Qualcosa di nuovo in Francia ritratto di Nicolas Sarkozy
Testata: Il Foglio Data: 05 settembre 2006 Pagina: 3 Autore: la redazione Titolo: «Destra il fenomeno Sarkò»
Dal FOGLIO del 5 settembre 2006:
Un talentuoso e ardimentoso gollista di origine ebreo-ungherese, Nicolas Sarkozy, sta alacremente lavorando a una “rottura”, termine che rivendica esplicitamente con sempre maggiore spavalderia, nella politica francese ed europea. Non è solo una candidatura alle presidenziali dell’anno prossimo, è un fenomeno politico dispiegato oltre i confini del grande professionismo di stato alla francese, una spinta nutrita di idee nuove e radicali che fonda una nuova cultura civile e rilegittima il bipolarismo dell’alternativa tra destra e sinistra, diventato da noi una commedia senza brio. La destra italiana della Seconda Repubblica, segnata nella sua breve storia dal fenomeno Berlusconi, cioè da una rottura che solo in parte è stata riassorbita con cinismo dal carattere nazionale, dovrebbe osservare con molta attenzione questa galoppata presidenziale che è anche ormai un incendio ideologico, una rivolta contro la subalternità alla gauche antiliberale, anticlericale, laicista, antiamericana, terzomondista e altermondialista. Tutti ormai guardano a Sarko, che noi del Foglio scoprimmo come bomba ideologica all’epoca del suo libro sui nuovi rapporti da costruire tra religione e politica, con una certa stupefazione. Il New York Times gli dedica un ritratto di quelli che si guadagnano solo gli uomini nuovi con un destino che batte alla loro porta. Colpisce universalmente questo proposito di rinnovare non solo la destra, ma la società e la civilizzazione politica francese ed europea. Colpisce lo scandalo di un politico della V Repubblica che vuole preparare in battaglia il superamento dello status quo. Sarko attacca. Vuole togliere alla destra i suoi complessi. Farle fare il suo mestiere nella battaglia delle idee, dei progetti, delle soluzioni. Attacca la generazione del Sessantotto, “figlia del pieno impiego e della crescita economica”, che ha “installato dappertutto, nella politica, nell’istruzione, nella società, una inversione di valore e un pensiero unico di cui i giovani di oggi sono le vittime principali”. Colpisce il richiamo a responsabilità e libertà come chiavi di volta di un liberalismo moderno, contro i miti della società civile e del giovanilismo, “questa ideologia che promette ai giovani un mondo in cui tutto è diritto e tutto è dovuto”. Sarko attacca le asinerie della correttezza ideologica e politica corrente, si libera con fastidio del girotondo mondano e prepolitico di una Ségolène Royal tutta immagine e niente sostanza, cancella con tratti vivi di spirito riformatore le pigrizie dell’ortodossia golliana e quintorepubblicana, configurando un ruolo nuovo perfino per il monarca costituzionale, per il presidente. Di più: difende Israele con passione, vuole chiudere la bagarre con gli Stati Uniti, e se si batte contro una destra caricaturale, genericamente e banalmente antimoderna, non ha tuttavia paura di sparare, con un inevitabile tocco demagogico che però non sembra privo di calcolo professionale assennato, contro un’Europa e una Francia capaci di allargamento ma non di integrazione, di dialogo ma non di consolidamento, intorno a valori tradizionali incarnati nella storia dallo stato-nazione e dalla sua sovranità dentro e fuori i propri confini. Vedremo, seguiremo, continueremo a raccontare questa eccezionale performance politica che è diventata nel tempo anche una guerra culturale importante per tutti gli europei, e per noi in particolare.
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