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La Stampa Rassegna Stampa
27.08.2006 Una missione che parte male
difficile credere che disarmerà Hezbollah: l'analisi di Fiamma Nirenstein

Testata: La Stampa
Data: 27 agosto 2006
Pagina: 1
Autore: Fiamma Nirenstein
Titolo: «Freniamo i trionfalismi»
Da La STAMPA del 27 agosto 2006, un articolo di Fiamma Nirenstein:

CHI in questi giorni ha seguito le discussioni israeliane sul dispiegamento della Forza internazionale a fianco dell’esercito libanese nel Sud del Libano, ha sentito dire nei corridoi quello che non si dichiara in pubblico, ovvero che Israele sa benissimo che gli Hezbollah non verranno disarmati, e che i suoi sforzi diplomatici, sono puntati sulla parte della risoluzione che riguarda l’embargo di armi per l’organizzazione che li ha attaccati il 12 di luglio. Anche la missione della Livni in Europa l’ha comunicato a chi doveva, forse anche a D’Alema. Ma l’idea che l’esercito libanese sgombererà la parte del Libano al Sud del Litani dagli Hezbollah e quindi sul suo confine in Israele appare come un sogno irrealizzabile.
ll disarmo di Hezbollah è irrealistico. Il ministro degli Esteri, l’israeliana Livni, lo sa, come sa che è impossibile immaginare che interi villaggi, che sono poi quelli da cui sono stati lanciati i missili, vengano evacuati e spostati a Nord. Lo si può notare anche dal forte rapporto fra la popolazione sciita in fase di ricostruzione, bastione degli Hezbollah, che oggi ricevono dagli Hezbollah stessi denaro per la ricostruzione negli stessi luoghi.
L’EMBARGO
Israele ormai si aspetta solo che le armi pesanti vengano spostate, e anche su questo ha ragionevoli dubbi. Tzipi Livni, nell’intervista a La Stampa di venerdì, diceva che gli Hezbollah sono destinati a sparire: in realtà non sembra questo il caso. E se lo scopo di Israele è quello di ottenere un embargo delle armi, davvero non si riesce a capire come questo accadrà se la frontiera libanese-siriana non verrà sorvegliata dall’Unifil. Siriani e libanesi non hanno mai evitato il passaggio di armi per gli Hezbollah, e anzi, a giudicare dai 13.000 missili in gran parte iraniani dispiegati in questa guerra, lo hanno agevolato.
LA SPERANZA
Dunque, se è logico che il sentimento che circonda la prossima avventura della Forza internazionale sia di speranza e persino di ottimismo, pure se si guardano le cose sul campo, si capisce che per farla riuscire, oltre che di spirito di patriottismo europeo e di speranza di pace, ci si dovrebbe armare di una grande determinazione antiterrorista, che non è né nella lettera né nell’ispirazione della Forza che sta per partire. Il rilancio francese è stato significativo e incoraggiante. Ma sembra giusto evitare ogni tono trionfalista. La Forza internazionale, per come nasce, non è dotata dello spirito giusto, e questo può portare a molti guai pratici.
LA SPINTA ARABA
Quando la risoluzione dell’Onu ha messo le ali, nonostante all’inizio gli Usa e Israele non fossero d’accordo, ciò è accaduto perché ha vinto la spinta al cessate il fuoco per fermare l’esercito d’Israele che dopo molti tentennamenti aveva intrapreso l’operazione di terra. Le immagini di Kana (in parte falsificate) hanno avuto un rilievo fondamentale, e altrettanto la spinta molto insistente della Lega Araba.
Tuttavia gli Usa sono riusciti nella discussione a far valere un punto di vista fortemente anti Hezbollah. Pur se la risoluzione parla genericamente di sgomberare il campo da tutte le milizie armate che impediscano all’esercito libanese di essere l’unica forza armata nel Sud del Libano, e non specificatamente degli Hezbollah. Israele ha accettato la Forza internazionale sia perché non era in grado di risolvere i dilemmi della guerra asimmetrica, sia pensando probabilmente che qualcuno, chicchessia, fra i piedi degli Hezbollah in fase di riarmo sarebbe stato comunque meglio di nessuno. Ma ha valutato accuratamente quanto lascia loro in mano nelle postazioni già conquistate, dato che si tratta di interi villaggi fortezza? Servirà questo realmente alla pace? E’ pensabile che secondo le norme della risoluzione, l’esercito libanese, affronti villaggi interi per evitare l’autonomia militare degli Hezbollah e dislocarsi da padrone al Sud? O piuttosto l’esercito libanese, già di per sè in gran parte sciita e che si propone di integrare gli Hezbollah nelle sue file, non ne verrà invece colonizzato? E quando la Forza internazionale si troverà di fronte a questo fenomeno, lo considererà una violazione delle norme?
Inoltre: il Libano non vuole - come pure Bashar Assad - che le frontiere fra i due Paesi siano sorvegliate. Assad, si sa, considera il Libano parte della sua terra, tanto che non ha ambasciata a Beirut, e Siniora non ci vuole litigare. Allora, chi fermerà i camion pieni di armi? Se Israele cercherà di fermarli, allora la Forza internazionale considererà Israele un nemico su cui eventualmente sparare? Questo accadrà anche nel caso, per esempio che Israele voglia prevenire un’azione di infiltrazione di terroristi dal Nord del Libano?
Il blocco aereo e marino che il Libano chiede di sollevare, con quali mai garanzia pacifiche può essere considerato, dato che un problema di aerei carichi di armi in volo dalla Turchia si è già avuto anche nei giorni scorsi? Se l’esercito libanese assolverà a tutti questi compiti, sembra molto difficile che potrà farlo senza venire allo scontro con gli Hezbollah, con la Siria, e con l’Iran. Ed è difficile che la Forza Unifil allargata non si trovi allo stesso problema, a meno che non voglia fare la politica delle tre scimmiette, come ha fatto quando ha lasciato costruire una metropoli di gallerie-depositi di armi sotto tutto il Sud del Paese benché questo fosse proibito esplicitamente dalla risoluzione 1559 che li aveva dislocati proprio là.
La Forza di pace è una forza con ideali molto elevati, e secondo le cifre dell’Onu essa ha perduto 2285 uomini in servizio in varie parti del mondo. Questo, sia chiaro, non significa affatto che il compito di combattere chi odia la pace debba essere realizzato a tutti i costi: ma bisogna avere chiaro non solo le regole di ingaggio, ma anche quali sono i propri ideali. E’ evidente a tutti che benché da sei anni gli Hezbollah avessero preparato i loro strumenti di guerra e Israele lo sapesse bene, la scelta di fare la guerra è stata di una parte sola, quella che ha attaccato. Sarà la solita parte ad attaccare di nuovo, e questa parte può rapire, mettere mine, cercare in tutti i modi di creare incidenti quali che siano le sue promesse. Lo ha già fatto ed è la sua ragione di vita. E Israele di certo si difenderà, perchè quale che sia oggi lo spirito di appeacement del governo Olmert, alla fine deve dimostrare a ogni occasione che non è disposto a morire per far piacere ad Ahmadinejad. L’Europa fa molto bene a cercare di metter fine alla politica unilaterale degli Usa contro il terrorismo, questo è un guadagno per tutti. Ma sa che va a combattere il terrorismo, con tutto quello che ciò comporta moralmente e nella pratica? Al momento, gli scopi e i mezzi strategici che si dà, non sembrano sufficienti per il fronte creato dagli Hezbollah nella sua guerra integralista e antioccidentale.

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