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Il Foglio Rassegna Stampa
26.08.2006 Caschi blu europei in Libano
struttura, paesi, obiettivi della missione

Testata: Il Foglio
Data: 26 agosto 2006
Pagina: 1
Autore: la redazione
Titolo: «L’Europa infine si mette il casco blu, ma con meno forze del previsto»
Dal FOGLIO del 26 agosto 2006:

Bruxelles. Ieri l’Europa si è data una missione, anche se non con il massimo delle forze e della convinzione. Quanto emerso al termine del vertice straordinario dei ministri degli Esteri dell’Unione europea, tenutosi a Bruxelles alla presenza del segretario generale delle Nazioni Unite, Kofi Annan, conferma molti degli elementi dell’operazione a guida dell’Onu in Libano già noti prima dell’impasse francese sui rinforzi da inviare a Unifil. La decisione del presidente Jacques Chirac di mandare altri due battaglioni in Libano ha sbloccato l’adesione degli altri partner europei, apparsi piuttosto restii a fornire truppe nei giorni scorsi, quando si parlava di un comando italiano. La questione della guida della forza avrebbe potuto creare dissidi tra Roma e Parigi; è stata risolta da Kofi Annan, che ha confermato che il comando sul terreno resterà al generale francese Alain Pellegrini fino a febbraio 2007, quando verrà avvicendato da un pari grado italiano. All’Italia, pronta a sbarcare quasi mille soldati che potrebbero salire fino a 3.000 entro l’autunno, sarà inoltre affidata la responsabilità di un ufficio strategico di Unifil creato nell’ambito del quartier generale dell’Onu a New York. Ieri il ministro della Difesa Arturo Parisi ha nominato a capo della struttura il generale Fabrizio Castagnetti, attualmente alla guida del Comando operativo interforze. L’ufficio avrà ruolo e compiti tutti da chiarire, soprattutto sulla delicata questione gerarchica. Non è chiaro se questo organo costituirà un comando superiore, cioè impartirà ordini a Pellegrini, o avrà soltanto un ruolo di collegamento tra il dipartimento per il Peacekeeping dell’Onu (guidato da un francese) e il comando di Unifil.
L’unica novità è la dichiarazione del presidente Chirac che ha definito “eccessivo” un contingente di 15 mila caschi blu. Per l’Eliseo “non ha alcun senso” dispiegare una forza di tale consistenza in un’area grande quanto la metà di una regione francese di media estensione, individuando le esigenze “più che ragionevoli” di Unifil in 6-8.000 militari. L’affermazione ha lasciato perplessi soprattutto gli esperti militari, anche francesi, che nella fase di messa a punto della risoluzione ritenevano che l’Unifil allargata avrebbe dovuto comprendere 20 mila effettivi, 5.000 in più di quelli approvati dal Consiglio di sicurezza. Ovvie ragioni di presidio del territorio e di deterrenza consiglierebbero infatti di mantenere una robusta forza.

Sui confini per ora la spunta Damasco
Molti dei compiti che inizialmente dovevano essere assegnati ai Caschi blu hanno però subito ridimensionamenti o sono scomparsi. Innanzitutto il disarmo di Hezbollah, ora compito esclusivo delle forze regolari libanesi, che potranno chiedere il supporto dei Caschi blu. In realtà, Beirut non prevede di disarmare i miliziani sciiti ma solo di non farli circolare armati nella fascia di territorio compresa tra il confine israeliano e il fiume Litani. Ieri poi il ministro dell’Informazione libanese, Ghazi Aridi, ha annunciato che “soltanto l’esercito libanese ha il compito di controllare i confini con la Siria, dove non verranno schierati effettivi di Unifil”. La decisione piega Beirut al diktat di Damasco (Bashar el Assad aveva definito la presenza dei Caschi blu sul confine siriano “un atto ostile”) e costituisce un ulteriore ridimensionamento del ruolo di Unifil e della risoluzione 1.701, che prevede l’embargo sulle forniture di armi alle milizie irregolari. L’obiettivo sarebbe raggiungibile soltanto con uno stretto controllo da parte dei Caschi blu della frontiera siro-libanese, attraverso cui transitano armi iraniane. L’Unifil quindi sembra destinata a schierarsi con forze e compiti inferiori rispetto a quanto stabilito dalla risoluzione 1.701 e addirittura in parziale contraddizione con la 1.559, che prevede il disarmo di Hezbollah. L’aspetto positivo del ridimensionamento della forza riguarderebbe la qualità e l’omogeneità dei contingenti che verrebbero così forniti in gran parte da paesi europei. Se si considera che attualmente Unifil schiera 2.000 Caschi blu, con i rinforzi che potrebbero giungere sul territorio libanese nelle prossime settimane provenienti da Francia (2.000), Italia (in un primo momento 8-900), Spagna (800), Belgio (400), Polonia (250), Finlandia (200) più le forze attese da Portogallo, Romania e forse Olanda, si raggiunge un totale di circa 7.000 unità, più i 1.700 militari francesi della forza aeronavale che assicurano il sostegno logistico a Unifil dall’inizio della crisi. I numeri sono sufficienti per fare a meno dei 4.000 soldati di Bangladesh, Indonesia e Malaysia, indesiderati da Israele perché appartenenti a paesi che non riconoscono la sua esistenza. Il presidente turco, Necdet Sezer, infine, è contro l’invio di truppe di Ankara.


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