Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
L'Italia divisa di fronte alla sfida del terrorismo fondamentalista un editoriale di Angelo Panebianco
Testata: Corriere della Sera Data: 11 settembre 2006 Pagina: 1 Autore: Angelo Panebianco Titolo: «L'autobus dell'Onu»
Dal CORRIERE della SERA dell'11 settembre 2006, un editoriale di Angelo Panebianco:
Nel quinto anniversario dell'11 settembre il bilancio della guerra al terrorismo islamico non è positivo. Come ha scritto Alberto Ronchey, è una pandemia che non si sa come fronteggiare. La debolezza maggiore dipende dalle divisioni che attraversano l'Occidente: guardato dal punto di vista dei combattenti della guerra santa un nemico diviso è un nemico debole, più facile da colpire o da intimidire. Le divisioni hanno provocato il logoramento dei rapporti fra Stati Uniti e Europa. Non dipendono da normali bisticci fra alleati sul modo di condurre una guerra. Sono il frutto della difficoltà di accordarsi sulla identità e la natura del nemico. La parte di islam che ha dichiarato guerra all'Occidente e usa ogni risorsa disponibile (dall'indottrinamento in moschea al terrorismo kamikaze e al ricatto petrolifero) è un' idra dalle cento teste, un nemico sfuggente. La difficoltà di ricostruirne la fisionomia è tale che molti osservatori arrivano a negare la sua esistenza. Più facile, e più rassicurante, è attribuire a cause locali, oltre che ad errori degli Stati Uniti, i molti conflitti in corso. Ma cause locali erano presenti anche nei conflitti dell'epoca della guerra fredda, senza che venissero meno le connessioni con il più generale confronto fra Occidente e Oriente comunista. Le divisioni, alimentate dal carattere sfuggente e proteiforme del nemico, attraversano tutti i Paesi occidentali. Per ragioni legate alla nostra storia, per esempio alla difficoltà che da sempre incontra l'idea di una conduzione bipartisan della politica estera, da noi le divisioni possono diventare incontrollabili. Si guardi a come affrontiamo le missioni militari più delicate. Il ritiro dall' Iraq ha lasciato dietro di sé molto veleno. Per la nuova maggioranza siamo usciti da una guerra sbagliata in cui non saremmo mai dovuti entrare. Per la vecchia maggioranza, ora opposizione, invece, abbiamo concluso in malo modo, fuggendo, una missione di pace condotta sotto l'egida dell'Onu. Oppure si guardi al caso del Libano. E' di due giorni fa la notizia secondo cui il leader dell'opposizione, Silvio Berlusconi, si riserva di decidere se votare o meno a favore della missione poiché teme che essa non abbia come finalità il disarmo di Hezbollah e sospetta che il governo la usi per rinsaldare i legami con Siria e Iran. Per inciso, Berlusconi commetterebbe un grave errore se davvero votasse contro una missione gradita, al momento, anche agli israeliani. Dovrebbe votare sì, riservandosi il diritto di attaccare il governo se la partecipazione italiana si rivelasse in seguito finalizzata ad altro che alla sicurezza di Israele. Infine, si consideri il caso dell'Afghanistan ove occorrerebbero molti più soldati per vincere la guerra. La sinistra massimalista minaccia di non votare nemmeno il prossimo rifinanziamento della missione. Così come è pronta, nella questione del contenzioso con l'Iran sull'energia atomica, a scendere — lo dice Oliviero Diliberto — dall'autobus dell'Onu, a prendere le distanze persino da quella visione o ideologia «onusiana» (per la quale l'Onu è la suprema autorità internazionale) che informa il programma del governo Prodi. Le polemiche sull'Afghanistan, come le incertezze di fronte all'Iran o a Hezbollah, smentiscono chi nega l'esistenza in Italia di correnti tese all'appeasement, a venire a patti con l'islamismo radicale. Quelle correnti ci sono e sono forti. La sinistra massimalista ne è solo la componente più visibile.
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