domenica 24 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






La Repubblica Rassegna Stampa
11.09.2006 Hezbollah ci manda a dire...
un' intervista acritica

Testata: La Repubblica
Data: 11 settembre 2006
Pagina: 3
Autore: Giampaolo Cadalanu
Titolo: «Sì alla mediazione italiana per gli israeliani ostaggi»

Gli italiani sono i benvenuti in Libano, purchè non pensino di disarmarli.
Israele è l'unico responsabile della guerra. Il loro terrorismo è "resistenza". Per avere qualsiasi informazione su soldati israeliani rapiti bisognerà "pagare".
E' quanto, in un crescendo di arroganza mafiosa, ci mandano a dire gli Hezbollah tramite il loro "responsabile Esteri" Daghmoush e il giornalista di REPUBBLICA Giampaolo Cadalanu, poco incline a domande anche solo minimamente critiche.
Ecco il testo dell'intervista, pubblicata l'11 settembre 2006:


TIRO - Hezbollah è pronto ad accogliere una mediazione italiana nella trattativa per la libertà dei soldati israeliani rapiti. E dà il benvenuto ai militari del nostro paese, almeno fino a quando Unifil resterà la missione di pace che è oggi. Insomma, mano tesa verso l´Italia: a parlare è lo sheikh Ali Daghmoush, responsabile degli Esteri per il «partito di Dio», in un villaggio del Sud Libano.
Sheikh Daghmoush, come accoglie Hezbollah i militari italiani?
«La presenza italiana è basata sulla risoluzione 1701, che consolida e amplia la forza dell´Unifil. Noi non abbiamo obiezioni a un ampliamento per conservare la pace. Diamo il benvenuto alle forze italiane anche perché fra il Libano e il vostro paese ci sono legami storici, molto stretti. Gli italiani sono sempre stati benvenuti qui. L´Italia riesce a capire la complessità della storia libanese, accetta la nostra volontà di essere una nazione indipendente, libera e sovrana. La nostra posizione è di disponibilità, purché il compito sia conservare la pace. Ci auguriamo che questa missione resti tale, che non ci siano pressioni dagli Stati Uniti per dare a Unifil il compito di fronteggiare la resistenza. Se la missione si trasformasse in questo senso, ci sarebbero molti problemi. Ma ci auguriamo che non succeda».
Il compito più delicato è quello del disarmo: i limiti del mandato Onu non sono chiarissimi. Che ne pensa?

Interessante il confronto con la domanda posta a Dagmoush dal giornalista del CORRRIERE della SERA : "La risoluzione 1701 però prevede anche che le forze Onu assistano l'esercito libanese nel disarmo di Hezbollah. "


«Il governo libanese ha votato all´unanimità per mandare le sue truppe ed estendere l´autorità nazionale su tutto il territorio. Ma l´esercito libanese non è andato a realizzare quello che non è stato capace di fare Israele. Il compito di Unifil è aiutare l´esercito a conservare la pace, garantendo lo Stato e la sicurezza. E in questo non ci sono ambiguità».
Quanto tempo durerà la missione?
«Dal 1978 in Libano sono presenti forze multinazionali. E ogni sei mesi viene rinnovato il mandato. E´ un compito necessario, come conferma l´ultima aggressione di Israele. Finché ci sarà questa tensione, non si potrà parlare di ritiro. Quando Israele si ritirerà dal sud e partirà da Shebaa, il Libano potrà fare a meno delle forze Onu».
La guerra è divampata dopo il sequestro di due soldati israeliani. Il leader del partito, Hassan Nasrallah, ha detto in tv che se avesse conosciuto la reazione di Israele, non avrebbe fatto rapire i soldati. Lei è d´accordo?
«Nasrallah ha parlato in modo molto generale. In realtà Israele aveva già deciso di fare la guerra in autunno. Il rapimento l´ha fatta solo anticipare. C´è una grande disinformazione su Hezbollah, tutte le colpe vengono fatte sempre ricadere su di noi. Il ministro francese Sarkozy ci chiama terroristi. Ma non abbiamo lanciato un solo razzo se non dopo l´attacco di Israele».
Dopo tanti morti, c´è almeno una trattativa in piedi per lo scambio degli ostaggi?
«Finora nessuno ci ha contattato in modo serio. Si sono fatti solo discorsi nei corridoi dell´Onu. Accoglieremo bene una mediazione fra Hezbollah e Israele fatta da un paese europeo amico, come l´Italia, la Francia o la Germania. Ma finora non c´è nulla».
Si è parlato di un tentativo aperto attraverso l´Iran.
«E´ falso. Teheran non decide ciò che dobbiamo fare noi».
Lei è in grado di dirci qualcosa sulla situazione dei militari israeliani?
«Personalmente non ho notizie su di loro. E poi, tenga presente che siamo abituati a trattare. Ogni notizia ha il suo prezzo. I dettagli si sapranno quando comincerà il negoziato».
Insomma, lei si aspetta che l´Italia faccia passi in questa direzione?
«Hezbollah non è contrario alla trattativa. Accoglieremo qualsiasi mediazione seria, compresa quella italiana: dipende dalla capacità di chi media. Se ci fosse un´offerta seria e chiara, non avremmo obiezioni. D´altronde anche il presidente del Parlamento libanese Nabih Berri ha chiesto all´Italia di mediare. E´ Israele che insiste perché la mediazione sia fatta dai tedeschi».
Se dovesse mandare un messaggio all´Italia, che cosa direbbe?

L'ultima domanda posta da Giuliano Gallo per il CORRIERE è: "Non finirà mai, tutto questo?" Livemente meno compiacente.


«Ci auguriamo che governo e popolo italiano, come tutti i popoli europei che hanno sofferto l´occupazione, vogliano vederci con due occhi, cioè vogliano ascoltare anche il nostro punto di vista. Che stiano vicino ai popoli oppressi. Hezbollah non ha l´hobby delle armi, né si diverte a fare la guerra. La gente qui ama la pace, ma vuole anche restare nella sua terra. Israele non deve avere mire espansionistiche sul territorio né sulle nostre acque. Ci rivolgiamo ai popoli europei e in particolare agli italiani perché possono capirci, e diciamo: state vicini al nostro popolo, che ancora subisce l´occupazione. E vi preghiamo: misurate le nostre sofferenze di oggi con le vostre del passato».

Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione della Repubblica


rubrica.lettere@repubblica.it

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT