Testata: Libero Data: 24 agosto 2006 Pagina: 1 Autore: Maurizio Stefanini Titolo: «Così Hezbollah controlla armi e ricostruzione»
Ci vollero 50 miliardi di dollari per ricostruire il Libano dopo la guerra civile del 1975-90. Adesso, i danni dell'ultimo conflitto tra Hezbollah e Israele sono stimati in 3,5 miliardi dal governo di Beirut. Ma il Consultation and Research Institute di Beirut parla già di 5,5 miliardi, di cui 2,5 per mancati introiti del turismo e delle attività imprenditoriali, 2 miliardi in distruzione di abitazioni e edifici commerciali e un miliardo in distruzione di infrastrutture. E il Centro di Ricerche Economiche,di Beirut, arrivaa7 miliardi. Una somma in apparenza minore, che va però riportata al dato che mentre l'altra guerra era durata 15 anni, in questa il disastro è stato fatto in appena 33 giorni. Una catastrofe che paradossalmente rischia di avvantaggiare proprio quel Partito di Dio che l'ha scatenata.
«Una massa di denaro mai vista in Libano» Hezbollah, infatti, in Libano si è resa popolare proprio distribuendo in gran quantità denaro erisorse ai danneggiati dell'altro conflitto. Dunque, ha un vero e proprio interesse nell'aizzare guerre che possano poi consentirgli di figurare come Buon Samaritano a favore delle vittime. In questo momento, in particolare, non solo i militanti del partito sono mobilitati per le strade ad aiutare a sgomberare. Il Partito stesso, direttamente o attraverso la suaBanca, offre a chi ha perso la casa un anno di affitto gratis e crediti fino a 20.000 dollari per ricostruirsela, oltre a televisori e frigoriferi a prezzi scontati. In tutto, starebbero distribuendo l'equivalente di 10 milioni di dollari al giorno.«Una massa didenaro chequi inLibano non si era mai vista», ha commentato Zuheir Hawari, editorialista dell'autorevole As Safir. In gran parte questi soldi arrivano dall'Iran, cui i rincari del greggio hanno messo in mano ingenti somme di petroldollari. Ma viene parecchio anche dalla diaspora libanese nel mondo, che specie in Africa Occidentale e in America Latina esercita una funzione di "popolo-classe" imprenditoriale abbastanza simile a quella che l'antisemitismo rimprovera spesso agli ebrei. A volte si tratta dei proventi di traffici illeciti (inparticolare, in Africa Occidentale, libanesi legati a Hezbollah o all'altro partito sciita Amal si sono segnalati nel contrabbando di diamanti durante le guerre civili). Altre volte si tratta invece di contribuiti derivanti da attività legali. In Argentina in proposito c'è stata una dura polemica quando un dirigente di Hezbollah ha dichiarato di ricevere fondi da quel Paese, dove il Partito di Dio è statoaccusato formalmentedi aver cooperato con i servizi segreti iraniani per la realizzazione dei gravi attentati anti-israeliani che sconvolsero Buenos Aires nella prima metà degli anni '90. Negli Usa alcune Ong che intendevano collaborare alla ricostruzione hanno denunciato di trovarsi tra l'incudine e il martello: dal momento che il governo Usa ha dichiarato Hezbollah "organizzazione terrorista", infatti, non possono collaborarvi, pena incorrere nei rigori della legge:ma senza il beneplacito di Hezbollah nel Sud del Libano non si arriva. D'altra parte, sembra che anche in ambienti sunniti si stia inviando in questo momento denaro aHezbollah per aiutarla nella ricostruzione, raccogliendolo in quota di quel quinto del proprio reddito che ogni fedele è tenuto a dare in elemosina come uno dei cinque "pilastri dell'islam", assieme alla professione di fede, alle cinque preghiere al giorno, all'osservazione del digiuno delRamadan eal pellegrinaggio alla Mecca. Per lo meno, così dice la stessa Hezbollah.
«Nasrallah si sta creando uno Stato» La cosa dunque preoccupa anche il resto delmondoislamico. «Un giorno ci sveglieremo e vedremo che Nasrallah ha creato uno Stato per conto suo», ha denunciato il ministro del Turismo Joseph Sarkis, maronita e del partito Forze Libanesi. Altri cercano di controbattere la generosità di Hezbollah con aiuti alternativi. Grandi famiglie di imprenditori come i sunniti Hariri e iMikani, cui appartenevano rispettivamente il premier ucciso nel famigerato attentato attribuito ai siriani e l'altro premier precedessore dell'attuale, o gli ortodossi Hourani, che si coltivano però soprattutto i rispettivi collegi di elettori e clientes. Vi sono poi l'Arabia Saudita che ha già dato 500 milioni in prestito alla Banca Centrale libanese e promesso altri 500 miloni; il Kuwait, che ha inviato 70 milioni e ne ha promessi altri 300; gli stessi Stati Uniti, che dovrebbero stanziare 230 milioni. Ma tra tutti assieme si rischia di rimanere ben al di sotto del flusso che sta arrivando da Hezbollah.
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