Dal FOGLIO di oggi 23/09/2006 a pag.2 un articolo di Giulio Meotti sulle reazioni al discorso del Papa a Ratisbona. Si conclude con " su ha tutto il diritto di averne abbastanza". Siamo d'accordo. Ecco l'articolo:
Roma. Sembravano tutti presi a congratularsi a vicenda nel diffondere incubi su Guantanamo, o “il nuovo Gulag” come lo chiama Amnesty. Ma alla fine a lasciare all’angolo Benedetto XVI è rimasto solo il New York Times. Nouvel Observateur pubblica un articolo dell’editorialista Jacques Julliard, che inserisce il discorso di Ratisbona “nella linea di San Tommaso e di Giovanni Paolo II. In questa epoca di fideismo e di superstizione bisogna rimproverarlo? Chiede che in materia religiosa come altrove la libertà sia la regola, non la costrizione. I democratici dovrebbero avere motivi di risentimento? Il problema oggi non è dunque quello che ha detto il Papa, ma il suo diritto di parlare in tutta tranquillità”. E’ così “strano nel paese di Voltaire” che occorra “difendere il Papa e la chiesa cattolica contro il fanatismo”? Julliard ironizza sulle reazioni così pacifiche seguite alla citazione di un imperatore del XIV secolo che nutriva qualche dubbio sull’umanità del jihad: “Tutti sanno che quando alcuni predicatori del venerdì preconizzano il jihad è per incitare i fedeli alla dolcezza. E quando le folle pachistane in piena estasi mistica scandiscono ‘jihad’, è in senso figurato e spirituale di sforzo interiore verso se stessi”. Si comprende tutto, anche “l’indignazione di alcuni musulmani palestinesi particolarmente pii”, i quali di fronte “all’intollerabile insinuazione del Papa secondo il quale ci potrebbe essere a volte un legame tra islam e violenza” hanno risposto come bisognava, “incendiando qualche chiesa e uccidendo una religiosa a Mogadiscio”. Perché meravigliarsi, “tutti sanno che gli arabi sono venuti dalla loro penisola fino all'Andalusia con un ramoscello d’ulivo in mano”. Conclude Julliard: “L’imprudenza del Papa mi sembra evidente. Bisognerà che chieda a Jacques Chirac di esporgli il principio di precauzione”. Anche il rabbino David Rosen, responsabile dei rapporti fra fedi per l’American Jewish Committee, ha detto che la reazione islamica conferma il messaggio di Ratzinger: “E’ molto triste che il Papa non possa nemmeno fare riferimento a un testo storico senza che questo conduca a uno scoppio di violenze”. E a una serie di richieste di conversioni, dai mujaheddin della shura agli illuminati con cui flirta il sindaco di Londra. Altrettanto chiaro sul Washington Post Charles Krauthammer: “‘Come osi affermare che l’islam è una religione violenta? Io ti uccido per questo’. Non è proprio il miglior modo per confutare l’accusa. Ma il punto non è la confutazione, ma l’intimidazione. PrimaSalman Rushdie. Poi la falsa storia di Newsweek sul Corano a Guantanamo. Poi le vignette danesi. E ora una citazione da una disquisizione accademica su ragione e fede in Germania, in un’università tedesca e da un Papa”. Krauthammer accusa il New York Times di aver indebolito tutti chiedendo a Ratzinger di scusarsi. “Cosa ci facevano le armate islamiche a Poitiers nel 732 e alle porte di Vienna nel 1683? Turismo? Un mese fa, due giornalisti rapiti a Gaza furono rilasciati solo dopo la loro conversione forzata all’islam. Dove furono le proteste nel mondo islamico?”. A dire la verità ne abbiamo viste poche anche da noi. “Dove sono le dimostrazioni e le risoluzioni parlamentari quando il grande mufti Ali Gum’a incita i lettori di al Ahram contro ‘il volto orrendo dei sanguinari che preparano il pane non lievitato con il sangue umano’?”. Anche l’Economist assumele difese del Papa. Per il settimanale inglese, che biasima i paesi arabi “moderati” uniti al coro dei fanatici, il Papa ha sfidato l’islam con la doppia verità per cui “i cristiani nei paesi islamici non godono della stessa libertà religiosa che i musulmani hanno in occidente e troppi religiosi islamici sanciscono e tollerano la violenza in nome della religione”. Corretto il report su Time di Jeff Israely, così come Newsweek nel porre la necessità di una riforma dell’islam. Il Wall Street Journal invita Hosni Mubarak a parlare con Benedetto XVI: “E’ stato ampiamente ripetuto, soprattutto fra i critici occidentali, che la citazione di Manuele II Paleologo era un ‘errore’. Davvero?”. La domanda apre alla sfida che la chiesa di Ratzinger dovrà affrontare e che quella di Wojtyla non ha saputo risolvere: “Pulizia religiosa”. Il progetto di dissolvimento della presenza cristiana nella ummah: dhimmi che a migliaia stanno prendendo la strada dell’esodo. “Benedetto XVI ha deciso che è ora di muoversi. E merita il sostegno del mondo”. Soprattutto di Mubarak, che ha un serio problema con la fratellanza musulmana. Da ultimo The Spectator: “Giovanni Paolo II ha chiesto scusa per i peccati delle Crociate. A questa non è seguita alcuna apologia islamica per i secoli di jihad. Ci sono segni che Benedetto XVI ne abbia abbastanza di questi doppi standard”. E quando la popolazione cristiana di Betlemme, vessata dalla mezzaluna armata di Hamas, scende al 12 per cento, quando i monaci trappisti vengono sgozzati nei bassifondi algerini, i missionari sono decapitati in Iran e tre ragazzine in Indonesia smembrate a colpi di macete, si ha tuttom il dirito di averne abbastanza.
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