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Libero Rassegna Stampa
27.08.2006 La "questione palestinese" nasce dal fondamentalismo islamico, non viceversa
un editoriale di Renato Farina

Testata: Libero
Data: 27 agosto 2006
Pagina: 1
Autore: Renato Farina
Titolo: «La telefonata e la marcia degli inganni»
Da LIBERO del 27 agosto 2006, un editoriale di  Renato Farina sull'ipocrisia e la strumentalizzazione propagandistica della "marcia della pace" di Assisi e sulla telefonata tra Kofi Annan e Romano Prodi, improntata a luoghi comuni falsi e pericolosi :

In guerra, in guerra. Il Custode del Sacro Convento di Assisi approva e aderisce entusiasta alla manifestazione. È così, stavolta i frati benedicono i fucili. Sì, perché non si va alla battaglia contro il terrorismo, e soprattutto non è Berlusconi a spedire soldati nel mondo. Siccome c'è il governo di sinistra i pacifisti godono: si sparerà per la pace, per l'Onu. Che panzana. Chi la beve? I lettori di Libero sono vaccinati. Però Prodi e i suoi hanno l'arma totalitaria della propaganda: tonache e musulmani, giornali e tivù. Stanno intortando l'opinione pubblica. C'è la guerra giusta: purché la faccia la sinistra e sia un tantino contro gli ebrei. Sono spudorati. Così ieri davanti alla basilica del Poverello sono sventolate le bandiere arcobaleno per salutare le tute mimetiche in partenza. Poche bandiere peraltro. I pacifisti sono ancora a grattarsi la pancia al mare, o forse non riescono a essere completamente ipocriti come i loro capi. «Non è stata una manifestazione oceanica», ha ammesso il sito internet dell'Unità. Mille persone dice la questura. Alcune centinaia, sostiene Repubblica. In compenso hanno aderito «gli enti locali per la pace e i diritti umani»: 552 comuni, ciascuno dei quali paga la sua brava quota per l'iscrizione, in ordine alfabetico da Abano Terme a Zollino. Poi, altre 400 organizzazioni. 952 tra enti, partiti, associazioni e sindacati molto virtuali: si fidano di Prodi. Tra essi la simpatica sigla dell'Ucoii. I suoi aderenti c'erano proprio. Ieri in realtà due sono stati gli eventi pacifici. Pacifici nel senso del cimitero. 1) Telefonata del segretario dell'Onu, Kofi Annan, a Romano Prodi. È stata una bella telefonata, di primo mattino, molto istruttiva. Perché spiega che il compito della missione militare in Libano è ovviamente la pace, come no. Ma il problema numero uno da risolvere è «la questione palestinese». Non il terrorismo degli Hezbollah e di Hamas che vogliono far fuori Israele, in combutta con Siria ed Iran, ma i problemi creati dallo Stato ebraico ai ragazzi di Arafat. Non si parla di disarmo delle milizie parallele che istruiscono e inviano kamikaze. Ma quando mai. Ecco il titolo di Repubblica- on-line: «Telefonata Annan-Prodi. Centrale questione palestinese». Segue testo, ore 12,04: «La questione palestinese resta centrale per arrivare a una pacificazione complessiva dell'area mediorientale. Questo uno dei punti su cui hanno convenuto Romano Prodi e il segretario generale dell'Onu, Kofi Annan, in una conversazione telefonica, nel corso della quale Annan ha rivolto un caloroso ringraziamento all'Italia per la missione in Libano. I due leader hanno convenuto anche sulla necessità di "dare corso rapidamente agli impegni presi in Libano" ». Finalmente ha mosso un piedino l'Italia e tutto si sistemerà. Quante cose si dimenticano. La questione palestinese nacque perché i Paesi arabi non vollero accettare la nascita di due Stati, quello ebraico o quello palestinese. Siamo nel 1948, era stata una decisione dell'Onu. I regimi islamici diedero guerra, la persero. Da allora ci hanno provato e riprovato. Israele ha dovuto combattere semplicemente per esistere. Ha occupato i territori esterni ai suoi confini per reagire all'aggressione, poi ha proposto la loro restituzione. Respinta da Arafat. Si è ritirata da Gaza: ha ricevuto in cambio bombe e razzi. Questione palestinese? Esiste, certo. I regimi arabi l'hanno adoperata come arma di ricatto verso l'opinione pubblica occidentale senza mai impegnarsi a integrare i profughi, senza mai versare loro un soldo, salvo come premio alla famiglia dei kamikaze. Hamas, che comanda nei Territori della kefiah, non accetta l'idea dei due Stati. Ne vuole uno solo. E per l'Onu e per Prodi la questione non è il terrorismo ma quella palestinese. Applausi dai pacifisti e dall'Ucoii. Resta un dubbio, che un analista preparato come Franco Cangini solleva: forse Prodi cerca di vendere come anti-israeliana una scelta che in realtà America e Israele appoggiano. Per incassare il consenso di Diliberto e di Bertinotti, e magari convincendo questi ultimi a fare i finti tonti, lascia credere che la missione armata sia anti-israeliana, invece è gradita agli ebrei. Be', noi non ci crediamo. Saremo malfidati, ma non ci convince. Basti leggere le dichiarazioni degli Hezbollah: nessuna voglia di disarmo, pur previsto dalla risoluzione Onu. Ma le regole di ingaggio di Kofi Annan non prevedono che a togliere razzi e cannoni siano i caschi blu, ma i libanesi, che sono pappa e ciccia con Hezbollah. Volete le prove? Naim Qassem, il numero due di Hezbollah (il partito di Dio) ha giurato: continuerà la "resistenza". Lo ha detto a un giornale dell'Iran che li finanzia: «Saremo in grado di definire regole e ruoli, soltanto quando avremo trovato un accordo con l'Esercito sul come difenderci da Israele, stabilendo i compiti della resistenza, dell'Esercito e del popolo libanese». Le truppe italiane saran- no al fianco dell'esercito libanese, quindi - secondo Hezbollah - al fianco della "resistenza". Bello, no? 2) Il secondo avvenimento molto istruttivo è accaduto, come sopra detto, ad Assisi. Trattasi della storica manifestazione per la pace. Oltre alla benedizione dei frati e del vescovo locale, c'è stata quella del pacifista ungherese Napolitano, di Bertinotti, dei giornalisti della Rai e del capo dell'Ucoii. Sì, l'Ucoii. Loro: i musulmani estremisti che paragonano gli ebrei ai nazisti. Com'è andata ieri. Pochi ma felici. Nel 2001, ad Assisi, D'Alema fu aggredito da salve di fischi perché si era schierato timidamente a favore dell'invio di truppe in Afghanistan, così Rutelli. Bertinotti fu portato in trionfo. Oggi sono tutti eroi per il motivo opposto: mandano soldati e sono di sinistra. E poi c'è uno scopo non detto ma chiaro: mettere a posto Israele. Se no, perché l'Ucoii? Israele deve esistere, dicono tutti. Ma in un bel ghetto, lasciando prosperare chi organizza la sua distruzione. Non risulta che Dachan, il presidente dell'Ucoii, sia stato destinatario nemmeno di un pernacchio. Ha diritto di presenza e di parola, magari anche di applausi. A nessuno viene in mente di cacciarlo via come fecero i manifestanti del 2004 a Roma contro Fassino, perché ritenuto tenero con «crociati ed ebrei» e troppo duro con Bin Laden. C'è un campione dell'antisemitismo, un predicatore d'odio ma va benone. Lo striscione che sta in testa alla manifestazione chiariva: «Forza Onu». Dachan ieri ha fornito molte eccellenti dichiarazioni pacifiste, è stato un protagonista, una specie di portavoce dell'Onu. Una domandina. Ma non era stata l'Onu, come ha spiegato su Libero Tommaso Montesano, a fissare la risoluzione 1559 sull'Iraq? Con essa si richiedeva l'invio di truppe in Mesopotamia «per la ricostruzione e per la pace». Berlusconi seguì le stesse Nazioni Unite, guidate dal medesimo Kofi Annan, e ad Assisi fu un coro anti-berlusconiano, marciarono compatti diessini e rifondaroli, no global, frati e i soliti dell'Ucoii. I soldati italiani furono definiti «truppe d'occupazione » dai pacifisti di Assisi e pure da Prodi. Ora c'è stata la risoluzione Onu 1701, dove si domandano truppe «per la ricostruzione e per la pace». Stavolta però il governo di sinistra è entusiasta, i pacifisti godono. E i frati benedicono.

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