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Fiamma Nirenstein ci parla della guerra antisemita contro l'Occidente

Riprendiamo da FORMICHE.net, la video-intervista di Roberto Arditti a Fiamma Nirenstein dal titolo: "A che punto siamo in Medio Oriente. Intervista a Fiamma Nirenstein". 
(Video a cura di Giorgio Pavoncello)

Intervista a tutto campo a Fiamma Nirenstein di Roberto Arditti, a partire dal suo ultimo libro: "La guerra antisemita contro l'Occidente". Le radici dell'antisemitismo e perché l'aggressione contro il popolo ebraico in Israele è un attacco a tutto campo contro la civiltà occidentale. E una sconfitta di Israele segnerebbe anche la nostra fine. 



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Corriere della Sera Rassegna Stampa
13.08.2006 Il mito dell'età dell'oro, il culto della morte , l'ideologia della violenza
Paul Berman e Magdi Allam spiegano cosa hanno in comune fascismo e fondamentalismo islamico

Testata: Corriere della Sera
Data: 13 agosto 2006
Pagina: 9
Autore: Alessandra Frakas - Magdi Allam
Titolo: «I regimi fascisti e l'estremismo islamico condividono i miti e il culto della morte - Un'ideologia di massa dietro alla minoranza del terrore»
Dal CORRIERE della SERA del 13 agosto 2006, un'intervista all'intellettuale  americano di sinistra Paul Berman sul termine "fascismo islamico".
Segnaliamo in particolare due passaggi. Innanzitutto quello nel quale Berman individua, tra i tratti comuni al fondamentalismo islamico e al fascismo, il culto della morte.
Anni fa, era stato un importante intellettuale italiano di sinistra, Umberto Eco, a indicare come  carattere distintivo del fascismo il culto della morte.
In un periodo nel quale la sinistra italiana,  che si dice "antifascista" sembra vedere nel fondamentalismo islamico più un alleato nella lotta  contro il capitalismo e  la globalizzazione  americana, o comunque  un legittimo interlocutore  portatore di istanze di giustizia, che un nemico, non sarebbe male che l'autore di quella definizione ci tornasse sopra, e chiarisse se il culto degli attentatori suicidi possa o no, a suo giudizio, essere chiamato fascista.
L'altro punto è quello nel quale Berman distingue chiaramente la tesi secondo la quale  all'origine del terrorismo ci sarebbe un movimento totalitario di massa, analogo al fascismo, sebbene distinto da esso dal diretto riferimento, più o meno legittimo, a una tradizione religiosa, dalla teoria dello scontro di civiltà
Alla quale, secondo le superficiali accuse della pubblicistica di sinistra, aderiscono indistintamente tutti coloro che lanciano l'allarme sul pericolo rappresentato dal fondamentalismo islamico.

Ecco il testo:

NEW YORK — Il saggista americano «liberal» Paul Berman è stato il primo nel 2003 a utilizzare l'espressione «fascismo islamico», pronunciata da Bush negli scorsi giorni e oggetto di un nuovo, acceso dibattito. E oggi ribadisce al Corriere
che quel termine è «storicamente e linguisticamente corretto» e che «l'estremismo islamico è strettamente imparentato con nazismo, fascismo e franchismo per molti motivi». L'autore di Terrore e Liberalismo respinge le critiche avanzate dallo studioso francese Gilles Kepel, che su Repubblica aveva definito l'espressione «ambigua e maldestra» sostenendo che «il fascismo rappresentò un movimento di massa in alcuni Paesi europei, mentre i gruppi terroristi islamici sono oggi il contrario dei movimenti di massa». Per Berman «l'estremismo islamico, come i totalitarismi europei del Novecento, è basato sulla mitologia. Che da una parte vede un popolo probo e giusto, dall'altra una cospirazione cosmica di nemici stranieri e forze interne inquinanti che lo opprime. Imponendogli di scatenare una guerra di stermino: una titanica lotta mitologica di liberazione. Anche la loro meta è identica».
In che senso?
«Condividono un'utopia: il ritorno all'età d'oro del passato, rielaborata in versione "futurista". Mussolini e Hitler desideravano ricreare l'apoteosi dell'Impero romano. Franco mirava a riesumare l'era delle crociate cattoliche del Medio Evo con il suo movimento di guerrieri di Cristo Re. Lo scopo dei jihadisti islamici è restaurare l'età d'oro del Califfato del Settimo secolo».
Altri paralleli?
«In un modo o nell'altro, tutti i movimenti fascisti sono approdati al culto della morte. E tutti i totalitarismi sono germinati in Europa negli anni immediatamente successivi alla prima guerra mondiale e poi si sono diramati nel mondo, ispirati dagli stessi testi e pensatori. Ciò vale anche per il moderno islamismo, fondato nel 1928 in Egitto con i Fratelli Musulmani e poi con il Baathismo, nato a Damasco da intellettuali formatisi alla Sorbona ».
Per alcuni il terrorismo islamico è conseguenza della guerra in Iraq e quindi è colpa degli americani.
«Perché ci si ostina a parlare della guerra in Iraq, dimenticandosi di citare quella in Afghanistan, che ha spodestato i talebani e al Qaeda, dando loro un vero motivo per essere infuriati? Dopo gli attentati di Madrid, nel 2004, tutti puntarono il dito contro la partecipazione della Spagna alla guerra in Iraq. Ma un videotape diffuso dal portavoce dei terroristi, che guarda caso si faceva chiamare "Al Afghani", citava l'Afghanistan. Certa gente farebbe meglio a leggere i testi dei jihadisti, invece di strumentalizzare le proprie ire politiche».
Alcuni tribunali italiani hanno emesso sentenze che legittimano i terroristi, definendoli «resistenti» e «martiri».
«L'inabilità di capire questi movimenti e la tendenza ad incoraggiarli, direttamente o indirettamente, sono un'altra, tragica costante del totalitarismo moderno. Forse ciò spiega anche il motivo per cui essi, prima o poi, hanno finito per travolgere l'Europa. Oggi vediamo la stessa confusione e incapacità di mobilitarsi di fronte al fascismo islamico che sperimentammo durante il nazi-fascismo. Ma le colpe degli intellettuali oggi sono maggiori».
Perché?
«L'intellighenzia, soprattutto a sinistra, è intenta a impugnare categorie storiche e socio-economiche per capire cosa c'è di razionale, congruo e persino ammirevole in questi movimenti. Dimenticandosi che dal '79 ad oggi il fascismo islamico ha sterminato milioni di persone. Ma questi morti restano invisibili a molti intellettuali e leader occidentali. Che in un grottesco delirio osano paragonare Hezbollah e i terroristi iracheni ai partigiani francesi o italiani. La sinistra, l'unica in grado di contrastare questi fascisti islamici con il dialogo e non con le armi che non servono, non sta facendo niente, con l'unica eccezione di Blair».
Possiamo sconfiggere l'Islam radicale come abbiamo battuto Hitler e Mussolini? «Certo.
Un'altra virtù del termine fascismo è che ci permette di capire come il nemico sia qualcosa di ben più grande di un piccolo gruppo eversivo, che può essere liquidato con le armi. Ma allo stesso tempo è anche qualcosa di molto più piccolo di uno scontro tra civiltà. È un movimento politico moderno, con tutti i suoi limiti, può essere neutralizzato solo con la forza della persuasione. Come fascismo, nazismo e comunismo, caduti grazie alla riconversione ideologica delle masse».
Non teme che dallo scontro tra Occidente e Islam possa scaturire un nuovo conflitto mondiale?
«Se l'Iran si procura l'atomica, lo scenario si concretizzerà. Ma oggi il pericolo per l'Occidente è di perdere i suoi sacri valori liberali, distruggendo la natura stessa della nostra democrazia, accanendoci contro gli emigranti e diventando dei bigotti anti-Islam, intolleranti e razzisti. Se ciò dovesse accadere, la nostra società non sarebbe mai più la stessa».

Magdi Allam nell'articolo "Un'ideologia di massa dietro alla minoranza del terrore" risponde in modo definitivo, già nelle prime righe, al coro  politicamente corretto  di quanti si sono stracciati e si stracceranno le vesti per  l'uso del termine  "fascismo  islamico".
Ecco il testo:

Nell'Italia dei tuttologi di professione e nell'Occidente degli islamologi infatuati dall'homo islamicus, si è scatenata una polemica tendente a negare l'esistenza di un «fascismo islamico». Ebbene se fossero nati e cresciuti nei Paesi musulmani retti perlopiù da dittature, se avessero sperimentato sulla propria pelle la ferocia del terrorismo o l'aggressione verbale degli estremisti islamici, non avrebbero avuto dubbi sulla realtà della dimensione ideologica autoritaria, violenta, bellicosa, espansionista, totalitaria e messianica di una dottrina religiosa e politica che incarna l'essenza di un male che è intrinseco all'Islam sin dai suoi esordi.
Da quando, dopo la morte di Maometto nel 632, ben tre dei suoi primi quattro successori, i califfi «ben guidati», furono assassinati per mano di altri musulmani: Omar nel 644, Othman nel 656 e Ali nel 661. Storicamente i più sanguinosi massacri di musulmani sono stati perpetrati dagli stessi musulmani. Ciò è avvenuto sia per ragioni formalmente religiose, dalla decapitazione di 120 mila musulmani nel 694 da parte di Al Haggiag bin Yusuf al Thaqafi per ripristinare il potere degli omayyadi, al massacro di 150 mila algerini negli anni Novanta condannati indistintamente di «apostasia» dai terroristi sunniti del Gia (Gruppo islamico armato), fino alle stragi attuali degli sciiti in Iraq da parte dei terroristi sunniti wahhabiti di Al Qaeda che li considerano «eretici». Ma anche per ragioni apparentemente di salvaguardia del potere laico dello Stato, come il massacro di circa 20 mila palestinesi nel «Settembre nero» del 1970 in Giordania o la strage di circa 30 mila siriani ad Hama nel 1982.
L'essenza del «fascismo islamico» è insita nella negazione del diritto alla vita altrui, sia che si tratti di un «apostata » o un «eretico», sia che sia considerato un «nemico» quale ebreo o crociato cristiano. Per la verità la radice del male è interna all'Islam e si fonda sul disconoscimento della pluralità delle comunità religiose, giuridiche, ideologiche e culturali che da sempre connotano la galassia islamica. Noi continuiamo a parlare di Islam al singolare, mentre in realtà si coniuga al plurale così come è il caso del cristianesimo. Sono gli estremisti islamici che vorrebbero accreditare la percezione di un blocco monolitico dell'Islam, dal momento che si considerano detentori della «Verità», mirando a imporre il loro potere assoluto ed egemone. Finendo per delegittimare e condannare a morte tutti coloro che non sono a loro immagine e somiglianza e non si sottomettono al loro arbitrio. È questa l'essenza del «fascismo islamico», che esiste da sempre, alimentato da una cultura dell'odio e della morte di cui gli stessi musulmani sono al contempo i carnefici e la gran parte delle vittime. È questo «fascismo islamico» che ha provocato la cacciata o la fuga, nel corso degli ultimi cinquant'anni, di un milione di ebrei, di 10 milioni di cristiani e di un numero superiore di musulmani dal Medio Oriente.
Purtroppo noi viviamo in una fase infelice della nostra storia in cui il «fascismo islamico» sta manifestando il culmine della sua efferatezza, all'insegna della guerra santa contro Israele e gli Stati Uniti. Perché si sta realizzando la saldatura tra il filone laico- nazionalista panarabo, affermatosi all'indomani della seconda guerra mondiale, e il filone religioso-islamico messianico emerso a partire dalla sconfitta degli eserciti arabi nella guerra del 5 giugno 1967 contro Israele. È stato Saddam Hussein, prima ancora dell'inizio dei bombardamenti americani il 20 marzo 2003, a forgiare questa saldatura creando il gruppo terroristico «Esercito di Maometto», formato da miliziani del partito Baath e combattenti di Al Qaeda, dopo la decisione resa nota da Osama Bin Laden l'11 febbraio 2003 di schierarsi al fianco dell'Iraq facendovi affluire migliaia di militanti. Ed ora l'Iran e la Siria vorrebbero trasformare il Libano meridionale nel nuovo fronte di prima linea della «guerra santa» volta alla distruzione di Israele, convogliandovi migliaia di combattenti sciiti libanesi, iracheni e iraniani, nonché sunniti mobilitati dai Fratelli Musulmani.
Sbaglia di grosso Gilles Kepel quando, nell'intervista concessa ieri a Repubblica,
nega l'esistenza di un «fascismo islamico» perché, a suo avviso, «i gruppi terroristici islamici sono il contrario di un movimento di massa». Chi come me ha vissuto sotto il regime dittatoriale di Nasser in Egitto e oggi è un bersaglio del terrorismo islamico, sa bene che questo terrorismo è solo la punta dell'iceberg di un più ampio movimento ideologico, fondato sull'antiebraismo e l'antiamericanismo, inculcato sin dalla tenera età alle masse e che è diventato parte integrante della loro cultura e della loro fede. È vero che è una minoranza quella che pratica il terrorismo islamico, ma c'è una maggioranza di musulmani che condivide la loro ideologia fascista.
Questomedesimo approccio ideologico è espresso in maniera più militante da Piero Sansonetti che, confutando il concetto di «fascismo islamico», su Liberazione mi definisce «uno dei capifila» dei «fondamentalisti occidentali e cristiani». Caro Piero, non sono un fondamentalista, bensì una vittima designata del fondamentalismo, non quello occidentale bensì islamico; sono un musulmano, laico e liberale, che da oltre tre anni paga di persona una strenua battaglia contro il «fascismo islamico» per affermare la cultura della vita e della libertà tra i musulmani.

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