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La Stampa Rassegna Stampa
26.08.2006 Inchiesta americana sulla guerra israeliana contro Hezbollah
la cronaca di Maurizio Molinari

Testata: La Stampa
Data: 26 agosto 2006
Pagina: 3
Autore: Maurizio Molinari
Titolo: «Inchiesta Usa sulle bombe a grappolo israeliane»
Di seguito, un articolo di Maurizio Molinari su un'inchiesta del Dipartimento di Stato sulle modalità di utilizzo, da parte di Israele delle bombe a grappolo fornite dagli Stati Uniti.
Segnaliamo il fatto che l'ipotesi, ancora non verificata, è quella dell'utilizzo di queste armi contro gli Hezbollah, cioè contro obiettivi militari e non contro civili.
Ecco il testo:

Il Dipartimento di Stato ha aperto un'inchiesta sull'uso di bombe a grappolo americane da parte di Israele durante l’ultimo conflitto in Libano. A svelarlo è il New York Times, precisando che l'indagine è stata decisa sulla base del ritrovamento da parte di ispettori Onu di centinaia di tali ordigni in 249 località a Sud del Litani. Ispezionando l'area dei più intensi combattimenti, il personale del Centro di coordinamento anti-mine delle Nazioni Unite ha trovato 559 bombe «M-42», in genere contenute nei proiettili di artiglieria da 105 millimetri, 663 «M-77», un tipo di sotto-munizioni dei missili «M-26«, e 5 «Blu-63», contenute nelle bombe «Cbu-26». Gli ispettori dell'Onu hanno inoltre trovato 608 ordigni di tipo «M-85», sottomunizioni di fabbricazione israeliana. L'uso di bombe a grappolo «made in Usa» da parte di Gerusalemme risale all'inizio degli Anni Settanta e nel 1976 venne sottoscritto, secondo fonti di stampa, un accordo che - seppur mai reso pubblico - imponeva che fossero adoperate solo contro obiettivi militari, in situazioni di conflitto con eserciti arabi simili a quelle verificatesi nelle guerre del 1967 e 1973. Tale intesa venne riconfermata dopo l'operazione militare condotta da Israele in Libano nel 1978 mentre a seguito dell'invasione del Libano nel 1982 un'indagine del Congresso appurò che era stato fatto un uso illegale delle bombe a grappolo ed a frammentazione portando l'amministrazione Reagan a decidere un bando delle vendite bilaterali durato per sei anni. Il fatto che durante il recente conflitto si è combattuto quasi sempre in zone civili - a causa della decisione degli Hezbollah di posizionare in centri abitati i katiusha che venivano lanciati contro la Galilea - ha sollevato il dubbio al Dipartimento di Stato che Gerusalemme possa essere incorsa in una violazione simile a quella avvenuta nel 1982. Sebbene Israele non abbia mai confermato l'uso di questi armamenti è noto che le bombe a grappolo - capaci di sprigionare centinaia di piccoli ordigni - sono molto efficaci per colpire unità di militari disperse sul territorio oppure nascoste dentro reticoli d bunker e fortini. Durante le ultime due settimane di combattimenti la stampa israeliana riportò la notizia della richiesta a Washington di missili «M-26» proprio per consentire di colpire i miliziani filo-iraniani in nascondigli sotterranei. L'incarico di accertare cosa sia avvenuto ricade sull'Ufficio per il controllo sulla vendita di armamenti, ma il Dipartimento di Stato preferisce mantenere un profilo basso sulla vicenda, limitandosi a far confermare al portavoce Gonzalo Gallegos di «essere a conoscenza delle accuse sollevate» e di «aver chiesto più informazioni in merito». Il fatto stesso che Washington si stia muovendo in questa direzione è comunque destinato a trovare il favore delle capitali arabe che durante i combattimenti protestarono contro la fornitura di armi americane allo Stato di Israele.

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