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La Stampa Rassegna Stampa
28.08.2006 Israele chiede che la missione internazionale controlli il confine tra Libano e Siria
e maggiori aiuti al Libano per non favorire Hezbollah: la cronaca di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 28 agosto 2006
Pagina: 3
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Israele: controllate i confini con la Siria»
Da La STAMPA del 28 agosto 2006:

«Molto bello da parte vostra», ci dice educatamente il ministro laburista della Cultura e della Scienza Ofir Pines quando quando gli diciamo che i soldati italiani stanno arrivando in Libano «davvero ammirevole». Lui sa bene cosa vuol dire trovarsi di fronte gli Hezbollah nel ruolo di nemici. Ma quando gli chiediamo che gli sembra dell’idea di allargare le operazioni della forza internazionale a Gaza, risponde secco: «È tutta un’altra storia, non c’entra». L’Unifil 2 in Israele viene da una parte accolta con curiosità e gratitudine da parte di chi ancora spera che la missione disarmerà gli Hezbollah per restiture la sovranità al Libano e difendere Israele dall’attacco integralista islamico dell’Iran e dei suoi alleati. Solo due mesi fa, ha detto ieri il premier Olmert, sarebbe stata incredibile la sola idea che l’esercito libanese si avviasse al controllo del sud del Libano.
Ma ci sono anche molti che già chiamano l’Unifil «Nunifil», e non amano affatto l’idea che la forza ONU venga dispiegata da queste parti con regole politiche e di ingaggio che non prevedono la ragione stessa per cui Israele ha accettato il cessate il fuoco, ovvero il disarmo e l’embargo sulle armi. Ieri il ministro della difesa Amir Peretz ha detto al Gabinetto, speranzoso, che si aspetta che la comunità internazionale prenda il controllo sui passaggi di frontiera del Libano. In particolare, sul confine con la Siria che è la porta di ingresso dei missili degli Hezbollah provenienti da Damasco, spesso made in Iran. Ma Kofi Annan ha già detto che questo non accadrà: e desta una certa sorpresa, qui, che Annan abbia intenzione di visitare nei prossimi giorni, durante il suo tour del Medio Oriente, anche la Siria e l’Iran, sponsor di Nasrallah.
Peretz si è lamentato di un altro punto molto importante: l’aiuto umanitario internazionale ha raggiunto la popolazione libanese in misura così modesta che gli Hezbollah hanno avuto un balzo di popolarità con la loro distribuzione (finanziata con un fiume di dollari dai soliti amici iraniani) di 12 mila dollari a ogni famiglia danneggiata dagli attacchi israeliani durante la guerra. E il fatto che gli Hezbollah distribuiscano soldi a gogo suscita rabbia anche fra drusi, cristiani, musulmani moderati perchè di fatto fa crescere il consenso popolare per l’area politica più pericolosa per la stessa democrazia libanese.
Nasrallah intanto ieri ha giocato la parte del bravo ragazzo che promette che non ci si sarà un’altra guerra (e chiunque riascolti i suoi discorsi dei primi giorni capisce che mente) e da tutta la colpa della guerra a Israele, anche se è stato lui a attaccare. Che l’intervento internazionale possa diventare un problema invece che un aiuto per Israele, lo dice in ben due interventi sulla prima pagina il giornale preferito dalla sinistra israeliana, Haaretz, il cui commentatore militare Amir Oren spiega: «La combinazione dell’esercito e dell’Unifil non tratterà con la radice del problema (gli Hezbollah, ndr) ma solo con programmi di giornata... non si porterà avanti la demilitarizzazione degli Hezbollah... che utilizzeranno l’iniziativa a loro favore».
Colpisce e offende Israele, ci dice un politico che però non vuole essere citato, che Annan voglia inserire mille soldati che appartengono addirittura a stati che non riconoscono la sua esistenza stessa. L’immensa pressione iraniana preoccupa Olmert, messo sotto tiro anche dalle proteste popolari. Ogni giorno le promesse dei mullah e le esercitazioni missilistiche spingono Israele in una posizione in cui l’opinione pubblica internazionale è un suo primario interesse. Nel frattempo però il ministero della Difesa accelera tutti i progetti per intercettare i missili con una gittata fra i 50 e i 200 chilometri.

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