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Il Foglio Rassegna Stampa
14.09.2006 Il Papa ha ragione nell'interpretare il Corano
intervista al gesuita egiziano Samir Khalil Samir

Testata: Il Foglio
Data: 14 settembre 2006
Pagina: 1
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «La lezione di Samir»

Dal FOGLIO del 14 settembre 2006:

Roma. Prima che un esegeta, Samir Khalil Samir è un amante della parola coranica. Massimo studioso cristiano di islam, nato al Cairo nel 1938, d’adozione libanese, formatosi in Francia e in Olanda, insegna all’Università Saint-Joseph di Beirut e al Pontificio istituto orientale di Roma. Già visiting professor alla Georgetown University, Samir apre il suo colloquio con il Foglio spiegando perché Hamza Piccardo è un manipolatore quando afferma che la sura sulla tolleranza di fede citata dal Papa appartiene al periodo adulto di Maometto. “Quando Maometto arriva a Medina nel 622 è una specie di profugo, non ha ancora organizzato la città, l’esercito e non ha iniziato le razzie. L’idea essenziale del Papa è che Maometto era senza potere e minacciato. La sura 2, 190-93 è mistificata nella versione di Piccardo nella parte ‘uccideteli ovunque li incontrate’. La parola fitna non significa ‘persecuzione’ come scrive Piccardo, ma ‘sedizione’, colui che seduce con la menzogna. La fitna è peggio dell’omicidio. ‘Combatteteli finché non ci sia più fitna’, tradotto erroneamente con persecuzione. Uccideteli, mettono in dubbio la vostra fede. ‘Scirk’ indica il politeismo. Al verso 193 Maometto dice ‘combatteteli’, è presente la radice della parola araba ‘uccidere’, affinché non ci sia più politeismo. Questo è il pericolo del Corano e questo ha capito il Papa dell’islam”. Ma non significa che nel Corano non ci siano anche passi sulla tolleranza: “Il Papa avverte che troviamo sì i due pareri, ma dipende da come li interpretiamo. Quando Maometto è debole propone il dialogo, una volta giunto al potere predica la guerra. Il Corano è la fonte principale, ma tutti sanno che la tradizione maomettana e gli atti del Profeta costituiscono la fonte della giurisprudenza. Dal 623 al 632, anno della morte di Maometto, il Profeta ha condotto 19 guerre più alcune decine di razzie. Il musulmano che oggi si dice in guerra non fa che seguire la traccia di Maometto, il modello perfetto. E anche il musulmano che si dice non violento può richiamarsi al Corano, come il versetto ‘io ho la mia religione, voi la vostra’, oppure ‘se Dio l’avesse voluto avrebbe fatto di voi un solo popolo’, cioè Dio non ha voluto l’uniformità”. L’islam ha offerto ai musulmani una visione apparentemente più realistica del cristianesimo. “Maometto è un uomo sapiente ispirato da Dio, digiuna, prega, ha i piedi sulla terra e sa che se vuole costituire una comunità che difenda l’onore di Dio deve poter reagire alle critiche, diventare stato. La comunità del Corano è spirituale, culturale, economica, politica e militare. Tutti devono avere la stessa visione, così si può conquistare il mondo. Maometto era geniale: adorare l’unico Dio e obbedire all’ultimo messaggero di Dio, Maometto”. Il Corano diventa l’ultima e migliore rivelazione: “E’ il percorso tracciato da Manuele Paleologo. Mosè rivela Dio al suo popolo con la Torah, gli ebrei non sono fedeli, Dio manda i Profeti e questi vengono uccisi. Arriva un altro profeta, Gesù, annuncia la venuta di un messaggero, Maometto. I cristiani non sono fedeli a Gesù, introducono la trinità. Dio manda l’ultimo messaggero, Maometto. E una nuova legge, la sharia. Come Gesù ha cancellato la legge mosaica, così Maometto ha portato la nuova legge che prende il posto del Vangelo. L’islam è la religione perfetta. Ma tranne Averroè, ha distrutto l’ellenismo a partire dal XII secolo. Contro la ragione e la modernità, sceglie Dio contro l’uomo. Il logos di Ratzinger significa parola e ragione, in greco razionale e spirituale, se nego questo avrò negato l’uomo. Aprendo al negazionismo dell’occidente”. (segue dalla prima pagina) Il Papa ha parlato di una trascendenza assoluta di Allah. Nell’aniconismo islamico non c’è porta d’ingresso alla realtà. “Niente è simile a Dio, è la tautologia”, prosegue Samir. “Nella Torah e nel Nuovo Testamento Dio appare sotto forma umana. L’espressione araba per l’uomo creato a immagine di Dio si trova in un hadith di Maometto. Ma nell’islam il ‘sua’ rimanda all’uomo, non a Dio: Dio crea l’uomo a immagine dell’uomo. Tutte le religioni hanno cercato di mantenere il tutt’altro di Dio, ‘santo’ vuol dire separato dal mondo. Il Corano 50, 16 dice che ‘noi siamo a lui più vicini della sua vena giugulare’. Il passo sarà usato dai mistici. Il nome di Dio preferito da Maometto, Rahman anziché Allah, diffuso fra ebrei e cristiani nel sud della penisola araba, indica l’aspetto materno di Dio: ‘utero’. Ma è prevalsa la distanza da Dio”. La visione islamica di Dio fa sì che l’uomo diventi il suo “schiavo” orgoglioso. “Nell’islam Dio è l’onnipotente che dà ordini e la salvezza è nella sottomissione ad Allah: ‘islam’. Se c’è un ordine, l’uomo deve difendere l’onore di Dio, come il cavaliere con il principe, dando la vita e uccidendo i nemici. Nel Corano si deve combattere contro tutti i nemici di Dio”. Torniamo alla storia del Profeta. “Alla morte di Maometto, le tribù sottomesse non vogliono pagare. Il califfo Omar decreta la guerra ‘contro gli apostati’, ‘quelli che si sono tirati indietro’. L’islam oggi dice che chi si converte deve essere ucciso. Il versetto 2, 191 spiega che è peggio che un musulmano si faccia cristiano o ebreo che venga ucciso”. Di qui la frase del Papa sulla conquista. “In Europa vedi sacerdoti che cercano di evangelizzare? Il musulmano che viene in Italia va dal cristiano e dice: ‘Perché non ti fai musulmano?’. Ahmadinejad spedisce lettere per invitare alla conversione, come Maometto inviava lettere all’imperatore invitandolo a raggiungere la vera religione. Se i capi non rispondevano positivamente, muoveva loro guerra”. Khomeini e il rinascimento sciita I detti di Maometto sono stati raccolti tre secoli dopo la sua morte dai saggi persiani. “In queste collane c’è sempre un capitolo sul jihad. Come la guerra contro gli ebrei: ‘Combatterete gli ebrei al punto che se uno di essi si nascondesse dietro una pietra la pietra direbbe ‘oh servitori di Dio, ecco un ebreo che si nasconde dietro di me, uccidetelo’. Oppure ‘l’ora del giudizio non arriverà prima che non abbiate combattuti gli ebrei’. Il detto più famoso di Maometto è però quello in cui dice che ‘Dio mi ha mandato per combattere tutti quelli che non credono finché credano in Dio e si facciano musulmani’. Nel XX secolo i salafiti si rifanno al pachistano Abul Ala Maududi: ‘Il jihad è una parte della difesa dell’islam. Questo supremo sacrificio della vita incombe a tutti i musulmani’. Oppure: ‘Se il paese attaccato non è abbastanza forte, il dovere dei paesi musulmani vicini è venire in aiuto’. Gli stati non hanno significato per il musulmano, esiste solo la ummah. Il sesto obbligo è il jihad. ‘Chi si sottrae è un peccatore’”. Il revival sciita è la più grave minaccia. Sul numero del 18 agosto 2006 del settimanale egiziano Roz al-Yusuf si legge che Hezbollah ha reclutato più di duemila ragazzini fra i dieci e i quindici anni d’età perché servano nelle sue milizie armate. Vengono addestrati per diventare “martiri”. I visi coperti di pitture mimetiche, giurano di combattere il jihad e sono selezionati da Hezbollah in base a un unico criterio: la disponibilità al suicidio. Devono preparare il mondo alla venuta del “dodicesimo imam”. Nato nel 869, unico figlio dell’undicesimo imam, scomparve nel nulla ponendo fine alla discendenza di Maometto. Ahmadinejad ha concluso il suo primo discorso all’Onu implorando Dio per il ritorno dell’imam. Finanzia un istituto a Teheran il cui unico scopo è studiare e accelerare la venuta dell’imam. “Gli sciiti sono più mistici dei sunniti, capaci di dare un’interpretazione spirituale del Corano. Sono aperti alla dimensione metafisica, inesistente fra i sunniti, e quindi alla manipolazione, disposti a credere alla venuta del Messia sotto forma del dodicesimo imam. Credono che questo imam ucciso dai libici sia scomparso e che tornerà. Bernard Lewis spiega che Ahmadinejad vorrebbe presentarsi come questo imam nascosto”. Bisogna tornare ai bagliori del khomeinismo. “Khomeini ha creato un rinascimento sciita. Mistico e rinnovatore, lancia una visione nuova dell’islam. Il capo di stato non deve essere un politico, ma un imam dottissimo. Ai bambini iraniani fu messa al collo la chiave per andare in cielo. Morivano suicidi”. Al fronte degli scribi annotavano le ultime volontà, spesso in forma di lettera a Khomeini, come poeti guerrieri dichiarano che la luce è entrata nella loro vita grazie all’ayatollah. Anche senza aver ricevuto ordini dal comandante, tutti vogliono arrivare primi. “Ahmadinejad è frutto di questa tradizione. Non credo che la maggioranza del popolo iraniano stia con lui quando dice che Israele deve essere eliminato dalla faccia della terra. Ma è stato eletto”. Siamo quindi di fronte a una democrazia nuova, più terribile di una dittatura panaraba. “Ahmadinejad è un pazzo, ma non un imbecille, attacca, gioca col fuoco. Quando esploderà, sarà la catastrofe per l’Iran”. Alla domanda se per un cristiano sia meglio vivere accanto a uno sciita o a un sunnita, Samir si lascia andare a una fragorosa risata: “Preferirebbe essere mangiato da un leone o da una tigre?”.

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