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Giorgia Greco
Libri & Recensioni
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Simon Schwarzfuchs - Gli ebrei al tempo delle crociate 222/08/2006
Gli ebrei al tempo delle crociate – Simon Schwarzfuchs
Casa Editrice: Jaca Book


Tra fortezze munite di possenti bastioni, cittadine con vicoli senza sole,
cavalieri arroganti e soldati affamati, la cornice pare quella di un
racconto gotico. E, in effetti, il Medioevo che affiora dalle pagine di
queste cronache ebraiche vecchie di quasi mille anni ricorda i toni foschi
e sanguinari delle finzioni d’età romantica. Eppure non si tratta di
letteratura d’evasione, ma di documenti raccolti poco dopo eventi storici
reali. Simon Schwarzfuchs, professore emerito dell’Università Bar-Ilan in
Israele, riassume le testimonianze ebraiche delle crociate per il lettore
non specialista, e ne ripercorre l’inventario di orrori: un capitolo di
storia quasi sempre taciuto o messo frettolosamente da parte. La lettura
del volume di Schwarzfuchs aiuta a comprendere meglio il tormento da cui
nasce il destino europeo, non una semplice opposizione tra Oriente e
Occidente ma piuttosto un procedere per sussulti, un erompere di violenza
che l’Europa ha rivolto innanzitutto contro se stessa. Le crociate sono
ancor oggi considerate un momento fondamentale nella costruzione
dell’immaginario collettivo del continente, ma ci si sofferma raramente
sull’ondata di massacri che accompagnò il cammino dei cavalieri verso il
Santo Sepolcro.
Proclamata da papa Urbano II nel novembre 1095, la prima crociata si
proponeva di liberare i luoghi santi dagli “infedeli” musulmani. Ma a fare
le spese di questo grandioso progetto, in cui la religione si mescolava al
desiderio di espansione economica verso est, furono innanzitutto gli
“infedeli” della porta accanto, e cioè gli ebrei che da centinaia di anni
vivevano nelle città della valle del Reno e della Boemia. Un cronista ebreo
mette in bocca ai crociati una sorta di discorso programmatico: “Rischiamo
la nostra vita per annientare tutte le nazioni che non credono nel
Crocifisso. Ora, sono gli ebrei che l’ hanno ucciso e crocifisso…o
abbandonano la loro legge o li stermineremo”. E fu una minaccia non solo
verbale. Tra il maggio e il luglio 1096, centinaia di ebrei vennero
trucidati, soprattutto a Worms e a Magonza. Mentre le fonti cristiane
dell’epoca sono, a questo proposito, assai reticenti, quelle ebraiche
forniscono ampi dettagli e portano alla luce una nuova e inaspettata
concezione del martirio.Minacciati di morte se non si fossero convertiti,
molti si risolsero al gesto estremo di togliersi la vita, giungendo a
uccidere per primi i propri figli. Questi episodi di auto-annientamento
collettivo, che tornano ripetutamente nelle cronache, paiono in contrasto
con la tradizione rabbinica che proibisce il suicidio. Con la conquista di
Gerusalemme, il 15 luglio 1099, cominciò una nuova fase della storia del
mediterraneo. Anche il giudaismo fu costretto a voltare pagina. L’odio che
aveva decimato le comunità renane metteva fine alla relativa quiete
religiosa dell’alto Medioevo.Nei secoli successivi, gli ebrei d’Europa, e
in particolar modo quelli tedeschi, sarebbero stati costretti a sviluppare
anche l’identità negativa del martirio.

Giulio Busi
Il Sole 24 Ore

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