A Teheran Prodi scherza col fuoco e non fa gli interessi dell'Italia
Testata: Il Foglio Data: 19 settembre 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Scherzare col fuoco»
Dal FOGLIO del 19 settembre 2006:
Romano Prodi ha accettato la richiesta iraniana di un incontro, che si svolgerà domani a New York, con il presidente Ahmadinejad. Nessun altro leader occidentale ha accettato di incontrare un capo di stato che disprezza le risoluzioni dell’Onu contro il suo piano nucleare, che pone esplicitamente l’obiettivo di distruggere Israele e appoggia con armi e finanziamenti varie organizzazioni terroristiche. La cancelliera tedesca, Angela Merkel, non l’ha invitato neppure al campionato mondiale di calcio, dove era presente la squadra iraniana, e ha sempre condizionato il miglioramento delle relazioni all’abbandono della rigidità sul nucleare. Per non parlare dei leader anglosassoni, che hanno da sempre una posizione di fermezza contro l’estremismo sciita. Neanche Jacques Chirac, che pure spesso accarezza sogni di protagonismo “multilaterale”, si è spinto fino a questo punto. Perché il premier italiano invece accetta l’incontro diretto, per giunta lo stesso giorno in cui da Teheran arriva la smentita ufficiale alle voci che parlavano di una disponibilità a sospendere temporaneamente l’arricchimento dell’uranio, accompagnata da insolenti giudizi del leader spirituale Khamenei nei confronti del Pontefice? Può darsi che Prodi abbia avuto qualche informazione particolare dagli interlocutori cinesi, coi quali peraltro ha concordato sull’abolizione dell’embargo europeo all’esportazione di armi, rompendo la solidarietà del Vecchio continente, in cambio di frasi generiche sui diritti umani. Può darsi che, anche forte dei suoi legami personali con Teheran, si sia convinto di poter esercitare un ruolo sproporzionato al peso dell’Italia nella politica internazionale, come dimostra l’enfasi posta sulla missione in Libano, e in questa crisi in particolare. Resta il fatto che da questo incontro ci guadagna solo Ahmadinejad, che può mostrare di avere qualche interlocutore più autorevole di Chávez o degli Hezbollah. Che cosa ci guadagni invece l’Italia, da un’iniziativa che la distanzia dai suoi alleati, per ora è difficile immaginarlo.
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