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Libero Rassegna Stampa
23.08.2006 Pregiudizi antigiudaici contro Israele, nei media e nella sinistra
li denuncia in un'intervista Carlo Panella

Testata: Libero
Data: 23 agosto 2006
Pagina: 0
Autore: Caterina Maniaci
Titolo: ««Sulla stampa quante bugie contro Israele»»
Da LIBERO del 23 agosto 2006:

ROMA «Giornali e tv in Italia mostrano una chiara antipatia nei confronti di Israele. Un'antipatia che ha le sue radici in un antigiudaismo di antiche origini. Esiste una predominante, egemonica visione politicamente corretta, di sinistra, che simpatizza persino per gli Hezbollah e "antipatizza" per le posizioni di Israele. Le eccezioni sono poche: "Il Foglio", "Libero", "Il Giornale" e, soprattutto nell'era Polito, "Il Riformista". In televisione l'egemonia di sinistra è disastrosa, a parte le eccezioni alla Toni Capuozzo». Chi parla è Carlo Panella, giornalista, editorialista del "Foglio" e saggista, dalla lunga e travagliata esperienza politica (dai movimenti del '68 alle fila di Lotta Continua, da dove è poi approdato a posizioni spesso antitetiche a quelle della sinistra). Nel suo ultimo volume, dal titolo "Il libro nero dei regimi islamici" (Rizzoli editore) si profetizza, sei mesi prima, lo scoppio del conflitto tra Israele e Libano, scrivendo che l'Iran avrebbe attaccato Israele probabilmente con armi convenzionali o attraverso gli Hezbollah del Libano. Perché i media nostrani mostrano, senza tanta reticenza, "antipatia" verso Israele? «Questo ha una semplice ragione: un radicato antigiudaismo, che non è antisemitismo, presente nella cultura comunista così come in quella cattolica. È questo che produce una diffidenza nei confronti dello Stato di Israele. A cui si somma una straordinaria e incredibile non conoscenza dei termini del problema». Una ignoranza diffusa... «Sì, certo, e di una ingiustificabile mancanza di professionalità diffusa nel nostro giornalismo. Ma questo è un elemento secondario. La causa di questa impostazione completamente sbagliata è la convinzione in chi scrive - e che viene indotta in chi leggeche si tratti di un conflitto per la terra, di un nazionalismo arabo che combatte contro un nazionalismo sionista. Invece è una lotta tra una democrazia e un nuovo totalitarismo scismatico islamico, che ha profonde assonanze con il nazismo ed è stato prodotto da una rivoluzione popolare di massa, che dispone di un consenso straordinario e che punta a distruggere lo Stato degli ebrei come sigillo alla propria visione totalitaria del mondo. Sfido chiunque a trovare un accordo politico con forze come Hamas, Hezbollah e l'Iran, che riconducono ogni loro azione quotidiana al Giudizio Universale». Quanto peso ha, in un simile contesto, l'atteggiamento della sinistra pro-Hezbollah? «Sono particolarmente drammatici questa ignoranza e questo fraintendimento della sinistra, che ripete inerzialmente schemi interpretativi di misero spessore, indulge in appelli buonisti e va a braccetto con Hezbollah. Perché non si rende conto che il partito di Dio, esattamente come le SA di Hitler nel '32, anche se dispone di parlamentari e di ministri, è un movimento terrorista». Veramente l'equazione che ora viene sbandierata è Israele uguale nazismo... «Questa è una volgarità infame ed è il prodotto di quell'antigiudaismo cui accennavo all'inizio. Non si perdonerà mai agli ebrei di non fare come nel '41, con questo loro rifiutarsi di andare allegri incontro ad un nuovo Olocausto. Quando D'Alema e Rutelli giudicano "sproporzionata" la reazione di Israele fanno finta che il termine di paragone sia il rapimento dei due soldati. Ma devono sapere che il termine di riferimento è la distruzione di Israele e che Hezbollah e i suoi mandanti hanno questo progetto». Quanto peso ha il pregiudizio antiamericano? «Un grande peso. Esiste un radicato e ingiustificato antiamericanismo da parte di popoli che mai hanno avuto da soffrire delle azioni dell'imperialismo americano. Ma gli Stati Uniti agli occhi dell'Islam hanno una colpa inscusabile: hanno sempre favorito la nascita dello Stato di Israele, hanno sempre pensato che in Medio Oriente sia indispensabile il radicamento di un Paese a democrazia allargata. L'antiamericanismo è qualcosa che spinge anche l'Islam moderato che purtroppo è messo in disparte, non ha praticamente più voce - a trovare, talvolta, con il fondamentalismo un punto di contatto proprio nell'odio antiUsa e antisraeliano». In un contesto tanto complesso, che speranza c'è di poter avere un'informazione obiettiva e comprensibile? «Non c'è speranza di averla. Parlavamo prima della radice antigiudaica di matrice cristiana che impronta di sé molta parte della cultura e della politica italiana. Ma l'elemento più importante di tutti, quello che pesa in molti giornali italiani in cui la sinistra è egemonica, è che l'Urss, negli anni Cinquanta, dopo aver favorito la nascita di Israele, ha appoggiato i regimi di ideologia nazista in Medio Oriente e ha considerato gli israeliani gli avversari per eccellenza. L'equazione tra Israele e nazismo ha una precisa genesi storica nella propaganda del Cremlino negli anni Sessanta. Questo, nei mezzi di comunicazione italiani egemonizzati dalla sinistra o comunque dal cattocomunismo, ha lasciato un segno difficile da cancellare». Sul Web cambia qualcosa? «No. Il popolo italiano del blog sta dando il peggio di sé, del suo antisemitismo filonazista. È il popolo noglobal. Non sanno nulla ma esprimono giudizi infamanti. Il problema è quando tutto ciò entra a far parte del patrimonio della sinistra. Le analisi di Rifondazione Comunista, dei Comunisti italiani, dei Verdi italiani, mostrano profonda ignoranza che vuole restare tale. Con l'eccezione di Piero Fassino e di tanti altri».

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