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Il Foglio Rassegna Stampa
17.08.2006 Le condizioni dell'unità nazionale palestinese le detta Hamas
un'analisi realistica

Testata: Il Foglio
Data: 17 agosto 2006
Pagina: 3
Autore: la redazione
Titolo: «Hamas detta ad Abu Mazen le condizioni per l’unità nazionale»
Dal FOGLIO del 17 agosto 2006:

Tunisi. Nei Territori, Hamas e il rais Abu Mazen sono vicini a un’intesa per un governo di unità nazionale, sulla base del “documento dei prigionieri” che avrebbe dovuto essere sottoposto a referendum alla fine di luglio, secondo le intenzioni prima che scoppiasse la crisi tra Israele e Gaza e tra Israele e Hezbollah. Martedì notte, il presidente dell’Anp si è incontrato con il premier palestinese, Ismail Haniye, per discutere del futuro dei Territori: il leader di Hamas ha posto numerose condizioni ad Abu Mazen per andare avanti sul progetto. Secondo i commentatori, questa è l’ultima chance per Abu Mazen di continuare ad avere un ruolo politico, come hanno a lungo richiesto molti leader internazionali, che lo considerano l’unico interlocutore per la questione palestinese. Ma i membri dell’Olp e di Fatah a Tunisi ridicolizzano il tentativo. Dicono che nessun accordo avrà mai luogo, perché Hamas ha posto condizioni impossibili. “Haniye ha richiesto il rilascio dei prigionieri dalle carceri israeliane – dice al Foglio Ben Bella, portavoce di Farouq Qaddumi, segretario generale di Fatah – Abu Mazen non ha questo potere”. I membri di Hamas, in queste ore, sono difficili da reperire. L’esercito israeliano sta portando a termine operazioni di difesa a Gaza, ieri sono morti due miliziani delle brigate al Aqsa. Abd al Sattar Qassam, ex candidato alle elezioni presidenziali e docente di Scienze politice all’Università di Najah, dice al Foglio che Hamas si trova davanti a un bivio. “La situazione per Haniye è complicata – spiega Qassam – Nei Territori si respira l’euforia della vittoria contro Israele, che Hamas vorrebbe cavalcare. Ma il movimento ha paura di contraddire i governi arabi e il mondo sunnita”. Secondo il docente di Scienze politiche, ci sono condizioni poste dal gruppo armato molto più serie e ostiche di quella di liberare i prigionieri: avere la maggioranza di governo e un primo ministro di Hamas. La smania di legittimazione dal mondo sunnita potrebbe, però, fare scendere a compromessi il movimento islamista. “Hamas, nonostante, sia spinto a continuare la lotta armata dal senso di vittoria propagandato da Hezbollah, sa che a lungo termine sta perdendo la sua battaglia”, spiega Qassam. A Gaza, infatti, la popolazione continua a soffrire e fino a quando i membri di Hamas avranno una “relazione proibita” con l’Iran, il mondo sunnita si rifiuterà di sostenerli economicamente. Qassam rimane, però, pessimista. Non ritiene Hamas, un gruppo abbastanza pragmatico per uscire dalla crisi. “Stiamo vivendo con un governo assente, che non ha mai avuto una politica chiara, perché sa dare soltanto sermoni. Un governo di unità nazionale non può durare, perché le due controparti hanno due agende opposte e perché Hamas non sa ancora che cosa vuole”. La pensa diversamente Daoud Kuttab, noto editorialista palestinese, che sostiene di avere sempre creduto nella possibilità di un governo nazionale. “Era la conclusione logica – dice al Foglio – Hamas ha capito che deve accettare la realtà, perché a lungo termine potrebbe fallire. Ha bisogno di creare un governo che abbia effetto nei Territori”. Kuttab rivela anche che il gruppo armato ha accettato tre settimane fa il documento dei prigionieri, mentre il mondo era occupato a seguire gli avvenimenti in Libano. “Hamas, prima di accettare un compromesso con Abu Mazen – sostiene – ha voluto mostrare alla popolazione che può sconfiggere Israele”. Non sembrano essere della stessa opinione i membri dell’Olp, che dichiarano al Foglio che il documento dei prigionieri prevede il riconoscimento d’Israele, ma fino ad adesso Hamas ha rifiutato questo punto. Jamal Hammad, editorialista palestinese di Time, concorda con l’Olp. “Per adesso, ci sono soltanto chiacchiere e nessun tentativo serio – dice al Foglio – Abu Mazen è un sognatore, anche se trova un accordo con Hamas, prima deve unire il suo partito”.

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