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La Repubblica Rassegna Stampa
19.08.2006 Quanto ad antisemitismo, Hussein Haji Hassan non scherza affatto
il deputato di Hezbollah che ha preso sottobraccio D'Alema attacca gli ebrei italiani

Testata: La Repubblica
Data: 19 agosto 2006
Pagina: 6
Autore: Francesca Caferri
Titolo: «Ho abbracciato Massimo per dargli più sicurezza"»
Che bella idea chiedere a un deputato di Hezbollah  che cosa ne pensa delle critiche degli "ebrei italiani" a Massimo D'Alema. Dandogli l'occasione di una tirata antisemita sulla "lobby ebraica e il suo terrorismo intellettuale". Ede vitando accuratamente di replicare.
Perché ormai è chiaro che l'antisemitismo, se proviene dal mondo arabo islamico, ha di nuovo diritto di cittadinanza anche in Europa.
Anche sulle pagine di un quotidiano progressita.
Ecco il testo dell'intervista di Francesca Caferri ad Hussein Haji Hassan, pubblicato sulla REPUBBLICA il 19 agosto 2006:


BEIRUT - Tutta questa confusione per una fotografia Hussein Hajj Hassan proprio non se la aspettava. Nei giorni della guerra per i libanesi e per buona parte del mondo arabo questo deputato di Hezbollah è stato il volto pubblico di un´organizzazione in cui principali responsabili religiosi e operativi hanno scelto di nascondersi per sfuggire agli attacchi israeliani. Hajj Hassan è stato intervistato da tutti i principali media mediorientali e ha ricevuto numerosi ospiti fra le rovine dei quartieri meridionali di Beirut da quando è entrato in vigore il cessate il fuoco: è fra un´apparizione ad Al Manar, la televisione di Hezbollah, e un talk show di Al Arabya che risponde a queste domande.
Dottor Hajj Hussein, la sua foto con il ministro D´Alema nella periferia sud di Beirut ha provocato un terremoto politico in Italia. Lo sapeva?
«Non ricordavo neanche che ci avessero scattato una foto: mi viene in mente ora che mi dice che lo tenevo sotto braccio».
Quell´atteggiamento così confidenziale ha suscitato molte polemiche.
«Lo tenevamo così perché eravamo preoccupati per la sua sicurezza: non si poteva camminare fra le macerie, i bombardamenti erano cessati da poco e le strade erano ancora piene di detriti».
Conosceva già il ministro D´Alema?
«No, non lo conoscevo prima ma l´ho trovato una persona molto umana e amichevole. Era estremamente sorpreso e stupefatto dal livello di distruzione che ha visto a Dahie, il quartiere che abbiamo visitato insieme».
Cosa vi siete detti?
«Io gli ho chiesto cosa pensasse, e lui mi ha risposto che era stato un massacro, che tutto era a pezzi. Ha espresso il suo dolore per le distruzioni e le vittime dei combattimenti».
Gli ebrei italiani hanno molto criticato la scelta del ministro di farsi ritrarre con lei: ritengono che l´organizzazione che lei rappresenta sia un gruppo terrorista. Vuole rispondere?
«Io sono stato eletto in Parlamento dal popolo libanese. E lo Stato israeliano che è uno Stato terrorista. Basta venire a guardare cosa resta dei quartieri sud di Beirut per capirlo. Io mi chiedo perché il mondo ha tanta paura della lobby sionista: le persone devono dire chiaramente che questo è un crimine scandaloso, farlo sapere. Non si può avere paura di dire la verità. Noi non dobbiamo piegarci alla lobby ebraica e al suo terrorismo intellettuale».
Hezbollah non è almeno in parte responsabile di tanta distruzione? Il rapimento dei due soldati israeliani ha segnato l´inizio di questa vicenda.
«Israele attacca il Libano da ben prima che Hezbollah nascesse. Hezbollah difende la gente e l´aiuterà a ricostruire».
Ieri il governo italiano ha votato l´invio di un contingente di soldati in Libano. Cosa si aspetta dai militari che agiranno sotto il mandato delle Nazioni Unite?
«Quello che si chiede ai soldati è di aiutare l´esercito secondo gli ordini dello stato libanese: aiutare l´esercito a difendere il Libano e proteggerlo dall´aggressione degli israeliani».
E se la comunità internazionale chiedesse ai soldati stranieri di disarmare Hezbollah?
«Il disarmo è una questione interna che dovrà essere discussa fra noi libanesi, non a livello internazionale. Qualunque decisione prenda il governo libanese noi la rispetteremo, come stiamo già facendo. La comunità internazionale ha già fatto abbastanza pressione sul Libano su questa materia: non dimenticatevi che è appena stata fatta una guerra contro il mio paese proprio per questo motivo».

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