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Avvenire Rassegna Stampa
29.09.2006 Bilancio falsificato dell'intifada
fidarsi dell''Ufficio centrale di statistica palestinese non è una buona idea

Testata: Avvenire
Data: 29 settembre 2006
Pagina: 19
Autore: la redazione
Titolo: «Sei anni di intifada, bilancio di sangue 4000 morti palestinesi, 1000 israeliani»

AVVENIRE del 29 settembre 2006 pubblica un trafiletto sul bilanco di vittime di sei anni di intifada, fondato su di un comunicato dell''Ufficio centrale di statistica palestinese, organismo che non permette la consultazione pubblica dei dati che elabora e sui quali dovrebbe basare le sue dichiarazioni, spesso inficiate da intenti propagandistici.
Ecco il testo, con alcune nostre osservazioni:

Sei anni di Intifada. Sono passati esattamente sei anni da quel 28 settembre 2000 in cui israeliani e palestinesi si lanciarono in una spirale di violenze e di crudeltà.
Il prezzo umano è stato pesantissimo. L'Ufficio centrale di statistica palestinese calcola che nei Territori i morti siano stati 4.348, quasi tutti civili,

Certo, formalemente quasi tutte le vittime palestinesi sono "civili", cioè non fanno parte di forze armate o di polizia regolari. Ma in maggioranza esse erano membri di gruppi terroristici, spesso sono state colpite mentre prendevano parte a scontri a fuoco  e non erano dunque "civili" nel senso comunemente inteso.
Inoltre, anche i non combattenti sono stati colpiti in azioni dirette contro i terroristi, che si nascondono tra la popolazione.
Vale a dire che Israele, intenzionalmente, colpirebbe solo obiettivi militari legittimi.
 

 e i feriti 30.638. Il gruppo umanitario Pchr-Gaza, che lavora sulla base di rigidi criteri, offre stime inferiori: 3.859 morti, di cui 3.069 civili, e 22.927 feriti. Le uccisioni mirate sono state 376: ma fra questi morti, secondo Pchr-Gaza, vanno inclusi 209 passanti innocenti. Il numero maggiore di vittime si è avuto quest'anno proprio a Gaza (382), malgrado il ritiro dell'esercito israeliano completato nel settembre 2005.

Dopo il ritiro israeliano Gaza ha continuato ad essere il punto di partenza di aggressioni terroristiche, in particolare con i razzi kassam, dirette contro il territoio israeliano. Tali aggressioni sono culminate nel sequestro del caporale Ghilad Shalit.

Tra gli israeliani, invece, sono 1.123 le vittime: il 70 per cento civili, il 30 per cento militari o altri membri delle forze di sicurezza, e quasi ottomila i feriti.

A questo proposito andrebbe ricordato che il terrorismo palestinese colpisce intenzionalmente i civili israeliani.

Usciti di scena i due grandi protagonisti dei primi anni di rivolta (Yasser Arafat e Ariel Sharon) palestinesi e israeliani sono adesso guidati da premier "in rodaggio": Ismail Haniyeh ed Ehud Olmert. Il conflitto è endemico, e nessuno pare saper indicare la via di uscita.
Per i palestinesi, questo è un Ramadan malinconico. A Gaza in particolare, dove anche persone considerate un tempo agiate sono ora costrette a sgomitare per assicurarsi un sacco di farina dell'Unrwa, l'ente dell'Onu per i profughi. Per cercare una via di uscita dalla crisi, la settimana prossima il segretario di Stato americano Condoleezza Rice si recherà in Israele e poi in Palestina.

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