La sinistra italiana non capisce che cos'è Hezbollah intervista a Fiamma Nirenstein
Testata: Libero Data: 18 agosto 2006 Pagina: 6 Autore: Caterina Maniaci Titolo: «La sinistra va a braccetto con i terroristi»
Da LIBERO del 18 agosto 2006:
ROMA «Si fa troppa confusione su cosa sia veramente Hezbollah, ossia un gruppo terroristico» che «per primo ha usato la tecnica degli attacchi-kamikaze in Libano». Invece viene considerato «come un partito politico con cui trattare». Questo equivoco «è dannoso, per l'Italia», «corrompe» il suo senso morale. Non solo. Nel nostro Paese riappare lo spettro «dell'antisemitismo», che vede in Israele lo Stato «vendicativo, crudele, capitalista, militarista e imperialista» occupato a sparare su vittime innocenti, a schiacciare in primis i palestinesi, e adesso gli inermi libanesi. Così Fiamma Nirestein, nota scrittrice ed editorialista della Stampa da Gerusalemme, commenta dichiarazioni e posizione di alcuni esponenti della maggioranza e del governo rispetto alla guerra in Libano. Oliviero Diliberto, segretario del Pdci, sostiene che disarmare le milizie di Hezbollah «sarebbe una pura pazzia». «Tutto questo "pasticciare" su Hezbollah, concettualmente e storicamente, alla fine risulta dannoso proprio per il popolo italiano. Perché insinua l'idea che sia legittimo considerare un partito politico invece che un gruppo terrorista un'organizzazione che, fin dall'83, ha usato il terrorismo suicida come metodo di lotta. Anzi lo ha di fatto inventato». Può ricordare gli episodi a cui si riferisce? «Proprio in Libano il 18 aprile 1983 un attacco suicida con un'autobomba uccise 17 americani nell'ambasciata Usa di Beirut. Qualche mese dopo, sempre a Beirut, il 23 ottobre, un secondo attacco suicida di estremisti sciiti fece saltare le installazioni militari Usa e francesi a Beirut. Morirono 241 marines e 58 parà francesi». E allora, questo giudizio così drastico da parte di una certa sinistra, come si giustifica? «Come può essere giustificato? L'uso del terrorismo contro i civili, l'aggressione di un altro Paese in tempo di pace... Tutto questo, già di per se', dovrebbe far capire da che parte stare. Il fatto che Hezbollah poi faccia parte di un popolo o che abbia dei rappresentanti in un Parlamento è un'evenienza storica senz'altro rilevante, ma che non può dettare alcun giudizio morale». E il rifiuto di Hezbollah di farsi disarmare, ritenuto giusto da molti? «Il fatto che siano armati e che questo sia giudicato irrilevante intanto significa disconoscere la risoluzione 1559 dell'Onu e quella odierna che invece dichiarano che gli Hezbollah devono essere disarmati. Quindi non è assurdo, come pensa Diliberto, volerli disarmare, ma al contrario è assurdo, contrario alla legalità internazionale, pensare che possano restare armati». Mentre il ministro degli Esteri Massimo D'Alema è andato a braccetto con un esponente di Hezbollah... «Questa immagine rappresenta per gli Hezbollah una vittoria grandissima, sul piano propagandistico. Comunica al mondo islamico non una volontà di cooperazione, come invece magari poteva credere D'Alema, ma al contrario comunica al Medio Oriente l'idea che un rappresen tante del mondo occidentale è stato "giocato"». D'Alema, insomma, sarebbe caduto in un "trabocchetto" propagandistico? «Illudendosi di aiutare l'integrazione degli Hezbollah, in realtà ne irrobustisce l'immagine. Proprio lui che si è lamentato del fatto che gli Hezbollah, a causa del l'attacco militare di Israele, sarebbero diventati più popolari presso il mondo arabo. Anche D'Alema, con quel suo gesto, ha contribuito a renderli più popolari». In Israele ora la guerra in Libano come viene giudicata dall'opinione pubblica? Un fallimento? Una vittoria? «È impressionante - ed è una caratteristica propria delle democrazie, in particolare della vivissima, vibrante e anche un poco autofustigante democrazia israeliana - assistere alle "convulsioni postbelliche". Le perdite umane sono profondamente criticate; la popolazione inerme ha molto sofferto (e in Italia non si è testimoniato abbastanza questa sofferenza), molta gente che ha perso tutto non ha neppure visto dei risultati perché gli Hezbollah non sono stati battuti. Il governo viene bersagliato da critiche molto pe santi. E questo continuerà a lungo». Ci saranno ripercussioni politiche? «Credo di sì. È stata istituita una commissione di indagine sull'esercito e sulle decisioni prese. A giudicare dallo scontro politico durissimo in atto, non si concluderà in modo indolore». Perché tanta diffidenza, per non dire ostilità, intorno a Israele? Credo che aleggi nell'aria un forte pregiudizio antisraeliano. Israele non darà mai abbastanza "prove" per convincere una certa opinione pubblica della sua "credibilità", della sua democraticità. Contro questo pregiudizio c'è poco da fare. Tutto ciò ha un solo nome: antisemitismo. Forse l'ostilità verso Israele nasce dal fatto che è il Paese degli ebrei, cosa che davvero non gli viene perdonato. È un Paese che difende i valori della democrazia e del pluralismo, e anche questo non gli viene perdonato. Ricordiamoci però che dietro gli Hezbollah c'è l'Iran con la preparazione dell'atomica. Quindi tutto questo non riguarda solo gli israeliani, ma tutto il mondo».
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