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Libero Rassegna Stampa
26.09.2006 Menzogne sull'11 settembre a Rai 3
senza contraddittorio

Testata: Libero
Data: 26 settembre 2006
Pagina: 6
Autore: Andrea Morigi
Titolo: «Rai 3 come Al Jazeera. Due ore di bugie sull'11 settembre»

Da LIBERO del 26 settembre 2006:

Non credere alla versione ufficiale dei fatti. È l'imperativo di Report, il programma condotto da Milena Gabanelli su Raitre, ormai divenuta a sua volta la rete ufficiale delle teorie del complotto. Così, la leggenda metropolitana sugli attentati dell'11 settembre 2001 ottiene il rango della tesi più à la page da discutere. Anzi, l'unica accreditata e sostenuta dalla tv di Stato, che non ritiene nemmeno di informare dell'esistenza di opinioni diverse. Contraddizioni che assumono un retrogusto di regime, quando si manda in onda un film come "Confronting the Evidence" - traducibile con "Le prove a confronto" -, ma rigorosamente senza confrontare nulla con nessuno. Poco importa se centinaia di esperti non hanno trovato lo straccio di un elemento per contestare la presenza di aerei pilotati da terroristi di Al Qaeda a New York, al Pentagono nei pressi di Washington e in Pennsylvania. Al posto della spiegazione accettata da tutta la comunità scientifica e accademica internazionale, domenica sera alcuni milioni di spettatori italiani hanno potuto assistere a un video prodotto dal miliardario americano Jimmy Walter. Qua e là, nel testo tradotto in italiano per la puntata di Report, affiorano i sospetti più disparati: «Secondo Bill Manning, direttore di Fire Engineering, gli incendi non distruggono l'acciaio». Quindi le Torri Gemelle sarebbero crollate per un altro motivo, magari a causa di un'esplosione. Manca un'informazione necessaria: l'acciaio si è piegato con il calore del fuoco, provocando il cedimento delle strutture già lesionate dall'impatto con l'aeroplano. Si procede così, spiegando che l'espressione inglese "pull it" è utilizzata dagli specialisti delle demolizioni con l'esplosivo. Se mai avessero contattato un solo specialista del settore, lo avrebbe negato. Ma la redazione di Report non ha potuto verificare, come invece ha fatto il settimanale statunitense Popular Mechanics. Da quell'indagine è uscito un libretto in inglese, in vendita al pubblico per pochi dollari: Debunking 9/11 Myths. Why Conspiracy Theories Can't Stand up to the Facts. In italiano suonerebbe: I miti smentiti sull'11 settembre. Perché le teorie complottiste non reggono di fronte ai fatti. Ma sai che noia? Tutti quei fatti non fanno nemmeno audience alla tv. Meglio i cartoni animati. Soltanto nelle avventure di Gatto Silvestro si vede quel che pretenderebbero i complottisti: il personaggio dei Looney Tunes che attraversa un muro e stampa il contorno esatto della sua sagoma nel muro infranto. Finché non avranno una prova simile, gli scettici di professione non accetteranno mai che un aereo si sia schiantato davvero contro il Pentagono. Una fede irrazionale fa loro credere che sia stato un missile. Non lo hanno trovato, ma per le loro ipotesi non servono conferme scientifiche. Eppure la conduttrice ritiene che il video sia degno di essere dato in pasto al pubblico televisivo. Infatti, «gira da due anni su internet, piccole tv satellitari, è stato trasmesso da una tv nazionale in Malesia, Venezuela e Olanda. Tutti gli altri paesi lo hanno ignorato». Per forza, sono le solite balle assurde. E pure vecchie. Sai che scoop, se le notizie non solo risalgono a due anni fa, ma nel frattempo sono anche state demolite, nel dibattito che ne è seguito. E poi «gira su internet» equivale a dire che è stato scritto su un muro. A meno che sia stato inaugurato un nuovo filone di giornalismo investigativo che si basa su Google. Un lettore di Libero definisce il programma «apoteosi della malattia mentale», ma altri temono che una menzogna, se ripetuta, diventi una verità. Invece, il popolo di Raitre dimostra maggiore indipendenza di giudizio dell'intellighenzia radical-chic. Sui forum ospitati dalla Rai, piovono le critiche contro la scelta della Gabanelli: «Una grossa caduta di stile», la definisce una partecipante, mentre un altro parla di film, Tg, programmi culturali e giornali «tutti politicamente schierati e prezzolati». Risponde la primadonna: «Confronting the Evidence stava sul mio tavolo da due anni. Non l'ho mai guardato per puro pregiudizio. Il giorno che l'ho visto ho pensato che non avrei fatto bene il mio mestiere continuando a tenerlo in un cassetto. Credo che il dovere di un giornalista sia quello di dubitare sempre della verità dominante. Il giornalismo dominante invece non dubita mai di nulla». Un autogol tremendo, Milena. La definizione finale è perfettamente calzante anche per Report: nessuna verifica sulle tesi di Walter, per di più sposate senza contraddittorio da un canale televisivo pubblico. Tutti ottimi motivi per non dare più credito all'emittente dominante.

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