Entusiastico ritratto di Ahmadinejad sul quotidiano della Margherita
Testata: Europa Data: 15 settembre 2006 Pagina: 2 Autore: SIAVUSH RANDJBAR-DAEMI Titolo: «Ahmadinejad, icona del Terzo mondo, lancia dall’Africa la sua nuova sfida»
Ahmadinejad "icona del terzo mondo" grazie alle sue "affermazioni " genocide e negazionistee alla sua "fermezza" nel continuare a sostenere i terroristi, Ahmadinejad che si concede una "rigenerante sosta nel Venezuela dell'amico personale nonché stretto alleato politico Hugo Chávez" , Ahamdinejad che "accolto con tutti gli onori a Dakar dal suo omologo Abdulhaye Wade" subito ostenta la "tradizionale simpatia dei governanti della Repubblica islamica per l’Africa (è ancora vivo in quel continente il ricordo dell’Iran come uno dei sostenitori principali dell’African National Congress nella sua lotta contro il regime razzista dell’apartheid)." Nell'articolo si Siavush Randjbar-Daemi pubblicato da EUROPA del 15 settembre 2006 è del tutto evidente il tentativo di presentare in una luce estremamente favorevole, se non entusiastica, il presidente iraniano. Ecco il testo:
Dopo essersi limitato per mesi a roboanti affermazioni nei suoi ormai famigerati e frequenti comizi di piazza, Mahmoud Ahmadinejad ha deciso indossare le vesti del condottiero sul campo della convoluta ma efficace strategia diplomatica di Teheran. La scelta del leader iraniano deriva dalla netta percezione di un clima favorevole all’Iran, non certo in Occidente, ma in molte parti del resto del mondo. Proprio le sue affermazioni sulla cancellazione di Israele dalla carta geografica e sulla negazione Olocausto, la sua fermezza di fronte alle crescenti pressioni occidentali per il sostegno iraniano a Hamas e Hezbollah e la difesa a spada tratta delle ambizioni nucleari del regime islamico, gli hanno fato guadagnare simpatie e consensi nel Terzo mondo. E ora Ahmadinejad passa all’incasso. In Senegal ha iniziato un lungo viaggio che avrà come momento culminante l'approdo a quel palazzo di vetro che non ha saputo finora far pesare la sua voce sulla matassa nucleare iraniana. Accolto con tutti gli onori a Dakar dal suo omologo Abdulhaye Wade, il presidente iraniano ha subito ostentato la tradizionale simpatia dei governanti della Repubblica islamica per l’Africa (è ancora vivo in quel continente il ricordo dell’Iran come uno dei sostenitori principali dell’African National Congress nella sua lotta contro il regime razzista dell’apartheid). Democraticamente eletto nel 2000, a differenza di molti colleghi africani, il capo dello stato senegalese gode di stima in Occidente, dove è considerato, sul solco di Leopold Senghor, un fine statista. E forse anche utilizzando questa “proiezione” occidentale di Wade, dopo gli incontri bilaterali con il presidente senegalese, il leader iraniano ha espresso – per la prima volta in parecchi mesi – ottimismo circa la ripresa dei negoziati, aggiungendo di esser pronto a considerare «nuove condizioni», senza però esplicitarle. Ma il coriaceo presidente iraniano non è attivo solamente nel Terzo Mondo. Ahmadinejad ha mandato a Parigi qualche giorno fa il suo consigliere più fidato, Mojtaba Hashemi Samareh. Considerato vicino al potente ex ministro degli esteri Ali Akbar Velayati, Samareh – noto per aver imposto in passato un comportamento di assoluto ascetismo ai diplomatici iraniani in partenza per l'estero – ha incontrato i più alti vertici di Stato francesi, incluso Chirac. Ahmadinejad è atteso nella capitale cubana, dove sarà con tutta probabilità, con il venezuelano Chávez, il vero protagonista – data l'assenza per malattia del padrone del casa Fidel Castro – del summit dei capi di stato del Movimento dei Non Allineati (Nam) che entra nel vivo oggi. Già prima del suo arrivo la conferenza dei ministri degli esteri ha ratificato una robusta risoluzione in cui si ribadisce il pieno sostegno del Nam al programma nucleare iraniano, definito «pacifico» e «privo di finalità belliche ». In sintonia con le loro opinioni pubbliche – che in paesi importanti come la Malesia e l’Indonesia trattano l'ultraradicale capo di stato iraniano alla stregua di un eroe nazionale – i governanti dei paesi in via di sviluppo hanno tutto l’interesse a ridare slancio e nuova linfa al Nam, ormai ridotta a poco più che un residuato della Guerra fredda, e dunque anche al proprio status internazionale. E il caso nucleare iraniano viene pure visto come precedente da sfruttare qualora gli altri paesi del Terzo Mondo scegliessero di sostituire la costosa dipendenza dagli idrocarburi con la sempre più abbordabile tecnologia atomica. Dopo una rigenerante sosta nel Venezuela dell'amico personale nonché stretto alleato politico Hugo Chávez Frías, Ahmadinejad è atteso tra meno di una settimana all'Assemblea generale delle Nazioni Unite dove – qualora l'Iran decidesse di concludere la partita diplomatica sul nucleare – l’attende un discorso che probabilmente consoliderà ancor di più il suo status nei paesi in via di sviluppo. La città simbolo dell'acerrimmo avversario americano potrebbe quindi fungere da insperato palcoscenico per un ex sindaco di Teheran che nel corso di poco più di dodici mesi ha fatto saltare equilibri interni e internazionali, giungendo ai piedi di quella leadership del Terzo Mondo che l’ingegnere di Garmsar sta per conquistare anche grazie all’effetto boomerang generato involontariamente da un Occidente incapace di gestire efficacemente il suo contenzioso con un rivale che calca assai abilmente la scena internazionale.
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