorni difficili dopo il discorso del Papa a Ratisbona: «Non dobbiamo chiedere scusa all'Islam per paura del terrorismo. Questo è successo e i governi dei Paesi islamici ci chiedono di chiedere scusa perché hanno paura di perdere le elezioni». Ecco, spiega Amato, questo non è dialogo: «Sono piuttosto ammuine, per dirla in napoletano, dettate solo dalla paura».
Fa un altro passo indietro, fino alle vignette satiriche su Maometto pubblicate in Danimarca: «Per quelle mi sento di chiedere scusa ma gli islamici devono fare altrettanto se nel nome di Allah qualcuno cerca di farmi violenza, perché questo offende la religione». Ma poi risale ancora più indietro nella storia, per spiegare che se oggi nella «fase oscurantista» c'è una parte del mondo musulmano, non sempre le cose sono state così e si spera non sempre saranno così: «Storicamente — dice — l'Illuminismo in Europa lo ha portato l'Islam. Poi il Cristianesimo ha finito per chiudersi e il secolo della Controriforma ha ideologicamente rinnovato la nostra jihad che si chiamava Crociate. Noi ne siamo usciti, l'Islam ci è cascato. E una parte di esso è ancora dentro». Prima di andar via, per alleggerire, torna su quello che negli ultimi giorni è diventato un suo cavallo di battaglia: «Insisterò perché i responsabili dei mass media creino integrazione usando le diverse etnie che abbiamo ». E per spiegarsi cita tre possibili titoli di film: «Qualcuno in Italia potrebbe fare
Sognando Totti, invece di Sognando Beckham, Grosso grasso matrimonio marocchino
oppure Un bacio appassionato
girato da un nostro regista anziché da Ken Loach».
Seduto al suo fianco c'è il predecessore Giuseppe Pisanu «ottimo ministro con il quale ancora mi consiglio, anche se non posso dirlo altrimenti si arrabbiano sia i suoi che i miei». Pisanu concentra il suo discorso sui pericoli dei «quartieri ghetto» per poi parlare di «mano tesa» verso chi si vuole integrare e «mano armata» verso chi viola la legge. È l'unico punto su cui Amato lo riprende: «Qui si sparano solo domande. Vi assicuro che Pisanu è in realtà un pacifista. E poi diciamolo, con la pistola in mano non staresti bene. Non sapresti nemmeno come prenderla».

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