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Avvenire Rassegna Stampa
21.09.2006 Un titolo che disinforma
attribuendo a Bush responsabilità che sono solo di Hamas

Testata: Avvenire
Data: 21 settembre 2006
Pagina: 7
Autore: la redazione
Titolo: «Da Bush «pieno sostegno» ad Abu Mazen Ma resta il no al governo di unità con Hamas»
Mentre il testo della cronaca pubblicata da AVVENIRE il 21 settembre 2006 con  titolo "Da Bush «pieno sostegno» ad Abu Mazen Ma resta il no al governo di unità con Hamas" spiega in modo sostanzialmente corretto che è Hamas ad opporsi a un governo di unità nazionale palestinese che riconosca Israele, rinunci alla violenza e sottoscriva gli accordi di Oslo, il titolo ribalta i termini del problema e disinforma.

Ecco il testo dell'articolo:

Impegno in Medio Oriente. E al fianco di Abu Mazen «un uomo di pace». Il presidente americano George W. Bush si è intrattenuto ieri a margine dei lavori della 61esima Assemblea generale delle Nazioni Unite, con il leader dell'Autorità nazionale palestinese al quale ha confermato la sua piena fiducia. «L'America - ha detto Bush - vuole collaborare pienamente con l'Anp per conseguire quegli obiettivi che molti palestinesi attendono da tempo».
Un faccia a faccia di 40 minuti in un elegante albergo newyorchese nel quale Bush ha anche confermato l'impegno, annunciato durante il suo discorso di martedì, di intensificare il lavoro diplomatico a favore del Medio Oriente. Compito che sarà affidato a Condoleezza Rice.
Il principale negoziatore palestinese, Saeb Erakat ha detto che Abu Mazen ha chiesto l'aiuto di Bush per rilanciare il processo di pace e lo ha informato delle sue iniziative in vista della formazione di un governo di unità nazionale.
Un'ipotesi questa sulla quale finora Washington si è mostrata intransigente. Il consigliere del presidente per il Medio Oriente, Elliot Abrams, ha ribadito ancora che Washington esige che i fondamentalisti islamici di Hamas accettino incondizionatamente le richieste del Quartetto internazionale sul Medio Oriente (Stati Uniti, Nazioni Unite, Unione europea e Russia): ossia riconoscere chiaramente il diritto di Israele all'esistenza e gli accordi passati tra israeliani e palestinesi scorsi e la rinuncia alla violenza.
Il programma politico del governo previsto è però basato su un «documento di intesa nazionale» che contiene soltanto un riconoscimento implicito di Israele e chiede «di concentrare» gli attacchi anti-israeliani sui Territori palestinesi occupati nel 1967.
Ma la strada per il governo di larghe intesa è ancora piena di insidie. Alcune ore prima dell'incontro tra Abu Mazen e Bush, il primo ministro palestinese Ismail Haniyeh, esponente di Hamas, ha nuovamente bocciato da Gaza le «condizioni del Quartetto». Haniyeh aveva recentemente indicato, inoltre, che il futuro governo non è obbligato a riconoscere gli accordi firmati in passato tra Israele e i palestinesi. «Il presidente Abu Mazen è venuto a New York a dire al mondo che il documento di intesa nazionale stipula il rispetto degli accordi passati e Haniyeh ha affermato l'opposto», si è rammaricato un membro dell'entourage di Abu Mazen che ha chiesto l'anonimato.
«Smarcandosi» dagli Stati Uniti, l'Europa «aveva salutato» positivamente l'annuncio della prossima formazione di questo governo di unità nazionale e aveva auspicato che potesse favorire la revoca del boicottaggio politico e finanziario imposto al governo Hamas dal suo insediamento di marzo.
Americani ed europei hanno tentato di armonizzare la loro posizione durante una riunione del Quartetto che si è svolta a livello ministeriale ieri in tarda serata. Al centro dei lavori del Quartetto in particolare la questione determinante della ripresa degli aiuti finanziari diretti ai palestinesi, il cui congelamento ha innescato una crisi finanziaria senza precedenti nei Territori palestinesi dove decine di migliaia di funzionari sono in sciopero da inizio settembre. Ebbene il Quartetto ha deciso di prorogare di tre mesi gli aiuti.
Tour diplomatico incentrato sul Medio Oriente anche per Condoleezza Rice. Che prima ha incontrato il re di Giordania, Abdallah, e poi ha visto i ministri degli Esteri dei Paesi del Consiglio di Cooperazione del Golfo.
Davanti all'Assemblea ieri è intervenuto Hamid Karzai. Il presidente afghano ha detto che le forze della coalizione non riusciranno a fermare gli attacchi dei taleban fino a quando non saranno distrutti «i santuari del terroristi» all'estero. «L'azione militare da sola, non ci farà raggiungere gli scopi lo scopo condiviso di sradicare il terrorismo», ha affermato il leader afghano. Secondo Karzai, «i terroristi sono riusciti a infiltrarsi entro i confini per condurre la loro campagna omicida contro il popolo» afghano. (E.A.)

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