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Lavatrice mediatica 13/08/2006
Lavatrice mediatica

Abito in Israele ormai da 27 anni, piu' di meta' della mia vita l'ho passata qua', eppure il cordone ombelicale con l'Italia, che ho lasciato a 22 anni, non si e' ancora reciso.

Tutta la mia famiglia e li' e cosi' quella di mia moglie, sparpagliati tra quei frammenti di paradiso che si chiamano Bologna, Roma, Firenze, Ancona e pure Milano (scusate il patriottismo).

Qua' in Israele un famoso cantautore di origine ha scritto qualche anno fa' una canzone che ha avuto un grande successo: "Io sogno in Spagnolo". In una lirica sintesi di pochi minuti questo genio (come invidio queste persone, Io misero strimpellatore di chitarra self-made!) e' riuscito a racchiudere l'essenza della nostra vita di immigranti: parlo in Ebraico ma sogno in Italiano.

Ora ho una famiglia, figli che parlano e sognano nella stessa lingua, e che denotano  l'inconfondibile erre moscia quando si cimentano nella lingua di Dante.

Il Rubicone l'ho gia' passato e molto probabilmente e' qua' che finiro' la mia brillante carriera di rompipalle professionista (Le ho proprio rotte a tutti, da Milano, attraverso la Galilea fino a Rehovot dove abito ora, ai miei parenti, ai compagni di classe, ai miei commilitoni quando ero bersagliere a Casarsa, ai membri del Kibbutz, a mia moglie e ai miei figli. "Rompo ergo sum").

E proprio per questo cordone non reciso, e per la semplicissima ragione che per me l'Italia e' molto importante, che ho deciso, in grosso ritardo, di fare qualcosa per cercare di bilanciare quella enorme lavatrice mediatica che funziona non stop in Italia.

Scrivendo sull'Internet in questi ultimi giorni ho notato, e lo prevedevo, che molti commenti ai miei post sono una sfilza di slogan automatici che denotano una ferrea dieta mediatica unilaterale e, secondo me, denotano una profonda ignoranza della questione mediorientale. Non voglio accusare indiscriminatamente tutti e tutto, oggettivamente non e' facile sviluppare un pensiero autonomo e bilanciato in questo bombardamento giornalistico.

Se c'e' una Guerra che sicuramente Israele ha perso, e non da' oggi', e quella dell'informazione. La tal cosa deriva, sia da una intrinseca convinzione, basata su qualche piccolo disguido degli ultimi 2000 anni, come l'inquisizione e la Shoah, che tutto il mondo e' contro di noi, e percio' chi fa da se' fa' per tre, sia dal divieto che la religione ebraica fa' dell'uso di dolore, feriti e morti per scopi che offendono la persona colpita.

Io mio sento, e questa e la ragione del mio impegno, in una posizione difficile da criticare (per una persona intelligente e preparata, non sto' parlando di meschini antisemiti che qua' e la' alzano la testa anche sulle pagine dell'internet): sono di sinistra, sono stato fin dalla tenera eta' a favore di uno stato palestinese, ho realizzato l'ideale socialista vivendo per anni in un Kibbutz e sono profondamente convinto che quando si mescola religione e politica si crea solo una miscela detonante, e cosi' ho educato I miei figli.

Quello che e' importante per me e' se il mio interlocutore e' prima di tutto un "essere umano" o ,meglio detto in Iddisch, " Aine Mensch", Un uomo.

Non me ne frega di che religione e', di che nazione o a che squadra di calcio tiene ( I miei migliori amici sono, aime', Interisti o Juventini). Se posso sedermi a mangiare con lui , a parlare di cose che ci toccano nello stesso punto del cuore, quello e' mio fratello.

Negli anni settanta, quando molti di voi erano ancora in programma, io, da liceale ebreo di sinistra, mi incontravo a Milano con studenti Palestinesi e discutevo di come costruire la Pace. Oggi, come membro del comitato centrale di Meretz, il partito di sinistra di Beilin e degli accordi di Ginevra, faccio lo stesso, e non demordo. Molti errori sono stati fatti da tutte le parti, governi Israeliani di sinistra e di destra e anche I Palestinesi, come amava citare Abba Eban, "Non hanno mai perso l'occasione di perdere l'occasione".

Non voglio entrare in noiose sfilze di citazioni, e ne avrei a tonnellate, ma voglio mantenere un tono piu' personale e meno politico e vorrei chiedere ai commentatori, gentilmente, di fare lo stesso. Togliete gli slogan, date ali a quello che avete nel cuore; le madri che perdono I figli provono lo stesso dolore e non importa da che parte del confine stanno. I nemici della pace oggi non guardano in faccia nessuno, li alimenta un odio viscerale patologico, purtoppo basato su una visione molto distorta della religione.

Nel cruogiolo del giudizio universale fondamentalista galleggiano nel sangue tutti: Ebrei, Cristiani Mussulmani moderati, tutti quelli che non sono come loro.

Un caldo sabato di pace a tutti voi,

Roberto Della Rocca, Rehovot, 12 agosto 2006


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