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La Stampa Rassegna Stampa
10.09.2006 L'Iran come l'URSS
Manda all'estero i "moderati" a fare propaganda

Testata: La Stampa
Data: 10 settembre 2006
Pagina: 9
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Khatami agli americani: dovete restare in Iraq»

Maurizio Molinari racconta sulla STAMPA di oggi, 10/09/06, il viaggio in USA di Mohammed Khatami, e ci ricorda come l'URSS usasse la stessa tecnica: ingannare l'Occidente mandando in giro per il mondo finti moderati per fare propaganda. L'Iran è quello di Khomeini, e oggi quello di Ahmadinejad. Sarà bene non farsi ingannare.

Ecco l'articolo:

L’islamofobia è colpa dei terroristi dell’11 settembre, i kamikaze non andranno in paradiso, gli Usa non devono abbandonare l’Iraq, l’Olocausto è un fatto storico e sono a favore di uno Stato palestinese a fianco di Israele: discorsi e dichiarazioni americane dell’ex presidente iraniano, Mohammed Khatami, sembrano contraddire il pensiero del suo successore, Mahmud Ahmadinejad, al fine di gettare un ponte verso l’opinione pubblica degli Stati Uniti.
Nelle 24 ore seguite all’intervento nella National Cathedral Khatami ha mandato messaggi a raffica. Venerdì sera è intervenuto di fronte alla platea del Council on American-Islamic Relations ad Arlington, Virginia, parlando dell’11 settembre: «Si tratta di un crimine che contiene due crimini, da un lato l’uccisione di persone innocenti e dall’altro il fatto di averla mascherata in nome dell’Islam». La condanna dei kamikaze di Al Qaeda è stata netta, unita ad una delegittimazione degli attacchi suicidi: «Se gli assassini che vanno in mezzo alla gente per uccidere altri con atti di terrore si identificano con l’Islam mentono, chi commette delitti contro la morale non va in paradiso», ma «causa islamofobia» fra i non musulmani. L’appello di Khatami ai musulmani americani è a «combattere questi portatori di islamofobia, fare fronte alla responsabilità di essere buoni cittadini ed di assicurare ai figli conquiste sociali ed educazione». «Voi che vivete negli Stati Uniti dovete rappresentare l’illuminismo e non accettare coloro che creano l’islamofobia», ha aggiunto.
Parlando con il quotidiano UsaToday Khatami interviene sull’Iraq: «Gli americani non devono andare via, la giovane democrazia deve rafforzarsi per essere in grado di difendersi dagli estremisti». Ed al magazine Time aggiunge che «eliminare Saddam ha giovato all’Iran». Sono segnali alla Casa Bianca, per confermare che sulla stabilità dell’Iraq gli interessi continuano a convergere. Proprio l’intervista a Time contiene evidenti prese di distanza da Ahmadinejad. Sullo sterminio di sei milioni di ebrei in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale, Khatami parla di «fatto assoluto, fatto storico e crimine del nazismo» mentre Ahmadinejad lo ha definito «una leggenda». «Non credo che Ahmadinejad abbia negato l’Olocausto, piuttosto ha detto che non deve servire come scusa per opprimere i palestinesi», ha precisato con un bilanciamento di posizioni che si ripete sulla questione dell’esistenza di Israele: «La mia opposizione è morale, la soluzione pacifica in Palestina è riconoscere i diritti dei palestinesi, sono a favore di uno Stato palestinese a fianco di Israele».
L’altra ferita con l’America sono i 444 giorni dei prigionia degli ostaggi detenuti a Teheran dopo la rivoluzione: «Mi dispiace per quanto avvenne, comprendo il dolore dei sequestrati e delle famiglie ma fu una reazione rivoluzionaria ad oltre 50 anni nei quali l’Iran era stato in ostaggio dell'America».
Sul nucleare Khatami aveva detto due giorni fa di essere a favore di «discutere la sospensione del programma nell’ambito di negoziati» - anche qui smentendo Ahmadinejad - mentre a Time ha ribadito la linea ufficiale di Teheran: «Il nostro atomo sarà pacifico, se saremo attaccati l’Iran sarà unito, se gli Usa temono la proliferazione devono prima pensare ad eliminare le atomiche di Israele, India e Pakistan».
Se da un lato Khatami si smarca da Ahmadinejad dall'altro difende la corsa al nucleare e questo fa riflettere chi a Washington paragona la sua visita ai viaggi in America degli esponenti «moderati» del Politburo sovietico, che durante la Guerra Fredda miravano a smussare le tensioni su incarico del Cremlino. Il presidente George W. Bush per ora non si esprime ma consegna al Wall Street Journal l’ammissione di essere stato lui ad autorizzare il visto a Khatami perché «interessato a saperne di più su cosa si pensa nel governo iraniano».

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