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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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La Stampa Rassegna Stampa
29.08.2006 Nicole Kidman e altre 84 star del cinema stanno con Israele
Kean Loach la boicotta e si merita un titolo e l'appellativo di "regista degli ultimi"

Testata: La Stampa
Data: 29 agosto 2006
Pagina: 5
Autore: Raffaella Silipo
Titolo: «Kean Loach: boicottiamo Israele»

E' il "regista degli ultimi", quindi non c'è da stupirsi se si schiera con la "causa palestinesi", anche se " i suoi modi " (vale a dire l'adesione a un boicottaggio razzista, ndr) "sono insolitamente netti".
E' questo il singolare e fazioso modo con il quale Rafaela Silipo presenta sulla STAMPA del 9 agosto l'iniziativa del regista inglese Kean Loach, che rifiuta di partecipare al festival di Haifa, città  aggredita da Hezbollah.

Scarsa attenzione alla apprezzabile iniziativa di registi e attori americani in favore di Israele.

Ecco il testo: 

È il regista degli ultimi: della classe operaia di «Piovono pietre», ma anche della causa irlandese di «The Wind That Shakes The Barley» che ha vinto la Palma d’Oro all’ultimo Festival di Cannes, o dell’amore interrazziale di «Un bacio appassionato» tra un immigrato pachistano e una biondina proletaria di Glasgow. Non è quindi una sorpresa se oggi Ken Loach sceglie la causa palestinese, anche se i modi sono insolitamente netti: l’autore britannico rifiuta infatti l’invito dell’Haifa Film Festival e prende una netta posizione contro Israele, chiedendo ai suoi colleghi di unirsi alla campagna contro lo stato ebraico: «Aderisco all’invito di registi, artisti e altri palestinesi - scrive sul sito della «Campagna palestinese per il boicottaggio accademico e culturale di Israele» - di boicottare le istituzioni culturali sponsorizzate dallo stato di Israele, e invito altri a unirsi a questa campagna».
Loach, noto per il suo impegno politico, spiega che «i palestinesi sono stati portati a questa richiesta di boicottaggio dopo quaranta anni di occupazione della loro terra, di distruzione delle loro case, di rapimento e uccisione dei loro civili e non hanno speranza immediata che questa oppressione abbia fine». Il suo interessamento va oltre la sensibilità personale: «Come cittadini britannici, dobbiamo riconoscere la nostra responsabilità nell’assetto internazionale della Palestina, dobbiamo condannare i governi inglese e americano perchè supportano e armano Israele. Dobbiamo opporci alle attività terroristiche dei governi inglese e americano nel perseguire le loro occupazioni e le loro guerre illegali. È impossibile ignorare l’appello dei palestinesi e per questo, declinerò ogni invito per qualsiasi altra occasione».
La notizia, pubblicata da «Haaretz», ha scatenato una valanga di commenti sulla versione online del quotidiano israeliano: molti lettori hanno affermato che boicotteranno a loro volta i film di Loach, cui qualcuno assegna la «palma dell’intolleranza». Certo è che diventa sempre più difficile, anche per la gente di cinema, non prendere posizione sullo scontro israelo-palestinese. È solo di qualche giorno fa la notizia che Nicole Kidman e altre 84 star del cinema statunitense (tra cui gli attori Michael Douglas, Sylvester Stallone, Bruce Willis, Danny De Vito, William Hurt e i registi Ridley Scott, Michael Mann e Sam Raimi) hanno comprato un’intera pagina pubblicitaria sul «Los Angeles Times», per condannare pubblicamente le «organizzazioni terroristiche» Hezbollah in Libano e Hamas in Palestina.
«Siamo addolorati e sconvolti dalle vittime civili in Israele e Libano provocate dalle azioni terroristiche avviate da organizzazioni terroristiche come Hezbollah e Hamas - si legge nell’annuncio -. Se non riusciremo a fermare il terrorismo nel mondo, il caos prenderà il sopravvento e persone innocenti continueranno a morire. Dobbiamo aiutare le società democratiche e fermare il terrorismo a ogni costo». Gli attacchi kamikaze, purtroppo, sono un film solo in «Paradise Now».

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