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La Stampa Rassegna Stampa
04.09.2006 "Ahmadinejad è come Hitler"
intervista di Fiamma Nirenstein ad Avi Dichter

Testata: La Stampa
Data: 04 settembre 2006
Pagina: 5
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Dichter: gli Hezbollah hanno scatenato un conflitto che non è piaciuto all’Iran»
Dalla STAMPA del 4 settembre 2006, un'intervista di Fiamma Nirenstein ad Avi Dichter:

Avi Dichter come politico ancora non si è provato, dato che è stato eletto solo nel marzo 2006 nelle file di Kadima per divenire immediatamente ciò che più o meno era già stato, ovvero ministro degli interni, dopo aver ricoperto dal 2000 al 2005 il ruolo di capo dei servizi segreti interni, lo Shin Beth, l’organizzazione che col Mossad salvaguarda la sicurezza d’Israele. Infatti, durante il colloquio che tiene con un piccolo gruppo di giornalisti, si vede che il suo grande amore è quello che ha praticato per 36 anni. L’intelligence. Alla fine, quello che conta è che ne sa parecchio di ogni cosa.
Lei ritiene che per la prima volta nella sua storia Israele vive una minaccia esistenziale. Perché?
«Mai, neppure nel 73 con l’attacco concentrico di Egitto e Siria Israele ha rischiato la vita. Stavolta, abbiamo già tutte le informazioni che qualsiasi servizio segreto pagherebbe milioni di dollari: il capo di uno Stato nemico sta preparando l’arma finale, e ha intenzione di usarla per distruggere noi e per battere tutto l’occidente. Basta ascoltare Ahmadinejad. E non è uno scherzo, è tutto vero. Nel frattempo abbiamo visto all’opera già da due parti la politica aggressiva dell’Iran: Hamas, che l’Iran finanzia e comanda da Damasco sta distruggendo le speranze dei palestinesi, mentre attacca Israele con i Kassam; e gli Hezbollah hanno portato alla distruzione del Libano dopo averci costruito dentro uno stato iraniano. E l’Iran può causare guai molto più grandi a tutti, Amadinejad è davvero il nuovo Hitler».
Signor ministro, Israele ha vinto o perso la guerra con gli Hezbollah?
«Un tempo era facilissimo stabilire chi aveva vinto o perso, ci si scontrava sul campo di battaglia, il numero dei morti e il terreno conquistato assegnavano la vittoria. Con i terroristi, è tutta un’altra cosa. Loro li devi neutralizzare, non vincere, li devi disseccare. Per capire chi ha vinto o perso la guerra, un primo punto va compreso a fondo: gli Hezbollah sono una novità assoluta, un esercito terrorista. Attenzione: è la prima volta che un paese combatte una guerra contro un esercito che è anche terrorista, una divisione iraniana di combattenti organizzati, allenati e molto ben armati però secondo il metodo e la strategia terrorista. Questo significa che si nascondono nelle case della gente, nei villaggi, puntano a eliminare il maggior numero possibile di nostri civili, e si fanno scudo dei loro...»
E allora, forse non ce l’avete fatta a neutralizzarli come sarebbe desiderabile?
«Noi abbiamo cominciato a capire che Nasralla era nei guai quando si è messo a mentire... Nasrallah in linea di massima è un terrorista credibile. Stavolta, quando appariva in tv diceva parecchie balle. Fra questa la più importante riguardava gli uccisi: noi sapevamo che ne ha avuto almeno cinquecento, lui non ne ha mai denunciato nessuno. Per le sue fonti ufficiali, non è morto nessuno. Finché però alla fine ha dichiarato “Ho fatto un errore”...»
Da questo lei deduce che ha perso.
«Il suo errore è stato grosso. Da anni l’Iran lo arma per avere un avamposto capace di creare una grande profondità strategica in caso di scontro con Israele e gli Usa, dato che Ahmadinejad sta costruendo la bomba atomica. E che cosa fa Nasrallah? Lancia fuori tempo un attacco col rapimento dei nostri due soldati che si trasforma in uno sperpero inaudito: 4mila missili per uccidere 53 civili! Penso che gli iraniani siano là che analizzano il perché. Inoltre, dica lei che cosa gliene può importare agli iraniani che Nasrallah abbia lanciato questo conflitto. Adesso è in difficoltà nel sud del Libano dove aveva creato un suo Stato nello Stato. Si ritrova con le forze internazionali e un embargo sul riarmo per far liberare Mustafa Dirani, prigioniero nelle carceri israeliane, druso, nemmeno sciita come gli iraniani e come gli Hezbollah. Che gl’importa agli iraniani di Dirani? Nasrallah è nei guai».
Il mea culpa di Nasrallah può indicare un periodo di quiete in vista?
«Reagendo con molta forza, noi abbiamo stabilito un nuovo livello di deterrenza. Adesso anche Ahmadinejad sa dai suoi amici più cari che non è uno scherzo attaccare Israele. Da parte nostra, per certi versi abbiamo applicato strategie giuste».
Pensa che l’Iran potrebbe attaccarvi presto?
«I loro tempi sono oscuri, sono le informazioni mancanti, ma non dimentichiamoci che fra noi e loro ci sono la Giordania e l’Iraq, non è tanto facile nell’immediato, ma certo è nel programma di Ahmadinejad».
la forza di pace in Libano può avere speranze di riuscire?
«Siniora sa che da solo non ce la può fare, sa che il vero grande pericolo per il Libano sono gli Hezbollah. E penso che il mondo stia davvero dando prova di volere aiutare il Libano,un paese sfortunato, spaccato, corrotto ma con grazia. Francia, Turchia e Italia possono essere accettate sia da Libano che dalla Siria e anche da Israele: non vanno male con nessuno. Certo hanno un compito molto duro, per cui devono essere determinati e decisi, quello di impedire che gli Hezbollah si piazzino di nuovo là, armati, a costituire la frontiera dell’Iran con l’Occidente».

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