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Il Foglio Rassegna Stampa
21.09.2006 Dopo l'Iran l'Egitto?
la prospettiva del nucleare degli ayatollah destabilizza già il Medio Oriente

Testata: Il Foglio
Data: 21 settembre 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «L’Iran fa paura. Al Cairo Gamal Mubarak vuole il nucleare»
Dal FOGLIO del 21 settembre 2006:

Cairo. Il delfino del presidente Hosni Mubarak, Gamal Mubarak, ha proposto un Egitto atomico. Durante il suo discorso, martedì, alla quarta conferenza del Partito nazionaldemocratico, di cui è vicesegretario generale e capo del comitato politico, ha detto: “Tutto il mondo sta guardando all’energia alternativa; anche l’Egitto deve farlo, compreso il nucleare”. Nelle stesse ore, l’Assemblea generale delle Nazioni Unite ascoltava il presidente George W. Bush rivolgersi a Teheran per fermare l’arricchimento dell’uranio e Mahmoud Ahmadinejad difendere il programma nucleare dell’Iran. E’ ben più di una coincidenza. Il discorso di Gamal, che conteneva anche un invito alle riforme, promesse da anni e mai arrivate, e un colpo alla politica americana di democratizzazione del “grande medio oriente”, potrebbe aver doppiamente messo in allerta gli Stati Uniti: prima di tutto perché le parole del giovane leader rimettono in campo la possibilità di un’imbarazzante successione in stile monarchico, di cui si discute da mesi; in secondo luogo perché la novità dell’Egitto nucleare, con il dossier iraniano più che mai aperto, potrebbe non essere gradita a Washington. Il Cairo è l’alleato principale degli Stati Uniti nella regione: riceve annualmente due miliardi di dollari in aiuti e sostegno militare. Molti analisti hanno preferito vedere nelle parole di Gamal il solito “confronto” con gli Stati Uniti: “E’ difficile separare il discorso dagli ultimi due anni di relazioni tra il Cairo e Washington pieni di divergenze”, dice al Foglio Hala Mustafa, del Centro per gli studi politici e strategici dell’Ahram, istituzione governativa. La ricerca di una posizione dura nei confronti degli Stati Uniti, in un paese in cui l’antiamericanismo è forte, può essere una buona mossa elettorale per chi vuole presentarsi come il prossimo presidente. Eppure il discorso sul nucleare, come dimostrano anche gli eventi regionali degli ultimi mesi, indica anche una preoccupazione dell’Egitto nei confronti della crescente influenza iraniana e della minaccia nucleare posta dal regime dei mullah. All’indomani dello scoppio del conflitto tra Israele e Hezbollah, a luglio, i primi a condannare l’azione delle milizie sciite del Partito di Dio contro i soldati di Tsahal furono proprio Egitto e Arabia Saudita. Al contrario, il Cairo, alleato degli Stati Uniti, potrebbe chiedersi perché Washington – che appoggia l’India nel suo programma atomico – non possa sostenere l’Egitto, in cambio, forse, proprio di quelle riforme di cui Gamal ha parlato nel suo ultimo discorso e che il regime promette, senza risultati, da mesi. “L’Egitto, e soprattutto il Partito nazionaldemocratico, è un alleato strategico degli Stati Uniti – ha detto al New York Times Hassan Abu Taleb, analista del Centro di studi strategici e politici dell’Ahram – non cerca il confronto con Washington sul programma nucleare, bensì la cooperazione. Perché gli Stati Uniti dovrebbero assistere l’India sul nucleare e non l’Egitto?”. Il Cairo ha firmato il Trattato di non proliferazione. Per alcuni decenni ha condotto sperimentazione atomica in scala ridotta. Nel febbraio 2005 l’Agenzia atomica dell’Onu ha aperto un’indagine sulle attività nucleari egiziane: ha concluso che il Cairo ha fatto ricerca per circa 40 anni, ma non mirata alla costruzione di armi di distruzione di massa e all’arricchimento dell’uranio. Hala Mustafa, che ricorda come questa sia la prima volta che pubblicamente si tratta la questione del nucleare in Egitto, mette in luce un altro aspetto interessante: il governo egiziano può essere stato spinto a proporre un programma atomico anche incoraggiato dalla relativa libertà che gode l’Iran nel portare avanti il suo. Altri paesi della regione, non soltanto l’Egitto – chi spaventato dalla minaccia atomica iraniana, chi incoraggiato dall’inattività della comunità internazionale nei confronti di Teheran – potrebbero essere attratti dall’atomo.

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