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Il Giornale Rassegna Stampa
15.08.2006 Missione italiana in Libano: Paolo Guzzanti spiega perchè voterà contro, Fiamma Nirenstein avverte che i nostri soldati dovranno essere pronti a combattere
un editoriale e un'intervista

Testata: Il Giornale
Data: 15 agosto 2006
Pagina: 1
Autore: Paolo Guzzanti - Mario Sechi
Titolo: «Perché non voto questa missione - I militari italiani si preparino a combattere»
Dal GIORNALE del 15 agosto 2006, un editoriale di Paolo Guzzanti che spiega perché voterà contro la missione italiana in Libano:

Parliamoci chiaro:se un ’operazione milita- re piace tanto ad Oli- viero Diliberto da far- gli dire «mandiamo i nostri soldati senza neanche chiedere l ’autorizzazione delle Camere »,vuol dire che quel- l ’operazione non si deve fare e che bisogna opporvisi puntan- do i piedi.Di conseguenza,co- me senatore non voterò la mis- sione in Libano né in Commis- sione Difesa né in aula. Il perché è ovvio:la risoluzio- ne così come era stata concepita impegnava l ’Onu a fare,in mo- do legale,lo sporco lavoro che Israele è stato costretto a fare per autodifesa.E cioè:visto che da molti anni gli hezbollah occu- pano la fascia di confine del Liba- no con Israele e che di lì bombar- dano impunemente Israele con armi sempre più sofisticate che gli arrivano dall ’Iran,via Siria; visto che il Libano se ne è infi- schiato di una precedente risolu- zione dell ’Onu che lo obbligava a schierare il proprio esercito lungo la frontiera per impedire ad hezbollah di fare quel che fa; visto ancora che gli hezbollah so- no così vigliacchi da piazzare le loro rampe di lancio nell ’inter- no dei palazzi abitati impeden- do agli abitanti di andarsene per poterli usare come scudi umani e per poi accusare Israe- le di volere la strage degli inno- centi;viste tutte queste cose si decide quanto segue. Primo,Israele ha ragione e gli hezbollah hanno torto,come ha torto il Libano. Secondo:resta una questione insignificante stabilire se Israele abbia reagito in maniera spro- porzionata o abbia piuttosto usa- to il diritto internazionale nel di- fendere la propria sicurezza. Terzo,si decide di mandare una forza armata dell ’Onu,con una regola d ’ingaggio che pre- vede esplicitamente il combatti- mento per fare in Libano ciò che stava facendo Israele e cioè disarmare gli hezbollah, attaccandoli e distruggendoli se e dove costoro lanciassero al- tri missili su Israele,intimare infine alle forze armate del Li- bano di fare il loro dovere sotto la supervisione dell ’Onu. Aquesto modello di risoluzio- ne Israele aveva detto di sì: per noi va bene,confermò Ge- rusalemme,purché l ’Onu fac- cia quel che dice di voler fare noi siamo pronti a ritirarci la- sciando ai caschi blu (armati e in posizione «combat »)il com- pito di proseguire nella pulizia dei nidi di hezbollah. Questa era la partenza.Poi è avvenuto il pasticcio:la Siria,gli stessi hezbollah e il Libano han- no imposto e ottenuto tante e tali modifiche al testo originario da cambiare il ruolo del corpo di spedizione che diventa di fatto un ruolo di interposizione e cioè un pesce in barile con casco blu sulla testa che si mette in mezzo fra due generici contendenti,fra i quali fin da subito rinuncia a stabilire chi ha torto e chi ha ra- gione,macon l ’intenzione di spa- rare su chiunque violi frammen- ti di tregua.In altre parole,pron- ti a sparare anche sugli israelia- ni che eventualmente reagisse- ro ad attacchi missilistici sfuggiti al controllo dell ’Onu.È questo che ha procurato un profondo orgasmo pacifista all ’onorevole Oliviero Diliberto il quale si è messo l ’elmetto,ha imbracciato il mitra e non vede l ’ora che si vada a sparare su Tzahal,an- nunciando che lui del Parlamen- to se ne infischia,sapendo infatti che in Senato può saltare tutto. È dunque vero che all ’inizio l ’impresa sembrava onesta,ed è vero che è diventata disonesta.È vero che prima suscitava l ’ap- provazione di chi ha a cuore la pace perché difendeva gli aggre- diti,ed è vero che oggi suscita so- spetto perché il trucco è ormai chiaro:l ’Italia si sta facendo pro- motrice di un ’azione armata con- tro Israele,cosa che anche dal punto di vista militare appare de- menziale,perché sfidare uno de- gli eserciti più motivati,armati e sostenuti dall ’opinione pubblica dei veri democratici di tutto il mondo,significa far rischiare in modo irresponsabile la vita dei nostri soldati e per una causa sbagliata,anzi sciagurata.
p.guzzanti@mclink.it

 Di seguito, un'intervista di Mario Sechi a Fiamma Nirenstein, che avverte: le truppe italiane in Libano potrebbero essere costrette a combattere contro Hezbollah.
Ecco il testo:


Se chiedete in giro «chi ha vinto la guerra in Libano?» la risposta quasi unanime sarà che «ha perso Israele». Una voce diversa è quella di Fiamma Nirenstein, giornalista e saggista esperta di Medio Oriente che prevede per i soldati italiani in Libano «una missione dura, dovranno essere pronti a combattere». Chi ha vinto la guerra? «Ciò che dico è in controtendenza, ma penso che Israele abbia vinto, seppure in maniera controversa». Perché? «Ha vinto sul piano diplomatico, militare e soprattutto morale. Una vittoria dei valori dell'Occidente sull'estremismo omicida degli hezbollah e del loro mandante, l'Iran». Eppure Olmert ha i giorni contati. «Ci sono stati parecchi errori e tentennamenti. Un gruppo nuovo, formato da Olmert, Livni e Perez non ha avuto la leadership sufficiente per gestire la guerra con le forze di terra. Solo alla fine hanno capito che la fanteria e i tank erano l'arma per snidare i terroristi dai loro covi tecnologicamente avanzati». Abbiamo assistito a un nuovo tipo di guerra. «Questa è stata la prima grande guerra asimmetrica, ma con un esercito di fronte a un altro esercito. Israele ha avuto di fronte un tipo nuovo di nemico che ha mirato sui civili israeliani e ha usato in maniera selvaggia e criminale i propri civili come scudo umano. Gli hezbollah però escono dalla guerra distrutti, possono cantare vittoria finché vogliono, ma hanno perso i tre quarti delle forze, e per questo Nasrallah ha accettato il cessate il fuoco». Perché lei parla di vittoria sul piano morale? «Da una parte gli hezbollah, una banda senza regole con l'assassinio dipinto negli occhi e dall'altra i soldati israeliani, ragazzi pronti a morire per la loro patria, colmi di valori. Hanno compiuto dei gesti di eroismo, credono nella democrazia». La risoluzione Onu è un buon risultato? «La risoluzione ha un “solo” problema: essere messa in pratica. Dichiara gli hezbollah uno stato dentro lo stato e decide di smantellarli. Peccato che le forze previste siano insufficienti e forse anche incapaci di farlo». Che tipo di missione sarà per i nostri soldati? «Dura. Dovranno avere gli stessi valori dei soldati israeliani, devono essere consapevoli che gli hezbollah disprezzano il mondo a cui noi apparteniamo. E dovranno essere pronti a combattere». Quale scenario troveranno le nostre truppe? «All'inizio una situazione relativamente tranquilla, perché gli israeliani sono arrivati fino al fiume Litani. Ma poi troveranno un grande lavorìo da parte di hezbollah, Siria e Iran per ricostruire una situazione aggressiva con Israele. Con questa guerra gli hezbollah hanno assaggiato uno scontro di odio al confine dell'Occidente. Se le nostre truppe non sapranno affrontare questa situazione, saremo destinati ad altre guerre, più grandi e significative».

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