Il 12 settembre scorso
la Anti-Defamation League ha pubblicato a pagamento sull’International Herald Tribune una lettera aperta di Francois Leotard a Ahmadinejad. La lettera era già apparsa sulla Tribune Juive in agosto, la presentiamo qui in versione italiana.
Francois Leotard è un ex deputato francese, che ha ricoperto le cariche di Ministro degli Interni, della Cultura e degli Affari Esteri in precedenti governi francesi.
Ci chiediamo se un testo come questo potrebbe essere concepito e firmato anche da un politico italiano.
Lettera aperta a Mahamud Ahmadinejad da Francois Leotard.
Signor Presidente,
a dire il vero non intendevo rivolgermi a lei con questo appellativo, perché è un appellativo che implica rispetto. Ciò nonostante lo uso, perché lei parla in nome del popolo iraniano.
Nelle fotografie lei appare circondato dalla folla, in un mare di volti e di braccia tese. Questo fa presupporre un certo qual entusiasmo, o per lo meno un certo sostegno.
Abbiamo avuto anche noi folle così in Europa. Fu in un periodo nero della nostra storia, un periodo tragico che ricordiamo ancora con vergogna e con orrore.
Uno dei popoli più civili del mondo, che eccelleva nei campi della filosofia, della musica, della poesia e della scienza, che stupiva i popoli vicini per l’ingegno scintillante, sprofondò nell’odio, nelle tensioni razziali e nell’ignominia. Il risultato fu che decine di milioni di persone soffrirono nella propria carne, nella propria cultura e nelle propria dignità l’orrenda barbarie che voleva essere ‘l’ordine nuovo’. Le prime vittime furono i cittadini del paese stesso –
la Germania - poi gradualmente anche gli altri ne vennero devastati.
Questa follia prese il nome di ‘guerra mondiale’. Ma fu prima di tutto una guerra contro tutto ciò che di umano ci circondava. I libri furono dati alle fiamme, i bambini vennero deportati e uccisi, le menti distrutte. Tutto ciò che aveva reso grande l’umanità venne calpestato. E poi…
Poi - ecco che ritorno a ciò che la riguardi: una parte dell’umanità (una piccola parte, è vero), il popolo degli Ebrei, fu condannato a patire l’inferno. Non era un popolo fra i più numerosi, né fra i più ricchi, né fra i più influenti. Erano donne e uomini che avevano attraversato il tempo e lo spazio mantenendo la propria fede, le proprie domande sul mondo, su Dio, sulla necessità di vivere o di soffrire, sulla gioia dell’amore. Per lo più amavano i libri. Pensavano molto. Non capivano perchè fossero disprezzati, chiamati sub-umani, Untermensch, considerati alla stregua di insetti. Vennero inseguiti per tutta Europa, impiccati, uccisi, inceneriti.
Lei queste cose le sa benissimo, ma gliele rammento per almeno tre motivi:
. il primo motivo è che noi (questo ‘noi’ è un plurale retorico) non possiamo permettere che questo accada di nuovo. Io non sono ebreo, ma gli Ebrei sono i miei fratelli, come lo sono i Persiani.
- Il secondo motivo è che gli Ebrei hanno diritto alla propria patria esattamente come me e come lei. Che quella patria si chiami Francia o Israele non fa differenza.
- Il terzo motivo non le piacerà. Ma diciamo la verità: gli Ebrei portano nel mondo (e questo è probabilmente il motivo per cui lei li vuole ‘cancellare dalla faccia della terra’) un concetto dell’uomo e del suo destino che ha arricchito molti secoli di civiltà, ed è testimonianza di merito per il popolo ebraico e per lo Stato di Israele.
Signor Presidente, lei ha il diritto di essere nazionalista. Ha il diritto di essere orgoglioso della storia del popolo persiano. Ha il diritto di praticare la propria fede religiosa e di pregare un Dio che è ‘clemente e misericordioso’, come afferma l’apertura di ogni sura del Corano.
Lei crede di avere il diritto di imporre il velo alle donne, di torturare i suoi oppositori, di imprigionare i giornalisti che la contraddicono, di condannare a morte minorenni e di perseguitare le minoranze interne.
Ma lei non ha il diritto di guardare Israele con lo sguardo inquietante, imbecille e torvo che accompagna le sue parole. Mi pare che quello che lei odia in questo Stato è la libertà di parola, la varietà dei partiti, il ruolo dell’opposizione, l’indipendenza della magistratura, la ricerca universitaria e - sicuramente – anche il coraggio. In breve, tutto ciò che giustamente noi ammiriamo.
Gli uomini che organizzarono
la Conferenza di Wannsee che decretò lo sterminio degli Ebrei d’Europa sono tutti morti oggi. Un giorno lei, come tutti noi, avrà la stessa sorte.
Spero per il suo bene e per il bene del popolo persiano, per il bene dei bambini persiani e israeliani che vivranno dopo la sua morte, che nessuno senta il bisogno di sputare sulla sua tomba.
Francois Leotard