Verso la metà degli anni '80, quando l'Urss non era ancora crollata, esplose con gesti clamorosi la ribellione degli ebrei sovietici contro il divieto di emigrare. All'inizio furono qualche migliaio a manifestare, poi, caduto il comunismo, furono più di un milione quelli che si trasferirono in Israele. I loro leaders venivano fermati e messi in prigione. Nathan Sharanski, Ida Nudel, Joseph Begun divennero nomi familiari in occidente per il coraggio con il quale affrontavano la repressione in quel paradiso dal quale volevano fuggire. Ma essendo una prigione, fuggire era proibito. In Italia furono i radicali i primi a farci conoscere il dramma dei "Refuseniks", come venivano chiamati gli ebrei ai quali veniva rifiutato il visto di espatrio. Malgrado l'informazione " de sinistra" avesse tentato di coprire la notizia, nel mondo libero si cominciava a sapere quel che stava capitando in Unione sovietica. Che tentò, allora, la classica operazione, ancora oggi appannaggio di tutti i regimi dittatoriali, di negare la verità, inviando in giro per il mondo persone a loro modo presentabili per ristabilire la validità della menzogna. In Italia mandarono un generale, tale David Dragunsky, in uniforme e con tanto di medagliere che gli copriva metà giacca, per dirci, guardatemi, sono un ebreo russo, sono un generale, rispettato da tutti, sono ormai in pensione e la mia vita si svolge liberamente, nessuno mi reprime, vivo in un Paese dove la libertà è un valore. Ebrei repressi? Ma quando mai, sono solo pochi esagitati, sicuramente spie della Cia. Qualcuno gli avrà anche creduto, a sinistra c'è sempre bisogno di essere rassicurati che in fondo il tiranno non esiste e, anche se sembra esserci, è tale solo per il nostro bene. Prendiamo l'Iran. Se c'è un personaggio difficilmente difendibile anche tra i catto-comunisti-terzomondisti quello è Mohammed Ahmadinejad. Quando parla e dice che cancellerà Israele dalla carta geografica e che la Shoah è un mito, si assiste a sinistra ad una serie di contorcimenti vari, come si fa a condividere, non poteva esprimersi diversamente quel benedetto ragazzo, che poi ci sta pure simpatico, e chessarà mai l'atomica, ce l'ha pure Israele, no? Che l'immagine dell'Iran ne abbia qualche danno è indubbio, per cui se Ahmadinejad usa il bastone occorre mettere in campo la carota. In questo caso Mohammed Khatami, ex presidente, al quale è stato assegnato il ruolo di "moderato", utile per escursioni all'estero, dove mostrare l'altro volto dell'Iran, quello da far fruttare in occidente. Ci casca, persino Bush, che gli rilascia il visto d'ingresso nel Stati Uniti, dove passa da conferenze a ricevimenti, sempre raccontando l'opposto di quello che il suo successore minaccia. L'Iran riconosce Israele, altroché distruggerlo, attacca i terroristi, si vede che è stata la Lombardia ad armare ed addestrare gli Hezbollah, gli americani poi è bene che restino in Iraq, «aiutando la giovane democrazia a difendersi dagli estremisti», e sul nucleare lui è per la sospensione, e così di seguito, capovolgendo quella che invece è la realtà del regime iraniano. Occorreva un bello strato di sbianchettamento per confondere le acque, e Khatami era lì bell'e pronto. Si accomodi, gli hanno detto persino in America, vogliamo saperne di più su come la pensa il governo iraniano. Se anche Bush imita Clinton allora addio guerra al terrorismo, ci stava già venendo a noia Condy che imitava la Albright, e ci bastava a casa nostra Barbara Spinelli, grande esperta in sartoria, il cui modello di pantalone che cade senza nemmeno sbottonarlo, ci viene propinato in ogni editoriale. Ci chiediamo, allibiti, se a distanza di appena cinque anni dall' 11 settembre, la storia non ci abbia insegnato proprio nulla.