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Agenzia Radicale Rassegna Stampa
14.09.2006 Libano. La linea contraddittoria dell'Occidente
la missione internazionale è divisa al suo interno e senza obiettivi precisi

Testata: Agenzia Radicale
Data: 14 settembre 2006
Pagina: 0
Autore: Elena Lattes
Titolo: «Libano. La linea contraddittoria dell'Occidente»
Da Nuova Agenzia Radicale:
 
"Abbiamo imparato dalla vittoria degli Hezbollah che Israele può essere battuto se sappiamo come colpirlo e se siamo ben preparati; stiamo importando razzi e istruzioni su come lanciarli e stiamo preparando diversi piani di combattimento; Intratteniamo strette relazioni con gli Hezbollah che ci aiutano con qualche programma di addestramento e non ce ne vergognamo affatto. La nostra preparazione include la costruzione di bunkers speciali, anche se Gaza non ha la stessa topografia del Libano. Le armi migliori sono sicuramente i razzi, poiché abbiamo visto che la capacità di bombardare la popolazione israeliana con centinaia di missili al giorno può cambiare l'equilibrio strategico con Israele". Queste sono alcune frasi pronunciate da Abu Ahmed, uno dei capi del nord della striscia di Gaza del gruppo terroristico 'Brigate dei Martiri di Al Aqsa', considerato "il braccio armato" di Fatah, cioè il partito di Abu Mazen, quello che in occidente è definito moderato. Non oso immaginare, quindi, cosa possa affermare invece Hamas, che ora è al governo, che invece viene considerato fondamentalista.

E non si tratta solo di parole perché in effetti il traffico di Katyusha provenienti dall'Egitto, così come le operazioni di miglioramento dei Qassam, sono notevolmente aumentati, ci riferisce Yediot Aharonot.

Al confine settentrionale di Israele si trova, invece, il Libano dal quale gli Hezbollah non hanno mai smesso di sparare missili su tutto il nord del Paese.
Durante la guerra tra luglio e agosto scorsi, ci è stato raccontato che il governo libanese avrebbe voluto fermarli, ma era troppo debole per poterlo fare. Ora, però, che dovrebbe essere supportato da 15mila soldati Onu - che stavolta non dovrebbero limitarsi ad osservare l'addestramento e il rifornimento di armi al "partito di Dio" o a fare loro da scudi umani - si rifiuta di farlo, affermando che questa organizzazione è parte integrante del governo e del Paese.

Siniora, in particolare, (avrà forse paura di fare la fine di Jemayel e Hariri?) sta tentando di tutto per convincere il mondo che Hezbollah non ha creato uno Stato dentro lo Stato, anche se poi se ne dissocia quando si tratta di assumersi le responsabilità degli attacchi ad Israele.

Come se non bastasse, sia il nostro governo, che Kofi Annan e altri esponenti politici nel mondo, sembrano non solo accondiscendere al comportamento così contraddittorio di Siniora e dei suoi colleghi, ma addirittura pare che ne aggiungano del proprio. Alcuni qui in Italia, tra cui il ministro Parisi, sostengono che gli inviati dell'Unifil non faranno nulla per disarmare gli Hezbollah né per impedire il traffico di armi con la Siria, ma al contrario saranno autorizzati a sparare contro chiunque sia armato e quindi logicamente si può temere che potranno sparare anche contro gli israeliani, nel caso questi si difendano dagli attacchi di missili.

E' vero che la Francia ha assicurato che impedirà il traffico di armi, ma è altrettanto vero che la Turchia, invece, ha detto che appena qualcuno costringerà i propri soldati ad usare le armi ritirerà le proprie truppe.

In poche parole questa missione internazionale parte già divisa al suo interno, senza avere chiari gli obiettivi e i metodi per affrontare i problemi e c'è già chi ne vorrebbe una simile al confine tra Gaza e Israele.
Il mondo, quindi, nel suo complesso, non sembra preoccuparsi più di tanto dei problemi reali di quella zona:
va a braccetto con i terroristi confermandone la loro legittimità politica, facendo finta che un'organizzazione il cui unico scopo è quello di distruggere uno o forse anche due Paesi - Israele e Libano - di punto in bianco decida di disarmarsi da sola magari perfino di autodissolversi per chissà quale recondito motivo;
sorvola sul coinvolgimento dell'Autorità Palestinese nel terrorismo e nella violenza, addossandone ingiustamente le pesantissime responsabilità ad Israele;
non solo rimanda in continuazione le scadenze di approvazione delle sanzioni per scoraggiare la produzione di armi nucleari da parte del governo iraniano altrettanto fondamentalista che ripete tutti i giorni di voler distruggere Israele e che non manca di sfidare anche il resto del mondo, ma promuove invece un dialogo che finora non ha portato a nulla di concreto.

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