(...) A guidare la protesta è per il momento l'imam di Tiro, Sayyed Ali al-Amin. Un leader religioso noto.(...) ora al-Amin si presenta come l'alternativa più agguerrita per i suoi vecchi compagni di strada. «Quella dell'Hezbollah è stata tutt'altro che una vittoria. Il nostro Paese intero ha subito perdite gigantesche, infinitamente superiori a quelle sofferte da Israele. Come si può sbandierare a destra e a manca proclamando di aver vinto e poi correre all'Onu per chiedere che Israele tolga l'embargo e si ritiri dalle nostre terre?», ha dichiarato il 25 agosto in un'intervista al quotidiano An-Nahar.
Da allora le sue parole fanno scuola. Le ripetono nelle municipalità dei villaggi più danneggiati tra il fiume Litani e il confine con Israele. Le sussurrano nei bar di Tiro, nelle moschee, nelle riunioni pubbliche. Due giorni fa un centinaio tra intellettuali, medici, ingegneri di Tiro ne hanno parlato direttamente con al-Amin durante un dibattito pubblico. «Perché il Libano deve pagare per tutto il mondo arabo nella guerra con Israele? E perché mai noi dovremmo subire le politiche iraniane o siriane? Cosa c'entriamo noi con l'atomica di Teheran?», sono state le domande più polemiche.Ma c'è molto di più. Sta nascendo una sorta di lega delle municipalità contro l'Hezbollah. (...) Fonte: Corriere via
Questo articolo pecca di ottimismo? forse. Ma è un altro il dato da sottolineare. E cioè il fatto che gli sciiti libanesi non sono un tutt'uno. Potrebbe sembrare una banalità, ma non lo è stato in queste settimane per gran parte del mondo dell'informazione e anche della politica. Da alcuni, addirittura, Hezbollah è stato promosso al rango di rappresentante dell'intero Libano. La verità è che Hezbollah non è IL, ma UN movimento sciita - certamente importante - stanziato in Libano. Non ho scritto libanese per un preciso motivo. Hezbollah infatti non è e non potrà mai essere parte della rinascita del paese dei cedri. Non per una mia opinione, beninteso. Hezbollah si rifà "statutariamente" al principìo del "Walih El-Fakih": una corrente di pensiero dell'islam sciita storicamente minoritaria, ma portata al potere dalla rivoluzione Khomeinista (ed era anche in questo che stava la "rivoluzione", nel sovvertimento del tradizionale sciismo di stampo più modearato). Essa prevede la fusione tra moschea e stato, lasciando il potere decisorio ultimo al supremo Ayatollah. Contrariamente alla visione più "laica" promossa per esempio dal principale Ayatollah iracheno (Al Sistani), Hezbollah non crede nella seppur minima divisione di poteri tra sfera religiosa e statuale. Non è tutto, anzi. Hezbollah non solo è quindi un movimento di ispirazione Khomeinista, ma addirittura crede nella cieca obbedienza non al supremo Ayatollah libanese, ma a quello iraniano (attualmente Khamenei). Per questo Hezbollah rappresenta un pericolo per il Libano: pur essendo stanziato in territorio libanese, non fa gli interessi del Libano, ma quelli di un paese straniero: l'Iran. Per questo Nasrallah non ha battuto ciglio di fronte all'omicido del premier libanese Hariri ad opera dei servizi segreti della Siria, alleata di ferro di Ahmadinejad. Per questo mantiene ottimi rapporti con Assad, che si rifiuta di uscire completamente dalla politica libanese (vedi anche ultimo attentato fallito all'uomo che investigava sull'omicidio di Hariri). Per questo sperare in una istituzionalizzazione o "democratizzazione" di Hezbollah è, più che difficile, sbagliato. Sarebbe più corretto dire che si spera in una conversione religiosa, che peraltro rende meglio l'idea della irrealizzabilità di tali aspettative. Per questo l'idea di riconoscere nell'Hezbollah il rappresentante anche solo degli sciiti libanesi, fa male agli sciiti libanesi, oltre che alle speranze libanesi di indipendenza. Per questo ogni riconoscimento dell'organizzazione terroristica e anti-libanese è un errore. Almeno per chi ha cuore il futuro del Libano.