Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein".
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)
Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine.
Le polemiche su Jostein Gaarder e Günter Grass un intervento di Elie Wiesel
Testata: Corriere della Sera Data: 27 agosto 2006 Pagina: 33 Autore: Elie Wiesel Titolo: «Davvero Grass non conosceva l'orrore della Ss»
Elie Wiesel interviene nella polemica suscitata dalle rivleazioni dello scrittore tedesco Gunter Grass sul suo aurolamento nelle SS e in quella sulle prese di posizione antisemite del norvegese Jostein Gaarder . Ecco il testo:
Di recente due romanzieri hanno invaso la stampa mondiale. Non hanno niente a che vedere l'uno con l'altro, se non per il fatto che hanno pubblicato opere lette in decine di lingue. E che il loro atteggiamento verso la scrittura e la responsabilità dello scrittore nei confronti del linguaggio ha suscitato controversie di ordine etico più che letterario. Il primo, Jostein Gaarder, abita in Norvegia e il libro che lo ha fatto conoscere anni fa si intitola Il mondo di Sophie; una specie di raccolta di lezioni filosofiche impartite da uno sconosciuto maestro a una giovane allieva. La tendenza è più o meno di sinistra; non credo di aver visto molto spesso la sua firma su pagine politiche. Ed ecco che si parla solo di lui, o meglio di un suo articolo, che tratta degli avvenimenti politici e militari in Libano. Avvalendosi di un linguaggio eccessivo e di argomenti violenti, ha prodotto un testo che sembrava uscito dai volumi nazisti di uno Streicher o di un Goebbels. Improvvisamente si discute ovunque non se l'articolo sia antisemita, ma se lui lo sia. Per i bombardamenti di abitazioni civili in Libano, in un articolo dal titolo «Il popolo eletto da Dio» sul quotidiano Aftetposten, uno dei più importanti nel Paese, Jostein Gaarder accusa lo Stato di Israele e il popolo ebraico di apartheid, di razzismo, di vivere nel Medio Evo, di predicare l'odio e di commettere crimini contro l'umanità. Si spinge fino a dire: «Non riconosciamo più lo Stato di Israele. Non si torna indietro. Lo Stato di Israele ha violato il riconoscimento mondiale e non avrà pace finché non deporrà le armi». Si spinge addirittura ad affermare che «lo Stato di Israele non esista più». Questo articolo pieno di stereotipi antichi e moderni antigiudaici ha provocato un tale choc negli ambienti intellettuali che per scusarsi l'autore ha dovuto dichiarare che si era espresso malissimo, che lo hanno capito male e che, di fatto, si considerava israeliano esattamente come John F. Kennedy si era dichiarato berlinese. Parole patetiche, incoerenti, che non hanno migliorato la sua reputazione. Per quanto mi riguarda, avendo letto questo scritto, posso solo concludere che lo scrittore è responsabile di quello che scrive; se si esprime da antisemita, vuol dire che lo è. Adesso veniamo al secondo scrittore di cui si parla in Germania e in tutto il mondo. Sul piano puramente letterario, Günter Grass ha alle spalle una grande opera prestigiosa che vale veramente. Il suo primo romanzo, Il tamburo di latta, viene annoverato tra i capolavori del secolo scorso. Le opere successive giustificano il Nobel che gli è stato attribuito nel 1999. I suoi giudizi avevano un peso, le sue riflessioni raggiungevano un pubblico vasto. Facendo riferimento a lui, non si faceva mai a meno di sottolineare il suo impegno morale. In breve, era la coscienza della nuova Germania. Ed ecco emergere il fatto che in gioventù, all'età di 17 anni, si era arruolato nelle infami Waffen SS. Improvvisamente la fazione dei suoi lettori si divide in due. Da un lato si parla di un errore di gioventù mentre dall'altro si insiste sul lungo silenzio che precede la sua confessione. Emergono molte domande: era stato reclutato a forza nelle SS? Le strutture ideologiche delle SS non erano quindi basate sul volontariato? E poi, a 17 anni, non conosceva l'orrore che le caratterizzava? Ignorava davvero quello che i camerati delle SS facevano agli ebrei? E soprattutto, perché ha taciuto così a lungo? Se il caso Gaarder ha suscitato la mia collera, il caso Grass mi ha solo rattristato. Accetto la spiegazione secondo cui il silenzio era dovuto alla vergogna. Possiamo immaginare le sue notti e i suoi risvegli quando si ricordava del passato? Come non cercare di comprendere la sua agonia solitaria? Attendo con impazienza di leggere il suo nuovo libro, in cui sicuramente ne parla. Fino ad allora, propongo che ciascuno si riservi di emettere un giudizio.
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