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Il Manifesto Rassegna Stampa
21.09.2006 Israele rapina le banche...
dei terroristi

Testata: Il Manifesto
Data: 21 settembre 2006
Pagina: 1
Autore: Marco Boccito
Titolo: «Le operazioni bancarie di Israele»
In un articolo pubblicato in prima pagina il 21 settembre 2006, Il MANIFESTO descrive Israele come un rapinatore di banche e come un affamatore del popolo palestinese.
Peccato che il quotidiano comunista non spieghi che Israele sequestra o blocca fondi che teme o sa essere destinati ad alimentare il terrorismo.
Ecco il testo:

 
Singolare raccolta fondi quella lanciata dall'esercito israeliano in varie città della West Bank. In particolare è stata assaltata, ripulita e semidistrutta una filiale della National Jordanian Bank a Nablus, insieme a 14 uffici di cambio tra Jenin, Tulkarem e Ramallah. Il bottino finale dichiarato dai militari è di 5 milioni di shekel (un milione e 200 mila dollari circa) e 170 mila dinari giordani (240 mila dollari), oltre a tre arresti. Le autorità palestinesi denunciano anche il «prelievo» di documenti e computer. Non è stata emessa ricevuta, ma l'operazione è andata comunque a buon fine. Solo che a Nablus sarebbe stato usato troppo esplosivo. Da qui le simpatiche scuse alla direzione della banca, per i danni al mobilio. Analogamente al 2004, quando un'azione simile aveva fruttato 9 milioni di dollari, provocando tumulti di piazza e la reazione della Giordania che si sentiva personalmente alleggerita, l'esercito ieri spiegava come quei soldi, provenienti da Siria e Iran, fossero destinati a Hamas, Jihad e Hezbollah. Fatte le dovute proporzioni, sarebbe come se la magistratura italiana contrastasse gli inghippi bancari nelle banche svizzere a cannonate e con le teste di cuoio dei Ros. L'immagine di una filiale stuprata dai corpi speciali, piuttosto che la sovranità violata di uno stato, in quel caso provocherebbe ben altri sussulti di coscienza. Visto il tasso di bombe a grappolo ultimamente addebitato sul conto dei civili libanesi, verrebbe quasi da gioire per l'impiego di queste tattiche «finanziarie». Se non fosse che Gaza è alla fame e che la distruzione della sua economia è parte fondante di questa guerra. «La guerra di cui il mondo non vuole sapere», titolava martedì The Independent la sua prima pagina dedicata ai bambini palestinesi uccisi negli ultimi mesi. La notizia della «rapina in banca» si aggiunge così, come una spolverata di zucchero a velo, sulla mattanza quotidiana. Considerando che ieri i raid hanno ucciso un solo palestinese e i razzi Qassam lanciati oltre confine hanno ferito un solo israeliano. Giornata quasi celestiale, con sottofondo di risacca mediterranea e cinguettìo diffuso, perché da Bari arriva anche la storia secondo cui israeliani, libanesi e palestinesi, complice la Fiera del Levante, si coordineranno presto in materia di parchi naturali. Forse troppo presto.

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