Perché l'Iran si fida di Prodi l'ex presidente dell'IRI ha sempre avuto un occhio di riguardo per gli ayatollah
Testata: Il Foglio Data: 08 settembre 2006 Pagina: 1 Autore: la redazione Titolo: «Perché il negoziatore di Teheran incontra prima Prodi di Solana»
Dal FOGLIO dell'8 settembre 2006:
Roma. Oggi Romano Prodi incontra Ali Larijani, il caponegoziatore iraniano sul nucleare. Il capo del Consiglio per la sicurezza nazionale dell’Iran è arrivato ieri sera dopo aver incassato il consiglio di José Luís Zapatero, premier di Spagna, che – per bocca del suo ministro degli Esteri, Miguel Angel Moratinos – ha chiesto a Teheran di essere “più flessibile” sul suo programma di arricchimento dell’uranio. Flessibilità che Larijani ha mostrato per ora soltanto nella sua agenda di viaggio, posticipando l’incontro – previsto per mercoledì e slittato a domani – con il capo della diplomazia europea, Javier Solana, ieri piuttosto scocciato. Cambiando giro nel giorno in cui i 5+1 (i membri del Consiglio di sicurezza dell’Onu e la Germania) chiedevano “ulteriori passi” – la formula trovata per non citare le innominabili sanzioni – dopo la “verbosa, complicata e ambigua per molti aspetti” risposta di Teheran al pacchetto di incentivi, Larijani ha preferito approdare nel paese che appare al momento il più “amico” d’Europa. Prodi non ha nascosto la soddisfazione, anche perché il suo governo ambisce a entrare in quel consesso che pensa da tre anni di poter risolvere la questione nucleare dell’Iran, anche ora, anche dopo che il segretario generale dell’Onu è stato mortificato dalla dirigenza iraniana. Del resto il premier italiano rappresenta un interlocutore naturale di Larijani e dell’Iran. La sua carriera – dall’Iri al governo al vertice della Commissione europea – è caratterizzata da una forte attenzione per l’Iran. Nel 1998, il 30 giugno, fu Prodi a fare una viaggio a Teheran, definito con malizia dal Monde “spettacolare”, la prima visita di un capo di governo europeo dalla rivoluzione di Khomeini, “una prova di zelo” che avrebbe portato l’Iran a uscire dal suo isolamento. Lo storico incontro con l’allora presidente Mohammad Khatami era stato preparato da Lamberto Dini, ministro degli Esteri nel governo Prodi, recatosi qualche mese prima a Teheran per spianare la strada. L’infatuazione dell’Italia – e di quasi tutto il mondo – per il presidente filosofo Khatami, il “riformista”, è testimoniata anche dalla prefazione a un libro di Khatami scritta da Luciano Violante e dalle parole di Giuliano Amato, che docilmente gli disse: “Mohammad, sei tu la via per la democrazia”. E’ una corrispondenza della sinistra, e in particolare del suo leader. Prodi parlò con Khatami di Machiavelli e Brecht, e ne approfittò per chiudere il contenzioso sulla costruzione del porto di Bander Abbas, il cui appalto fu vinto nel 1975 dal consorzio guidato dalla italiana Condotte. Nel 1984, dopo che la rivoluzione islamica aveva avuto il suo corso, l’Italia aveva in mano, su quel progetto, crediti valutati intorno ai duemila miliardi, che non furono riscossi neppure dall’allora presidente dell’Iri Prodi. Nel 1988, nel dossier “acciaio” dell’Iri, c’era il piano di risanamento di Finsider (poi messa in liquidazione) che aveva contratto debiti inestinguibili per un valore di 500 miliardi con l’Iran durante la realizzazione dell’impianto di Isfahan, oggi dedicato all’arricchimento dell’uranio. Da presidente della Commissione europea, Prodi ha continuato sulla linea della visita “spettacolare”, all’interno di quello che era definito “dialogo critico” tra Bruxelles e Teheran. Si è parlato di un accordo di associazione – partnership economica – con l’Iran, con Prodi pronto a sottolineare la necessità di un risoluto sblocco dell’isolamento di Teheran. “Il dialogo con l’Iran deve essere proseguito”, diceva all’indomani dell’inclusione da parte dell’Amministrazione Bush del regime dei mullah nell’asse del male. E ancora, quando è cominciato il balletto degli ispettori dell’Aiea, il premier italiano ha spesso ribadito il ruolo “positivo ed essenziale” affidato all’Iran nella regione.
Le impossibili sanzioni Ora che i rapporti con l’Iran sono all’ennesimo punto morto, Prodi rinnova lo spirito della visita del 1998. Nel mezzo della guerra tra Hezbollah e Israele, ha chiesto all’Iran di svolgere il suo ruolo di mediazione nell’area, dicendosi preoccupato ma fiducioso sull’esito positivo dei negoziati. L’obiettivo è aggiungersi al consesso del 5+1, per poter contare nel dossier più delicato. Ma, poiché l’Italia è “il partner commerciale numero uno” dell’Iran, le sanzioni restano nel novero delle soluzioni impossibili. Mentre la Germania, cui Prodi s’ispira e che ha un giro d’affari con Teheran paragonabile a quello dell’Italia, mette in conto la possibilità del boicottaggio economico, Prodi pensa a garantire a Larijani, e al presidente Ahmadinejad, un margine di manovra flessibile.
Cliccare sul link sottostante per inviare una e-mail alla redazione del Foglio