"Aiutateci a combattere i taliban" intervista al presidente dell'Afghanistan Hamid Karzai
Testata: La Repubblica Data: 27 settembre 2006 Pagina: 9 Autore: Fareed Zakaria Titolo: «Aiutateci a combattere i taliban sono solo una banda di assassini»
Da La REPUBBLICA del 27 settembre 2006 riportiamo un'intervista di Fareed Zakaria, direttore di Newsweek al presidente afgano Hamid Karzai:
Il presidente afgano Hamid Karzai la scorsa settimana ha partecipato ad una riunione del Council on Foreign Relations a New York. Perché in Afghanistan i taliban stanno riconquistando terreno? «I taliban in Afghanistan non hanno forza politica. Sono presenti come assassini di insegnanti, di religiosi, di scolari. Questa sarebbe una base popolare? No. Perché possono farlo? Perché possono arrivare e dare fuoco ad una scuola afgana, ad un ospedale afgano? Questo succede a causa dell´assenza di un´adeguata forza di polizia, di un´adeguata forza militare e a causa della generale incapacità del Paese, indebolito da anni di distruzioni, a fornire alla gente quel tipo di protezione». Lei ha dichiarato che o l´Afghanistan distruggerà l´oppio, o l´oppio distruggerà l´Afghanistan. La Nato sostiene che la linea seguita per la soluzione di questo problema sta andando nella direzione sbagliata. «Cosa abbiamo sbagliato per far sì che i papaveri da oppio siano ancora lì? Le nostre aspettative erano troppo elevate? È stata un´ingenuità quella di credere di poter distruggere i papaveri in un anno o due? Oppure è che la strategia che stiamo seguendo è sbagliata? Forse, tutte e tre le cose. Ci vorranno più di due, tre o anche di cinque anni. In Thailandia ci sono voluti 20 anni, in Pakistan circa 15, in Turchia, tra i 5 e i 10. In Afghanistan, dovremmo considerare almeno tra i 10 e i 15 anni di lavoro coscienzioso. Lavorare in meno tempo, con più fretta e facendosi prendere dall´emotività, ci metterebbe solo in guai peggiori». Alcuni funzionari dell´esercito sostengono che lei sembra non rendersi conto della gravità della sfida militare costituita dai taliban oppure che, se ne è consapevole, non è attivamente concentrato su di essa. «Conosco il problema. Ma è un problema nato al di fuori dell´Afghanistan. I sintomi sono interni, ma le radici sono all´esterno del Paese. Non si distrugge il terrorismo bombardando i villaggi. Diciamo che in una madrassa, in Pakistan, c´era un ragazzo di 18 anni - estremamente povero, estremamente disperato e inconsapevole del resto del mondo - e che in quella madrassa, in quella scuola coranica l´insegnante abbia detto ai suoi studenti: "Andate in Afghanistan. Il Paese è diventato russo, è diventato ebreo. Ci sono gli americani e gente che viene da tutto il mondo, là in Afghanistan. Andate ad ucciderli e vi ritroverete dritti in paradiso". Ora chiedo, il problema si risolve uccidendo quel ragazzo ignorante o chiudendo quella madrassa?» Il presidente pachistano Pervez Musharraf sostiene che il centro di gravità dei talibani si trova in Afghanistan. «Il mullah Omar è certamente a Quetta, in Pakistan, e lui lo sa. Gli abbiamo fornito il numero di GPS (Global Positioning System) della sua casa e il suo numero di telefono». Allora perché non vuole catturare queste persone? «Penso che bisogna risalire un po´ al passato. Sono convinto che se non decidiamo, come area, di smetterla di fare affidamento sull´estremismo come strumento politico, il problema del terrorismo non potrà essere risolto». Pensa che tra 10 anni le truppe americane saranno ancora in Afghanistan? «Vogliamo che la comunità internazionale resti in Afghanistan fino a quando il Paese non avrà un suo esercito, una sua polizia, una sua forza istituzionale e la capacità, economica e non solo, di difendersi. Perciò, se ci vorranno 5 anni, 10 anni o più tempo, va bene. Ma noi, in Afghanistan, abbiamo fretta di sollevare al più presto il resto del mondo da questa pressione». (copyright Newsweek - tradu zione di Antonella Cesarini)