Appello di Kofi Annan per la liberazione dei soldati israeliani rapiti da Hezbollah la cronaca di Maurizio Molinari
Testata: La Stampa Data: 29 agosto 2006 Pagina: 5 Autore: Maurizio Molinari Titolo: «Annan, un appello agli Hezbollah»
Da La STAMPA del 29 agosto 2006:
NEW YORK. Gli Hezbollah liberino i due soldati israeliani rapiti e lo Stato Ebraico tolga il blocco aeronavale al Libano: con queste due richieste il Segretaro generale dell’Onu, Kofi Annan, ha inizato a Beirut un viaggio di almeno undici giorni in Medio Oriente che lo porterà anche a Damasco e Teheran.
E stato al termine dell’incontro con il premier libanese Fuad Siniora che Annan ha affrontato la questione dei due soldati Ehud Goldwasser ed Eldad Regev, il cui rapimento in territoro israeliano lo scorso 12 luglio diede inizio ad un conflitto di 34 giorni con gli Hezbollah. «Chiedo la liberazione dei soldati catturati» ha detto Annan, suggerendo agli Hezbollah di consegnarli al «governo libanese» o ad una «terza parte» sotto gli auspici della Croce Rossa Internazionale. «Noi delle Nazioni Unite siamo pronti ad avere un ruolo se ci sarà richiesto, offro il nostro aiuto» ha aggiunto il Segretario generale.
L’impegno per la liberazione nasce dal testo stesso della risoluzione 1701 sul cessate il fuoco - che la prevedeva nel preambolo - e segue le forti pressioni esercitate in tal senso da Gerusalemme e Washington. «Fino a quando la questione dei due soldati non sarà risolta l’intera vicenda in corso in Libano ha assai poco significato» ha dichiarato il ministro degli Esteri israeliano Tzipi Livni da Berlino, sottolineando come «la nostra sovranità è stata violata e se la risoluzone 1701 non vi porrà rimedio allora il problema da risolvere rimarrà». Come dire: Gerusalemme ha iniziato una guerra per ottenere la liberazione dei due militari e non è disposta a porvi fine se non saranno restituiti dagli Hezbollah. Proprio la Germania sarebbe impegnata a mediare sulla liberazione dei soldati e di questo la Livni avrebbe discusso in un incontro a porte chiuse con Ernst Uhrlau, capo dei servizi di intelligence tedeschi.
Annan a Beirut si è incontrato anche con uno dei due ministri Hezbollah, Mohammed Fneish, e con il presidente del Parlamento, Nabih Berri, che svolge un ruolo di negoziatore de facto per conto dello sceicco Hassan Nasrallah. «Abbiamo l’occasione per un cessate il fuoco di lungo termine ed una pace durevole e dobbiamo coglierla, per questo sono venuto qui» ha detto Annan dopo aver visto Berri, sottolineando di essere «positivamente sorpreso per la tenuta della tregua».
Alla richiesta agli Hezbollah della liberazione dei soldati rapiti Annan ha unito quella ad Israele di togliere subito il blocco aeronavale al Libano. «Sono impegnao a lavorare con gli israeliani e con un certo numero di partner internzionali per far sì che questo avvenga» ha detto Annan, poche ore dopo che il presidente francese Jacques Chirac aveva ripetuto un simile appello da Parigi. Tanto Annan che Chirac ritengono necessaria la fine del blocco per far partire la ricostruzione: «C’è molto che deve essere fatto, stiamo entrando nella fase della ricostrizone e lavoriamo con ogni parte interessata affinché sia rispettato ogni aspetto della risoluzione 1701». Aver messo sul piatto, quasi contemporaneaente, la rilascio dei soldati e la fine del blocco lascia intendere la volontà di Annan di sfruttare la missione in Medio Oriente per scogliere gli ultimi nodi che restano al superamento della fase della cessazione delle ostilità per arrivare a quella condizone di «cessate il fuoco duraturo» che può spingere numerosi Paesi ad inviare truppe a fianco dei circa 7000 uomini promessi dall’Unione Europea. A tale riguardo tutti gli occhi sono puntati su Ankara, dove ieri il governo ha dato luce verde all’invio dei soldati passando la parola al Parlamento che dovrà pronunciarsi a fine settimana ma nel cui seno resta forte l’opposizione di alcuni partiti, dubbiosi sull’opportunità di partecpare ad una operazione che potrebbe portare le truppe a diretto contanto con la minoranza armena in Libano, considerata molto ostile.
A premere a favore di un sì della Turchia sono tanto l’Onu che l’Ue per via del fatto che l’esercito di Ankara unisce l’affidabilità delle unità Nato all’identità musulmana dei soldati. «In via di principio abbiamo deciso di patecipare alla missione dell’Onu e il Parlamento sarà convocato al più presto» ha detto il portavoce governativo Cemil Cicek. Durante i colloqui a Beirut Annan ha discusso nei dettagli l’incombente missione dei caschi blu, sottolineando tanto a Siniora che a Berri come «non arrivano per combattere né per perquisire le case ma se attaccati si difenderanno a prescindere da chi siano i loro eventuali aggressori».
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