Testata: Avvenire Data: 10 agosto 2006 Pagina: 0 Autore: la redazione Titolo: «Annan: «A Cana violati i princìpi dei diritti umani»»
Su AVVENIRE del 9 agosto 2006 un articolo dipinge Israele, in accordo con le sconsiderate dichiarazioni del non certo imparziale segretario generale dell'Onu Kofi Annan, come un violatore del diritto internazionale che deliberatamente compie massacri di civili e impedisce i soccorsi. In realtà Israele si difende da Hezbollah cercando di non colpire i civili. Ma in guerra gli errori sono inevitabili, tanto più de il nemico usa i non combattenti come scudi umani. Ecco il testo:
La strage di civili a Cana in un bombardamento israeliano il 30 luglio «è il riflesso di una tendenza alle violazioni della legge internazionale» nel conflitto in Libano, ha denunciato in un rapporto il segretario generale dell'Onu Kofi Annan. Ma i massacri, e i raid si sono susseguiti con inquietante puntualità Come il conto crescente delle vittime. Lunedì mattina il ministro della Sanità libanese Mohamed Khalife aveva riferito di un bilancio complessivo di 925 e 75 dispersi e oltre 3360 feriti dall'inizio dell'operazione "Giusta Retribuzione" avviata dalle forze israeliane in Libano il 12 luglio. Nell'arco di 36 ore - ieri è stata una delle giornate più sanguinose - il bilancio è aumentato di almeno altri 90 morti e molte decine di feriti. Ma la denuncia di Kofi Annan va oltre la drammatica e continua uccisione di civili sia in Libano quanto in Israele. Nel suo rapporto, incentrato sulla strage di oltre 50 persone a Cana, il segretario generale dell'Onu punta il dito anche contro le violazioni «della legislazione umanitaria internazionale e dei principi internazionali dei diritti umani», con un chiaro riferimento alle enormi difficoltà e pericoli che le organizzazioni umanitarie incontrano nel tentare di far giungere convogli di aiuti alla popolazione intrappolata in villaggi isolati o alle centinaia di migliaia di persone sfollate. Al punto che ieri l'Onu ha reso noto di non aver potuto disporre alcun invio di aiuti verso il Sud del Libano, perché oltre al pericolo dei bombardamenti e alla distruzione di ponti e strade, il trasporto di soccorsi è ostacolato dalla crescente difficoltà a trovare autisti disposti a sfidare la sorte. L'Organizzazione mondiale della sanità (Oms) ha dal canto suo ammonito che l'ormai prossimo esaurimento di scorte di carburanti metterà presto in crisi il 60 per cento degli ospedali del Paese, che non avranno più modo di alimentare i generatori di corrente diventati fondamentali dopo i bombardamenti che hanno colpito diverse centrali elettriche. Ieri Israele ha annunciato con dei volantini lanciati sopra la zona di Tiro che il suo esercito «aumenterà i suoi attacchi a Sud del fiume Litani e colpirà qualsiasi veicolo (in movimento), di qualsiasi tipo, perché sarà sospettato di trasportare razzi ed equipaggiamento militare». L'avviso non riguarda i mezzi dei convogli umanitari, che comunque prima di mettersi in viaggio devono ottenere una specifica autorizzazione dell'esercito israeliano, anche se in ogni caso non hanno la possibilità di scendere a Sud del Litani perché i ponti sul fiume - che ormai segna una sorta di confine con l'inferno - sono stati distrutti dai caccia israeliani. I militari della forza interinale delle Nazioni Unite (Unifil) stanno cercando di riparare uno dei ponti, ma intanto ieri il presidente del Comitato internazionale della Croce rossa (Cicr), Jakob Kellenberger, ha dovuto guadare a piedi il fiume per raggiungere la città di Tiro. Kellenberger l'ha presa con filosofia, si è limitato ad osservare che «per fortuna il livello dell'acqua era basso», ma Kofi Annan sembra invece più frustrato e ancora una volta ha chiesto a Israele e al movimento integralista Hezbollah di «rispettare i loro obblighi nei termini della legislazione internazionale», nella speranza che non vengano ancora una volta drammaticamente disattesi.
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