Lo scrittore Vikram Seth racconta la storia familiare dei prozii Shanti ed Henny, lui indiano, lei tedesca ed ebrea: attraversarono il “secolo breve”,la guerra, il nazismo, l’Olocausto. Le loro vicende sono ricostruite grazie alla testimonianza diretta di lui e ai ricordi nascosti in un baule da lei.
In fondo, questo libro è “soltanto”una storia d’amore: finita quando i due protagonisti avevano ottant’anni, dopo un matrimonio durato trentotto e un’amicizia lunga cinquantasei. Henny e Shanti “erano fatti l’uno per l’altro, anche se non avevano trovato l’uno nell’altra tutto ciò che, in passato, avevano sperato di trovare”. Shanti deve essersi sempre chiesto se Henny lo avesse mai amato romanticamente come lui aveva amato lei, o come lei aveva forse amato qualcun altro. Come aveva scritto una volta, Henny non era sicura di “essere felice al cento per cento” con Shanti. “Ma chi sa tutto in anticipo?” aveva aggiunto. “Forse troverò la felicità in questa incertezza?!”. A dire il vero, la loro foto di nozze – una cerimonia modesta,celebrata nel 1951 – strappa un sorriso di simpatia indulgente: difficile immaginare una coppia più spaiata di questi due attempati sposini. Lei, di mezza testa più alta di lui, lo tiene per il braccio: indossa un’elegante, pudica veletta. Lui, la carnagione scura e profonda, ha un garofano bianco all’occhiello e un guanto nero calzato nella mano mancante (aveva perso tutto il braccio combattendo a Montecassino, nei ranghi dell’esercito inglese). Il mazzo di fiori della sposa è il personaggio meno ingessato della fotografia. La lunghissima storia d’amore fra Shanti e Henny è una di quelle cose che se la Storia fosse andata diversamente mai sarebbe potuta succedere. Quest’uomo e questa donna, nati entrambi nel 1908 ma l’uno in India e l’altra a Berlino, si sono incontrati e ritrovati in punti diversi del tempo e dello spazio, sospinti dalla guerra e da ciò ch’essa portò con sé. Hanno visto disperdersi la loro cerchia di affetti e amicizie. Si sono lasciati per strada la casa, i rifugi dei ricordi: sono diventati molto diversi da ciò che erano. Henny provò un tacito sollievo quando, molti anni dopo il suo sbarco da profuga in Gran Bretagna, rinunciò al passaporto tedesco con la lettera J di “jude” stampigliata sopra e ottenne quello di Sua Maestà d’Inghilterra. Shanti tornò di rado in India, e sempre senza sua moglie. Ma ora che non ci sono più da tanti anni, ecco uno scrittore che, con laboriosa passione e quell’ostinazione che viene dall’affetto, ha deciso di “riconnettere” Shanti e Henny alla storia delle rispettive famiglie. L’una vivace e popolosa, sparpagliata per il mondo. L’altra estinta dallo sterminio nazista. Lo scrittore in questione è Vikram Seth, autore del best seller “Il ragazzo giusto” (uscito in italiano nel 1995), e ora di questo “Due vite”, fresco di stampa nel nostro paese sempre per l’editore Longanesi. Peccato solo per una traduzione farraginosa, che a volte compromette il gusto della lettura. Shanti era in effetti un fratello del nonno di Vikram Seth. Quando l’autore arrivò in Inghilterra dall’India per studiare,fece base nella casa dello zio, a Londra. E conobbe così quella sua bizzarra moglie tedesca, alta e un po’ arcigna ma capace di sciogliersi col tempo e la confidenza. Shanti l’aveva incontrata tanto tempo prima: quando, al pari del nipote, era venuto in Europa a studiare. In una sequenza di casualità che si sarebbe in futuro rivelata fatale.Era l’estate del 1931 e, invece di seguire la rotta “normale” di Aden e Suez, Shanti prese il treno da Benares a Karachi,proseguì in nave fino a Basra e di nuovo in treno raggiunse Baghdad, varcò il deserto e da Haifa raggiunse Atene, Marsiglia e finalmente Parigi. Dove rimase ben poco, disgustato dai prezzi alti e da una serie di contrattempi. Dubbi e impeti giovanili lo accompagnano a Londra ma soltanto per riportarlo nel giro di breve tempo in Europa Continentale. Nella Berlino del Reich, in una stanza in affitto a casa di una vedova ebrea madre di due figlie sue coetanee, Shanti trova finalmente pace. Qui studierà odontoiatria. Assisterà all’amore fra Henny e Hans, ma soltanto per rievocarlo con un sorriso,tanti anni dopo, nel salotto della loro casa londinese. Seth racconta la storia di queste due vite così come loro gliel’hanno concessa: quella di Shanti ascoltando in viva voce le parole del vecchio zio. Quella di Henny grazie a un baule ritrovato per caso in soffitta, perché lei era una persona molto, molto riservata. Preferiva tacere invece di ricordare. E poi, per triste ironia del caso, se n’era andata prima di suo marito, malgrado i brutti malanni di lui e l’energia un poco segaligna di lei. Lo scrittore racconta con garbo ma senza reticenze, affollando a tratti la pagina della numerosa parentela indiana, lasciandovi cadere altre volte lo sgomento di quando lui, Vikram, scoprì quasi da solo, durante un viaggio in Israele e una capata al memoriale della Shoah, l’orrore ch’era stato e che i suoi vecchi zii tanto all’antica si erano lasciati alle spalle.