Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Benedetto XVI e i rischi del dialogo un editoriale di Magdi Allam
Testata: Corriere della Sera Data: 25 settembre 2006 Pagina: 1 Autore: Magdi Allam Titolo: «L'Islam, Benedetto XVI e un rischio»
Dal CORRIERE della SERA del 25 settembre 2006:
Non ci si può che rallegrare dell'incontro odierno tra Benedetto XVI, gli ambasciatori dei Paesi a maggioranza islamica e i membri della Consulta per l'islam italiano. Ma i suoi collaboratori sbagliano quando, con un eccesso di zelo, sembrano non riflettere adeguatamente sulle conseguenze del criterio e della modalità con cui l'incontro è stato concepito. Con il rischio di trasformare un dialogo tra religioni naturalmente diverse in una resa all'arbitrio degli estremisti islamici. Colpisce la foto a tutta pagina pubblicata ieri da Avvenire, l'organo della Conferenza episcopale italiana, per pubblicizzare la diretta televisiva dell'incontro da parte di Sat2000. Vi si vede il Papa in procinto di salutare tre alti dignitari islamici iraniani. «Il Papa incontra i rappresentanti dell' islam», si legge nel titolo. Perché proprio loro e non, ad esempio, il sovrano giordano Abdallah II che, oltretutto, vanta una discendenza diretta dalla tribù hashemita di Maometto? Forse perché sembra più credibile l'immagine del religioso con la tunica e il turbante, rispetto a quella del laico in giacca e cravatta? Eppure si dovrebbe sapere che nell'islam non esiste l'autorità religiosa corrispettiva del sacerdote, del vescovo e ancor meno del Papa, trattandosi di una religione basata sul rapporto diretto tra il fedele e Dio. A maggior ragione perché privilegiare, anche solo sul piano mediatico, degli interlocutori il cui leader spirituale, l'ayatollah Ali Khamenei, ha qualificato il discorso del Papa a Ratisbona come «l'ultimo anello» di «complotti contro l'islam e i suoi valori sacri», i cui beneficiari sono il «Grande Satana», cioè l'America e i «sionisti»? Così come fa riflettere la scelta di individuare negli ambasciatori i referenti su una questione prettamente religiosa, calata in un contesto storico e teologico, ma che certamente esula dalla politica. Non c'è forse una contraddizione nel fatto che la Chiesa e l'Occidente si affannano nel richiedere ai musulmani la separazione tra lo Stato e l'islam, e poi sono loro stessi a considerare i rappresentanti dello Stato quali "rappresentanti dell' islam" per chiedergli di risolvere una questione religiosa? Ugualmente come si fa a attribuire lo status di «rappresentanti dell'islam» a singoli musulmani che Avvenire indica come «esponenti delle comunità islamiche italiane»? La verità è che la Chiesa e l'Occidente hanno fatto proprio il luogo comune e lo stereotipo dell'homo islamicus, hanno compattato l'insieme delle persone provenienti da Paesi a maggioranza musulmana in «comunità islamiche», hanno elevato a autorità religiose islamiche dei semplici funzionari religiosi designandoli come interlocutori privilegiati. Che ovviamente ne hanno a tal punto approfittato da aver trasformato l'Occidente in una «fabbrica di kamikaze» islamici. Leggete ciò che Nour Dachan, il presidente dell'Ucoii (Unione delle comunità ed organizzazioni islamiche in Italia), ha scritto in un telegramma del 20 settembre: «Con la presente vorrei considerare chiuso l'incidente tra musulmani e cristiani e chiedo a tale proposito un incontro urgente con Sua Santità per trasmettere alla popolazione mondiale islamica il messaggio di pacificazione e dialogo». Un esponente dei Fratelli Musulmani che, dopo essersi auto-attribuito il rango di rappresentante dei musulmani d'Italia, si erge a ambasciatore presso la «popolazione mondiale islamica»! Stiamo assistendo, e ne siamo vittime, a una mistificazione della realtà, sia che la si consideri dal punto di vista dogmatico della religione islamica sia dal punto di vista laico della rappresentatività democratica. Probabilmente il problema della rappresentatività dell'islam resterà irrisolvibile fino a quando gli stessi musulmani non riconosceranno e rispetteranno la pluralità religiosa che è connaturata all'islam sin dai suoi esordi. Come italiano, musulmano laico di civiltà occidentale, considero una sconfitta il fatto stesso che oggi, per la terza volta, il Papa si senta in dovere di spiegare che non intendeva offendere l'islam, quando ha esercitato il legittimo diritto alla libertà d'espressione. Ma sarebbe una catastrofe se, in cambio del loro «perdono», venissero legittimati quali interlocutori della Chiesa in veste di «rappresentanti dell'islam», dei governi e delle organizzazioni che predicano e praticano il terrorismo, che mirano alla distruzione di Israele e all'annientamento della civiltà occidentale. Che nessuno si faccia illusioni: costoro si considereranno pienamente soddisfatti soltanto quando il Papa e i cristiani si convertiranno all'islam.
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