Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Il nucleare civile per l'Iran è solo un pretesto intervista a Gianni Vernetti
Testata: Corriere della Sera Data: 02 settembre 2006 Pagina: 8 Autore: Alessandra Coppola Titolo: ««L'uso civile? Un alibi. Adesso bisogna reagire»»
Dal CORRIERE della SERA del 1 settembre 2006:
ROMA — Scaduto l'ultimatum, è arrivato il momento delle sanzioni. Il senatore Gianni Vernetti, sottosegretario agli Esteri, con l'Iran sostiene la linea dell'intransigenza: «Teheran è a un bivio — dice —: deve scegliere se restare nella legalità, se accettare le regole, o se porsi fuori dalla comunità internazionale. Le ultime notizie (l'Onu aveva fissato la data di ieri come termine per la sospensione dei piani atomici, ma secondo il rapporto Aiea, l'arricchimento dell'uranio continua, ndr) indicano che ha imboccato la seconda strada...». Quale dovrebbe essere a questo punto la reazione della comunità internazionale? «Sanzioni selettive e graduali. Faccio degli esempi. In una prima fase si potrebbe vietare ogni importazione di tecnologia e materiali a uso nucleare. Quindi si potrebbero imporre sanzioni che limitino i viaggi di dirigenti e membri del governo. Poi ancora si potrebbe bloccare l'accesso di Teheran ai mercati finanziari...». Per il ministro D'Alema, però, la strada del dialogo non è ancora da escludere. Il capo della Farnesina sostiene la necessità di «un'offerta negoziale vera» a Teheran, non solo minacce. «La scadenza del 31 agosto non è una minaccia, ma un ragionevolissimo ultimatum posto dalla comunità internazionale. Il seguito non può essere il nulla. È il momento di far comprendere chiaramente all'Iran che questo atteggiamento non sarà tollerato». D'Alema ritiene anche che i piani nucleari iraniani siano legittimi finché destinati a scopi pacifici. «Anche io ritengo che un Paese abbia diritto a sviluppare l'energia atomica per usi civili. In questo caso, però, è solo un alibi per scopi militari. L'Iran è il quarto produttore mondiale di petrolio, il nucleare non è giustificato. Dieci giorni fa è stato inaugurato l'impianto di Arak, con un reattore ad acqua pesante che può produrre grandi quantità di plutonio, elemento fondamentale per l'atomica...». Questa è anche la linea israeliana: sanzioni subito, ogni giorno che passa Teheran fa passi avanti nella costruzione della Bomba. «Oggi questa è pure la posizione di europei e americani, che non possono non dare un seguito concreto all'ultimatum. Non è in gioco solo la sicurezza di Israele, ma anche la nostra sicurezza, la stabilità dell'intero Medio Oriente. L'Iran esporta terrorismo, senza il suo sostegno l'Hezbollah non esisterebbe. Credo che il presidente Ahmadinejad, con i suoi proclami quasi quotidiani — dalla negazione dell'Olocausto alla cancellazione di Israele — andrebbe preso di più sul serio». Non crede che le dichiarazioni di Ahmadinejad abbiano anche ragioni di politica interna? «Certamente. L'Iran ha una forte conflittualità interna. Gruppi etnici che rivendicano maggiore autonomia; ampi settori della popolazione che aspirano al riconoscimento dei diritti umani. Ahmadinejad gioca la carta del conflitto di civiltà anche per non affrontare problemi interni». Un gioco che l'impostazione dell'amministrazione Bush potrebbe avergli facilitato... «Sono Ahmadinejad e l'integralismo islamico a cercare lo scontro di civiltà. Certo l'amministrazione Bush ha commesso degli errori nell'affrontare con superficialità e grossolanità la materia Medio Oriente. Ma ora ha cambiato atteggiamento». Il passaggio al multilateralismo? «Sì, ma che sia un multilateralismo efficace che metta in condizioni di agire. Credo che Europa e Usa possano avere una politica comune. E che l'Italia, sulla scorta anche dell'accresciuto ruolo nell'Unifil 2, debba partecipare ai negoziati insieme al Consiglio di Sicurezza e alla Germania».
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