Israele "apre" un altro fronte a Gaza ? in realtà continua solo a combattere i terroristi palestinesi, ma il quotidiano non lo spiega
Testata: La Repubblica Data: 23 agosto 2006 Pagina: 9 Autore: Marco Ansaldo Titolo: «Gaza, si riapre l´altro fronte»
"Bombardamenti aerei, sfondamenti con mezzi corazzati, incursioni a piedi". Sono le azioni israeliane in Libano come le descrive Marco Ansaldo nelle prime righe del suo articolo pubblicato da La REPUBBLICA il 23 agosto 2006. Da queste azioni sono "scaturiti scontri armati" con la morte di "miliziani" delle Brigate Al Aqsa, mentre a essere state prese di mira, in precedenza, erano state "alcune abitazioni attribuite a miliziani di Hamas e della Jihad islamica". E' soltanto con questi giri di frase inseriti come incisi nella narrazione e costruiti in modo da ostentare scetticismo verso le spiegazioni israeliane, che Ansaldo informa i suoi lettori che i raid israeliani sono stati compiuti contro terroristi, non contro civili palestinesi, indiscriminatamente. Chi lo capisce, senza disporre di altre fonti di informazione, è bravo.
Ecco il testo:
Bombardamenti aerei, sfondamenti con mezzi corazzati, incursioni a piedi. Il conflitto in Libano, e il suo aspro dopoguerra, non hanno fermato in Israele il conflitto di casa: quello con i palestinesi nella Striscia di Gaza. Ieri l´enclave è stata attaccata su più fronti, in una giornata di battaglia come forse non se ne vedano da mesi. Una colonna di carri armati, autoblindo e ruspe è penetrata nella notte nel settore orientale della Striscia, tra i valichi di confine di Nahal Oz e di Karni, dove però le truppe dello Stato ebraico hanno incontrato un´accanita resistenza da parte delle milizie palestinesi. Ne sono comunque scaturiti scontri armati, durante i quali sono stati colpiti due civili e tre miliziani delle Brigate Ezzedin al Qassam, braccio armato di Hamas. In seguito, altri mezzi corazzati sono entrati a Gaza dalla parte meridionale, spingendosi fino al villaggio di Qarara, nei pressi di Khan Younis. I tank hanno aperto il fuoco contro un gruppo di palestinesi uccidendone tre, tutti appartenenti, sembra, alla Jihad Islamica. In precedenza bombardamenti aerei erano stati effettuati anche alle estremità nord e sud di Gaza, rispettivamente su Jabaliyah e Rafah, dove erano state prese di mira alcune abitazioni attribuite a miliziani di Hamas e della Jihad islamica. Operazioni in ogni caso su larga scala: a Karni, principale terminal merci dal quale passano i rifornimenti e le magre esportazioni della Striscia, i blindati erano appoggiati dall´aviazione con impiego di droni, i velivoli telecomandati e privi di piloti. Tutti i nuovi raid da terra e dal cielo rientrano nella massiccia campagna lanciata da Israele a Gaza il 28 giugno scorso, un´ampia offensiva definita in codice «Pioggia d´Estate», ancora in pieno corso, e scattata dopo il sequestro di un giovane caporale dell´esercito israeliano. Il 25 giugno il diciannovenne Gilad Shalit fu catturato nei pressi del valico di Rafah, ma sul territorio dello Stato ebraico, da guerriglieri palestinesi dei Comitati popolari di resistenza. Il suo rapimento è stato rivendicato anche dalla Jihad islamica, e alla cattura avrebbero contribuito membri di Hamas. Israele si sente dunque sempre più accerchiata. Prova ne è la messa in guardia effettuata ieri dal ministro Rafi Eitan circa la possibilità di un attacco missilistico sferrato dall´Iran, nel caso in cui la crisi fra Teheran e Washington sul progetto di arricchimento dell´uranio dovesse deteriorarsi. «Dobbiamo preparare i nostri rifugi - ha spiegato - e tutto il sistema di sicurezza del paese deve essere pronto ad un attacco missilistico iraniano, perché questo può accadere». Eitan è il ministro dei Pensionati, ma le sue parole assumono un particolare peso per il suo passato all´interno dei servizi d´intelligence e la partecipazione al gabinetto di sicurezza del governo. In cima all´agenda politica e militare rimane però ancora il fronte libanese. A questo proposito sono suonate preoccupanti le parole dette a Gerusalemme dall´inviato della Nazioni Unite per il Medio Oriente. L´esercito di Beirut e le truppe internazionali impiegheranno almeno «due o tre mesi per riempire il vuoto di sicurezza» che si è creato nel sud del Libano dopo la guerra, ha sostenuto Terje Roed-Larsen. «La situazione - ha spiegato - è ancora estremamente fragile, e incidenti involontari rischiano di innescare nuove violenze che potrebbero inasprirsi e andare fuori controllo». Ufficialmente la zona di confine con Israele non è più occupata da Hezbollah, ma di fatto non è ancora sotto il pieno controllo delle forze di Beirut. Nell´incertezza qualcuno potrebbe tentare colpi di mano che farebbero deragliare ogni sforzo di pace. In serata il ministro degli Esteri, signora Tzipi Livni, è partita alla volta di Parigi e successivamente per Roma. Avrà colloqui centrati sulla piena applicazione della risoluzione 1701 dell´Onu che ha messo fine al conflitto in Libano. Domani si incontrerà con il presidente del Consiglio, Romano Prodi, e con il ministro degli Esteri, Massimo D´Alema.
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