Israele cerca la apce, ma per i suoi nemici è solo debolezza 17/08/2006
A guerra praticamente finita incontriamo Avi Pazner, già ambasciatore a Roma e portavoce del governo, prima con Sharon, oggi con Olmert, per capire come la situazione viene vista dalla parte del governo, dai piani alti del potere. Pazner è l’interlocutore ideale. Dopo una carriera tutta diplomatica è uno dei pochi che non ama i giri di frase, ma va dritto al problema. Questa guerra, ci dice, ha rivelato a noi israeliani molte cose e ci ha aperto gli occhi. Noi credevamo agli accordi di pace, credevamo che la migliore dimostrazione della nostra buona volontà fossero i ritiri unilaterali. Ci sbagliavamo. Ogni nostro gesto di buona volontà è stato interpretato come una dimostrazione di debolezza. Abbiamo anche capito che si è creato un nuovo potere che mira a distruggerci e che ha esautorato il governo legale del Libano, che ha perso ogni capacità di azioni autonome, e l’Autorità nazionale palestinese, guidata da un Abu Mazen sempre più debole e quindi incapace di prendere decisioni. Il protagonista vero di questa guerra è stato l’Iran, attraverso Siria e Hezbollah. Israele ha commesso l’errore, se così possiamo chiamarlo, di credere che il pericolo rappresentato dalle minacce di Ahmadinejad fosse stato capito dall’Europa, che l’Occidente avesse valutato con intelligenza che il progetto dell’islam jihadista non include solo la distruzione di Israele, ma contiene la conquista dell’intero mondo “infedele”. Per l’Iran sarà una vera guerra di civilazzione islamica. Così non è stato, all’opinione pubblica internazionale è stato presentato un Israele come un paese in guerra con il Libano, non un paese attaccato da un vero e proprio esercito terrorista che ha soppiantato quello legale del governo Siniora. Le armi di Nasrallah erano di provenienza iraniana e russa, in mezzo a Hezbollah combattevano soldati iraniani, così come iraniana è stata la preparazione di questa guerra, una decisione presa già nel 2000, subito dopo che Israele aveva ritirato le sue truppe dal Libano. Un gesto che noi, erroneamente, avevamo interpretato con un inizio di pace. La nostra attenzione si era concentata sul problema palestinese, sul futuro delle nostre relazioni con loro. Per questo gli abbiamo consegnato interamente Gaza e stavano andando avanti con l’uscita unilaterale da parte della Cisgiordania. Questa politica è finita. Tramite Hezbollah, l’Iran è ora arrivato al nostro confine. Una differenza fra paesi arabi laici e moderati e fanaticamente religiosi c’è, conclude Pazner, ad esempio se il governo libanese riuscisse a disarmare Hezbollah ne sarebbe una prova, altrimenti l’alleanza strategica tra Siria e Iran diventerà più forte. Vedremo se all’Onu il 31 agosto verranno approvate le sanzioni diplomatiche,economiche e militari contro l’Iran. La guerra in Libano ha distolto per un paio di mesi l’attenzione dal vero problema. Ma il governo è nelle grane anche al suo interno per la conduzione della guerra, gli israeliani si chiedono in numero sempre maggiore se non vi siano stati errori sia nel campo militare che politico.Lo scandalo, scoppiato clamorosamente ieri, del capo di stato maggiore Dan Halutz, che nel primo giorno di guerra ha dato ordine alla banca di vendere i suoi investimenti in borsa, aggiunge un’ombra dal forte rilievo sul governo. Non è la cifra a destare scandalo – centoventimila shekel,circa 25.ooo euro- ma il fatto che mentre soldati e riservisti partivano per il fronte, abbandonando ogni altra loro attività, il capo di tutta l’operazione pensasse agli affari suoi. E’ difficile che Halutz superi questa bufera e non sia costretto, anche se non immediatamente (il rientro del soldati si dovrebbe concludere in settimana) a dare le dimissioni. Questo è però una valutazione nella quale il portavoce del governo non intende entrare, saranno gli avvenimenti dei prossimi giorni a dirci se Ehud Olmert sarà in grado di dare risposte convincenti oppure no. Intanto Netanyahu si sta preparando, senza clamori, alla successione.