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La Stampa Rassegna Stampa
23.08.2006 Bush invita Khatami, Rafsanjani teme una guerra
retroscena negli articoli da Maurizio Molinari e Bijan Zarmandili

Testata: La Stampa
Data: 23 agosto 2006
Pagina: 5
Autore: Maurizio Molinari - Bijan Zarmandili
Titolo: «Il contropiede di Bush, un invito a Khatami- Gli ayatollah decisi a continuare la sfida Ahmadinejad: "Così rischiamo la guerra"»

Da La STAMPA del 23 agosto 2006, un articolo di Maurizio Molinari, pubblicato a pagina 5:

La Casa Bianca assicura che studierà la risposta di Teheran sul nucleare, avverte che le sanzioni Onu possono scattare già all’inizio di settembre e dà luce verde a sorpresa alla visita negli Stati Uniti dell’ex presidente iraniano Mohammed Khatami.
Le mosse di Washington lasciano intendere l’intenzione di tenere più fronti aperti nel duello con Mahmud Amadinejad. All’Onu è stato l’ambasciatore Usa, John Bolton, a reagire con cautela alla consegna da parte di Teheran della risposta scritta all’offerta internazionale di incentivi economici per abbandonare il programma nucleare. «Esamineremo con cura la risposta definitiva di Teheran alle offerte presentate due mesi e mezzo fa dai cinque membri del Consiglio di Sicurezza più la Germania - ha detto Bolton - e poi decideremo come procedere». Senza sbilanciarsi nel commentare le indiscrezioni iraniane su una possibile «nuova formula negoziale», Bolton ha sottolineato che «la scelta è di non prestare attenzione alla retorica ma al testo scritto». «Se hanno accettato il molto generoso pacchetto offerto sarà l’inizo di nuove relazioni con Teheran - ha sottolineato Bolton - se invece non vorranno rinunciare ad ottenere l’arma atomica prenderemo l’iniziativa al Consiglio di Sicurezza per far votare sanzioni contro di loro».
Dietro la cautela dell’ambascitore c’è la volontà di mantenere saldo l’accordo con Russia, Cina, Francia e Gran Bretagna suggellato dal testo della risoluzione 1696 che ha chiesto a Teheran di rinunciare al nucleare entro il 31 agosto. Ma dietro le quinte Washington prepara la prossima mossa. Nicholas Burns, numero due del Dipartimento di Stato, ha anticipato quali potrebbero essere le sanzioni da votare a inizio settembre: «Contro l’export di materiale civile che può essere usato a fini militari e contro i viaggi della leadership iraniana». Il riferimento alle sanzioni sui visti è tanto più importante quanto, nelle stesse ore, la Casa Bianca dava luce verde all’arrivo negli Stati Uniti di Khatami, predecessore di Ahmadinejad.
Eletto per due volte presidente dell’Iran, considerato un portavoce dei riformisti e protagonista di un fallito dialogo con l’allora capo della Casa Bianca Bill Clinton, Khatami è stato invitato a Washington dal Centro per la Giustizia e la Riconciliazione, guidato dal reverendo John Peterson, per intervenire ad un simposio sul «Dialogo fra le civilizzazioni» che avrà luogo nella National Cathedral dal 5 al 7 settembre. «Siamo impegnati a far abbracciare i figli di Abramo - ha detto Evan Anderson, vicedirettore del Centro per la Giustizia e Riconciliazione - ed ogni sforzo per favorire le relazioni fra Iran e Stati Uniti è molto importante».
Sbarcando a Washington Khatami diventerà il più alto esponente della Repubblica Islamica ad aver messo piede in America dal 1980 - quanto vennero interrotte le relazioni diplomatiche - ed il discorso che terrà la sera del 7 settembre nella cornice della National Cathedral - dove furono celebrati i solenni funerali di Ronald Reagan - si annuncia come un momento carico di significati politici. Sebbene la Casa Bianca non abbia voluto commentare la concessione del visto negli ambienti diplomatici della capitale federale sono in molti a mettere in relazione questa decisione con il bracco di ferro con Teheran soprattutto a causa del fatto che fu proprio Khatami, negli ultimi mesi della sua presidenza, ad accettare di sospedere il programma nucleare per negoziare con l’Unione Europea con una scelta di apertura all’Occidente che il successore Ahmadinejad rovesciò poco dopo l’insediamento nell’agosto 2005.
Sul programma del viaggio di Khatami vige il più rigido top secret ma sono in molti a scommettere sul fatto che l’amministrazone Bush tenterà di sfruttarne la presenza per far risaltare il contrasto fra l’Iran capace di dialogare con il resto del mondo e quello di Amadinejad che invece lo ostacola.

Da La REPUBBLICA, un articolo di Bjan Zarmandili su alcuni retroscena iraniani, pubblicato pagina 11:

"Si tratta di un´occasione storica: mai come in questa fase l´Islam ha avuto l´opportunità di vincere sui suoi avversari e io mi rifiuto di ordinare la ritirata e rinunciare al nostro sacrosanto diritto di possedere l´energia nucleare". E´ l´ayatollah Ali Khamenei, la Guida della rivoluzione, che parla e i suoi interlocutori sono i grandi ayatollah che gestiscono il potere nella Repubblica islamica. Ma alla riunione che secondo il sito iraniano peiknet si è tenuta nella residenza di Khamenei al centro della capitale iraniano lo scorso 13-14 agosto, è presente anche Mahmud Ahmadinejad, il presidente, che ha il compito di tradurre la "linea" del leader supremo in una risposta diplomaticamente sostenibile ai "cinque più uno" (Usa, Russia, Cina, Francia e Inghilterra, più la Germania).
La maggioranza dei presenti annuisce in segno di approvazione, rendendosi conto che sul punto fondamentale della crisi nucleare non deve cedere: l´arricchimento dell´uranio non si tocca, come vuole Agha, il leader supremo. Per il resto c´è una settimana di tempo per trovare quelle formule in grado di camuffare il rifiuto iraniano in una altisonante disponibilità al dialogo.
Così vengono redatte le 20 pagine che ieri il negoziatore Ali Larijani ha consegnato agli ambasciatori dei "Cinque più uno", raccomandando agli sherpa che stilano la risposta iraniana di tenere la bocca chiusa, contando sugli effetti mediatici che il "mistero" potrebbe produrre sulla pubblica opinione. Ma in quella riunione c´è anche chi rimane in silenzio per parecchio tempo con il volto oscuro, sorseggiando di tanto in tanto il tè. E´ il Kusè, lo squalo, il soprannome che accompagna Ali Akbar Hashemii Rafsanjani, considerato da sempre l´eminenza grigia del regime islamico, caduto però in disgrazia da quando sono arrivati al potere i "militaristi" insieme ad Ahmadinejad. Rafsanjani parla quando tutti i dignitari della Repubblica islamica si alzano in piedi per mettersi dietro alla Guida e recitare il "Namaz", la preghiera del ringraziamento: "Ringraziate Allah quando sarete vincitori: per il momento state semplicemente conducendo il paese verso la guerra", dice il vecchio Rafsanjani e pretende che il suo dissenso venga verbalizzato.
I presenti sono oramai abituati agli scontri tra Rafsanjani, Ahmadinejad e Khamenei e aspettano la reazione di questo ultimo: "Non sono riunioni formali, dove gli interventi vengono verbalizzati, ma se tu vuoi affidare alla storia il tuo dissenso, scrivilo di tuo pugno e depositalo presso un notaio", replica seccamente Khamenei, che incurante inizia il "Namaz". Qualcuno dice che effettivamente Rafsanjani ha registrato la sua posizione, consegnandola all´archivio riservato Razavi nella città santa di Mashhad.
Ovviamente è difficile verificare i dettagli della seduta tenuta la settimana scorsa a casa di Khamenei e riferita da "pieknet". Di sicuro però si tratta di una storia verosimile che rispecchia l´atmosfera tesa, ma anche euforica che si vive in queste ore nei palazzi di potere a Teheran. Sono molti infatti i commentatori iraniana che parlano di "occasione storica", enfatizzando il successo dei loro protetti, gli Hezbollah libanesi, e le disavventure militari degli israeliani in Libano e quelle americane in Iraq. Ma c´è anche la consapevolezza dei pericoli che l´Iran corre. Il canale 2 della televisione iraniana ha trasmesso l´altro giorno un´ampia intervista con i comandanti dell´esercito e della Marina, che hanno raccomandato agli iraniani di mobilitarsi e di non farsi sorprendere da un attacco esterno improvviso. Non a caso la risposta di Teheran ai "Cinque più uno" è preceduto dalle manovre militari "Zolfaghar" nel sud del paese, mentre le indiscrezioni parlano di continui spostamenti delle truppe verso il confini sud-occidentali. Il regime parla poco invece delle possibili e imminenti sanzioni che potrebbero colpire il paese nel caso che il prossimo 31 agosto il Consiglio di sicurezza ritenga non soddisfacente la risposta di Teheran: "Le sanzioni non ci preoccupano, siamo abituati", sostengono spavaldi gli ayatollah.

Il titolo dell'articolo di Zarmandili "Gli ayatollah decisi a continuare la sfida Ahmadinejad: "Così rischiamo la guerra" " confonde Ahmadinejad con Rafsanjani, certo per un refuso, comunque preoccupante.
Tutta la condotta di Ahmadinejad testimonia della sua indifferenza, e anzi del suo favore, verso il rischio di una guerra regionale catastrofica.
Possibile che alla redazione di REPUBBLICA non se ne siano mai accorti e abbiano ritenuto plausibile che un simile fanatico esprimesse  dissenso verso gli ayatollah circa il loro avventurismo?


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