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Una lettera ad Angelo Panebianco 31/08/2006
Egregio Dottor Panebianco,
faccio seguito al Suo editoriale del 28 agosto "i caschi azzurri e la pace giusta" con il quale concordo pienamente. E con apprensione: chi sa scrivere, alle volte interpreta i pensieri di chi non lo fa per mestiere e quelle poche righe hanno fatto il ritratto di un'Italia -di una parte e di sinistra- che non mi piace e che mi crea disagio.
Diversamente da Lei però, mi sono meravigliata alla presenza del faccione di Nasrallah innalzato da alcuni manifestanti alla marcia di Assisi, stupita dalla presenza dei rappresentanti l'Ucoii e dalle "sole" bandiere palestinesi. Mai mi sarei aspettata che si arrivasse a tanto. Ho sperato -invano- che almeno a fianco delle bandiere palestinesi ci fossero anche quelle di Israele: da qui la mia "meraviglia" che segue l'indignazione continua -e l'impotenza- che provo per lo schieramento di parte (palestinese ed ora di hezbollah) che persegue il pacifismo italiano, come Lei lo chiama. Un pacifismo a senso unico che dopo il silenzio o il balbettio di questi tragici giorni non trova di meglio che fare la ola alle armate internazionali schierandosi dietro un "forza onu" quanto mai ipocrita.  Forse avrei fatto meglio a ricordare una fotografia pubblicata il 5 agosto sul sito de LaStampaweb a proposito delle manifestazioni pacifiste (appunto) nel mondo. Anche a Damasco si è manifestato: tra il tripudio di bandiere rosse sfilano accanto il ritratto di Che Guevara e Nasrallah ! Non mi resta che attendere che altrettanto si faccia qui in Italia.
Navigando per i siti alternativi, per quelli pacifisti o che dir si voglia, per quelli arabi italiani e no, leggendo sui loro forum e su quelli di rispettabilissimi quotidiani e periodici, non posso fare a meno di constatare che se l'Ucoii si è permessa l'inciviltà e l'ignoranza di quell'inserzione a pagamento paragonando la loro alla nostra storia, paragonando Israele alla Germania di Hitler, lo ha fatto con la sicumera di chi si sente di interpretare "il senso comune della gente". La invito, se non l'ha già fatto, ad investire parte del suo tempo a legger gli insulti vergognosi contro Israele, dove fascista e nazista è l'ingiuria più gentile.  Trovo osceno e volgare che chi scrive a difesa delle ragioni di Israele venga tacciato di nazismo (anzi di "nazi-sionismo") usando il termine di un'ideologia razzista ed antisemita che ha cambiato il concetto di vita e, se permette, anche quello di guerra.
Troverebbe argomenti per scrivere tomi.
L'offesa, il turpiloquio, l'attacco gratuito e la demonizzazione di coloro che argomentano le ragioni di Israele, la disumanizzazione che implicitamente ne viene fatta -se "tiene" per Israele non gliene frega niente dei morti libanesi, dei morti palestinesi...- non facilitano la comprensione delle ragioni di ognuno. E non aiutano di più né i palestinesi né tantomeno i libanesi. Perché devo sentirmi "nazista" se dico che Israele ha il sacrosanto diritto di esistere e di difendersi? Perché ciò che penso deve alludere ad una "scelta di campo" che preclude ogni mia opinione sulle ragioni dei palestinesi o dei libanesi? E parlo di libanesi e non di hezbollah che, ancorché di quel paese, ne hanno prepotentemente prevaricato il governo e gettato il paese in una guerra impari massacrando e rapendo soldati di uno stato sovrano del quale perseguono pervicacemente la distruzione -e con loro Hamas.

Temo però che dietro gli insulti, si celi una infinita ignoranza che nemmeno le parole di emozione per la morte esibita non riescono più a nascondere.

La saluto e Le auguro buon lavoro.

Tina Fronte


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