Se il "contenimento" dell'Iran non mira a un cambio di regime è solo un accomodamento un articolo di David Frum
Testata: Il Foglio Data: 27 settembre 2006 Pagina: 2 Autore: David Frum Titolo: «Fermare l’Iran»
Dal FOGLIO del 27 settembre 2006:
Pensate forse che gli Stati Uniti stiano per sferrare un attacco contro il programma nucleare iraniano? Pensateci una seconda volta. Nel discorso pronunciato alle Nazioni Unite il presidente Bush non ha fatto riferimento alla violazione iraniana della scadenza per la cessazione delle attività di arricchimento dell’uranio fissata dal Consiglio di sicurezza al 31 agosto. Al contrario, il presidente ha lodato la cultura iraniana e ha offerto amicizia al popolo iraniano – mettendo in campo una nuova strategia che accetta tacitamente come inevitabile la prospettiva di una bomba atomica iraniana. Che cos’è questa nuova strategia? David Ignatius, nei cui articoli spesso si riflette il pensiero del Segretario di stato Rice, la descrive con queste parole: “L’amministrazione spera che gli alleati europei, la Russia e la Cina collaboreranno con Washington per far cambiare atteggiamento all’Iran su questioni come il terrorismo e la stabilità regionale. Ai funzionari dell’amministrazione non piace il termine ‘contenimento’, ritengono che denoti un tipo di politica statica; ma questa parola suggerisce il tipo di impegno strategico che desiderano nei confronti dell’Iran”. Tre anni di negoziati con l’Iran hanno avuto un esito fallimentare. Gli Stati Uniti e i loro alleati hanno offerto all’Iran benefici commerciali, tecnologie militari e persino reattori nucleari civili. Niente. Gli iraniani vogliono una bomba nucleare, e non c’è nulla che l’occidente abbia da offrirgli in cambio. La grande idea di Condoleezza Rice si basa sull’esperienza della guerra fredda, quando gli Stati Uniti hanno isolato, contenuto e sfidato la legittimità dell’Unione Sovietica. La quale era un nemico ben più pericoloso dell’Iran. Se il contenimento ha funzionato con l’Urss, perché non dovrebbe funzionare con l’Iran? Ma i sostenitori del neocontenimento sono vittima di un’illusione. Non possono sperare di riuscire a isolare l’Iran. Nessun alleato dell’America accetterebbe mai un piano del genere. Il Wall Street Journal ha riferito la scorsa settimana che il volume complessivo del commercio tra Iran da una parte e Francia, Germania, Russia e Cina dall’altra, nel corso dell’ultimo anno, è salito da 18 a 22 miliardi di dollari. La Germania è il primo fornitore dell’Iran, la Francia il secondo. Jacques Chirac ha esortato il Consiglio di sicurezza dell’Onu a rinunciare all’idea di imporre sanzioni economiche all’Iran. Fare deterrenza sull’Iran? Dopo l’attentato compiuto nel 1996 contro le Khobar Towers, nel quale l’Iran ha ucciso 17 americani, l’amministrazione Clinton minacciò la guerra se l’Iran avesse rifatto una cosa simile. Negli anni Ottanta, l’amministrazione Reagan protesse le petroliere kuwaitiane dai missili iraniani facendo sì che battessero bandiera americana. Ma per gli americani non sarà altrettanto facile difendere i propri amici da un Iran che minaccia una rappresaglia nucleare contro gli Usa. Il problema non è quello di fare deterrenza sull’Iran, ma di non permettere che l’Iran usi le proprie armi nucleari per impedire agli americani di proteggere i propri alleati. Quanto a sfidare la legittimità dei mullah, è una probabilità remota. L’ex presidente iraniano Mohammed Khatami è stato invitato a fare una conferenza ad Harvard e a recitare un sermone nella cattedrale di Washington. L’attuale presidente del paese, il fanatico antisemita Mahmoud Ahmadinejad, ha parlato di fronte al Council of Foreign Relations ed è stato invitato alla Columbia University. Gli iraniani partecipano attivamente al “dialogo fra le civiltà” organizzato dall’Onu. Cosa preoccupante è che coloro che invocano una politica di “contenimento” – come l’ex consigliere per la Sicurezza nazionale Zbigniew Brzezinski – sostengono che gli Usa dovrebbero offrire garanzie di sicurezza: ossia la promessa che gli Usa non appoggeranno un’azione militare contro l’Iran o chiunque cerchi di rovesciare l’attuale regime. Ora, questo è esattamente il contrario di una politica di contenimento. Il contenimento, nel senso in cui era concepito durante la guerra fredda, riconosceva la natura pericolosa del regime sovietico – una minaccia che (per usare le parole di George Kennan, colui che ha coniato il termine “contenimento”) non “può essere neutralizzata soltanto con le parole”. Se il contenimento non ha come obiettivo il rovesciamento dell’attuale regime, non è affatto un contenimento. E’ semplicemente un accomodamento.
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