I fondamentalisti pongono le loro condizioni intervista acritica al Gran muftì di Gerusalemme
Testata: La Repubblica Data: 19 settembre 2006 Pagina: 3 Autore: Fabio Scuto Titolo: «Il Gran Muftì di Gerusalemme: "Wojtyla non l'avrebbe fatto"»
Per affrontare il tema delle "reazioni" islamiche al discorso di Benedetto XVI, La REPUBBLICA sceglie di intervistare il Gran Mufti di Gerusalemme. L'angolazione con la quale intervistatore (Fabio Scuto) e intervistato guardano alla vicenda è univoca: il problema è che cosa la Chiesa cattolica e il Papa debbano ancora fare per placare gli animi dei musulmani. Naturalmente Hossein non viene minimamente contestato quando vanta "secoli di convivenza" tra cristiani e musulmani in Palestina, a dispetto del fatto che in Cisgiordania (e anche in Israele, a Nazaret) violenze, minacce e intimidazioni da parte dei musulmani contro i cristiani siano iniziate ben prima del discorso di Benedetto XVI. Ecco il testo:
GERUSALEMME - La pesante porta di noce dello studio privato del Gran Mufti di Gerusalemme Muhammed Hossein è chiusa. Si aprirà solo una mezz´ora più tardi quando la più alta autorità islamica della Terrasanta e un elegante prelato in clergyman, si accomiatano sulla porta. La stretta di mano è sincera e calorosa, ma l´inviato del Vaticano con il compito di portare il «rincrescimento» di Papa Ratzinger per ciò che ha provocato il suo discorso a Ratisbona, non hanno convinto il Gran Mufti. «Nessuno scontro», chiarisce subito sheikh Hossein accomodandosi dietro alla scrivania, «ma l´offesa resta e il rincrescimento non basta», poi una riflessione: «Papa Wojtyla non avrebbe mai citato nulla di simile». La finestra alle sue spalle affaccia sulla Grande Spianata delle Moschee dove si stanno radunando migliaia di fedeli per la preghiera di mezzogiorno. «Guardi», dice ancora Sheikh Hossein, «sono secoli che conviviamo in pace e in serenità con i cattolici, il rapporto deve rimanere quello che è sempre stato, di collaborazione e solidarietà, com´è nella natura del popolo musulmano». Perché le spiegazioni del Papa non l´hanno convinta? «Io credo che chi cita ciò che hanno detto gli altri senza prendere subito le distanze, fa proprio il concetto che esprime. Poi il discorso di domenica del Pontefice non ci ha soddisfatto, perché si è rammaricato per la reazione suscitata dalle sue parole, non per aver usato quelle parole offensive per la nostra religione. Era meglio, se invece del rammarico per cosa hanno capito gli altri, avesse parlato di scuse per aver usato lui quelle parole». Cosa deve fare il Vaticano fare per far scendere la tensione? «Al momento il rincrescimento del Papa è insufficiente». Difficile che il Pontefice faccia ulteriori marce indietro. «Non discuto il ruolo del Pontefice, per cui ho un grande rispetto, o la gerarchia della Chiesa. Ciò che sono affari interni fra fedeli e Chiesa cattolica non mi riguardano. Tuttavia per quello che mi compete, io credo che ciò è stato detto dai Profeti, compreso Gesù Cristo, è infallibile e né io né nessun altro musulmano può metterlo in discussione. Ma chiunque altro potrebbe dire cose sbagliate. E allora chi sbaglia poi chiede scusa». Il Pontefice deve quindi fare un altro passo in questa direzione? «Lo ritengo doveroso». Perché particolarmente in Palestina ci sono stati atti vandalici contro le chiese cristiane? «Reazioni al discorso del Papa ci sono state in tutti i paesi musulmani, qui ci sono stati atti deprecabili che noi condanniamo con grande forza, siamo contro qualsiasi atto di violenza o di offesa contro qualunque altra religione. Questa non è solo una mia opinione, ma è la nostra fede che ce lo chiede e ce lo impone. Il popolo palestinese sta vivendo sotto l´occupazione, sta attraversando momenti difficili e l´Anp non ha poteri né il controllo del territorio per impedire a qualcuno che vuole approfittare o per ignoranza o per cattiva intenzione di questa situazione per aggredire e fomentare il conflitto inter-religioso». Cosa avete fatto voi musulmani per evitare che la questione diventasse incandescente? «Abbiamo fatto tutto ciò che potevamo. Siamo stati espliciti nel dire: non fate nulla contro i cristiani e i loro luoghi di culto con appelli alla calma e alla moderazione. Il rapporto deve rimanere quello che è sempre stato, di collaborazione e solidarietà com´è nella natura del popolo musulmano, sono secoli che conviviamo in pace». Ha notato che alcuni presuli cattolici in Medio Oriente hanno preso le distanze da quella dichiarazione su Islam e violenza? «Ho ascoltato con attenzione sia le parole del Patriarca latino di Gerusalemme Sabbah che quelle dell´arcivescovo di Algeri Teissier, riguardano rapporti interni alla Chiesa cattolica; ma anche loro hanno capito che sarebbe stato meglio non pronunciare quelle parole». Lei ha conosciuto anche Karol Woytyla, il precedente Pontefice. Trova delle differenze con Papa Ratzinger? «Non abbiamo mai sentito da Wojtyla, in tutto il suo lungo papato, nulla che possa assomigliare a quella dichiarazione di Papa Ratzinger. Wojtyla non avrebbe mai citato nulla di simile. Se Benedetto XVI vuole seguire sulla sua strada, si corregga. Papa Wojtyla durante il suo primo discorso in italiano diede una prima lezione di umiltà chiedendo ai romani di perdonarlo se avesse compiuto degli errori, ma anche di correggerlo. Ecco Papa Ratzinger segua la sua strada, si faccia correggere. Ci vuole più coraggio a chiedere scusa che a sbagliare, e personalità della portata di Benedetto XVI dovrebbero avere tali dosi di coraggio».